Appello di Legambiente, Libera, WWF e Greenpeace al Governo Draghi: “Nessuna scadenza per il disastro ambientale”
Le quattro associazioni chiedono a gran voce che, accanto ai reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale aggravata e traffico di stupefacenti, anche il disastro ambientale sia inserito nella lista di quelli per cui non scatta l’improcedibilità.
“La storia del nostro Paese è segnata da disastri ambientali che soltanto dopo l’introduzione nel Codice penale del delitto 452 quater sono stati al centro di processi come quello sulla discarica Resit in Campania, che consentono alle popolazioni colpite di avere fiducia nella giustizia. Come per i tanti procedimenti penali aperti, a partire da quello sulla dispersione in mare e lungo le spiagge di milioni di dischetti di plastica dopo il collasso di un depuratore. Per queste ragioni e per la complessità delle inchieste necessarie ad accertare la verità, chiediamo al governo Draghi e alle forze politiche che lo sostengono di inserire il disastro ambientale tra i reati per cui non sono previsti termini che ne determinino l’improcedibilità. Sarebbe una scelta di civiltà, fatta con la consapevolezza che ad essere in gioco sono l’ambiente in cui viviamo, la salute delle persone e la credibilità stessa della giustizia”.
Questo l’appello lanciato oggi da Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, Donatella Bianchi, presidente del WWF e Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, al Governo Draghi e alla guardasigilli Marta Cartabia, a poche ore dall’intesa raggiunta in Consiglio dei ministri sulla tanto discussa riforma della Giustizia che domenica 1° agosto approderà in aula alla Camera. All’appello sull’assoluta necessità di includere (alla pari dei reati per mafia, terrorismo, violenza sessuale e traffico di stupefacenti) il disastro ambientale tra quelli per cui non scatta la mannaia dell’improcedibilità, è possibile aderire scrivendo alla mail segreteria@legambiente.it.
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