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Quegli “infedeli” servitori dello Stato nelle forze di polizia

Piero Innocenti il . Corruzione, Giustizia, Istituzioni, SIcurezza

Le istituzioni deputate a garantire la sicurezza pubblica e l’ordine pubblico, in particolare Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, hanno dimostrato anche in questo lungo e perdurante periodo di grave emergenza sanitaria la loro saldezza e hanno rappresentato per i cittadini un sicuro punto di riferimento.

In un contesto di generale, diffuso apprezzamento della gente nei confronti di poliziotti e carabinieri che hanno disimpegnato con “onore e disciplina” il servizio affidato, si sono registrati, purtroppo, ancora diversi episodi di operatori “infedeli” che hanno macchiato quelle divise che dovrebbero restare “immacolate” per sempre.

Episodi che dovrebbero indurre le gerarchie dei vari Corpi a controlli preventivi più stringenti, anche fuori dal servizio (come veniva praticato  mezzo secolo fa ai tempi del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza).

Così, per citare alcuni di questi fatti degli ultimi mesi annotiamo: la sconcertante notizia dell’arresto (ai domiciliari), a Bari, di un tenente colonnello dei Carabinieri indagato per aver falsamente accusato un magistrato della locale Procura della Repubblica e di averlo minacciato durante una deposizione nel contesto di un’inchiesta nei confronti di magistrati a Trani; l’arresto, a Bergamo, di un poliziotto in servizio all’aeroporto di Orio accusato di corruzione e falsità ideologica per aver apposto timbri falsi per attestare il soggiorno in Itala di stranieri (arrestata anche la titolare di un’agenzia per disbrigo pratiche).

Sotto inchiesta, a Grosseto, un carabiniere per violenza sessuale e cessione di stupefacenti ad una giovane di 15 anni (figlia della compagna del militare); in manette, ad aprile, il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Vercelli e  del suo autista per truffa ai danni dello Stato (attività di servizio mai espletate e pagamenti non dovuti).

A Milano, quattro agenti della polizia municipale vengono arrestati su provvedimento del Gip per peculato e falso ideologico (derubavano alcuni spacciatori); finisce in carcere, a Monza, un poliziotto in servizio presso la locale Questura nell’ambito di un’indagine sullo  spaccio di stupefacenti che ha portato al sequestro di hashish, cocaina e alimenti contenenti cannabis.

A maggio va male per un maresciallo della Guardia di Finanza che, a Napoli, ricattava i commercianti e lucrava sulla vendita di mascherine anticovid e per questo viene arrestato; indagato per corruzione un poliziotto in servizio all’ufficio immigrazione della Questura di Pescara; due carabinieri e un poliziotto in servizio a Roma vengono arrestati in un’operazione antidroga con altre 22 persone indagate.

A luglio, una serie di violenze contro la convivente portano in carcere un poliziotto in servizio a Bari; è il mese della sconcertante vicenda che vede ben 52 agenti della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere raggiunti da provvedimenti cautelari del Gip per una serie di violenze nei confronti dei detenuto nella rivolta dell’aprile 2020.

Ancora un agente della Polizia Penitenziaria che, a Palermo, viene arrestato perché, in cambio di “regali” da boss mafiosi, recapitava messaggi e lettere all’esterno del carcere.

L’ultimo sgradevole fatto ha riguardato un maresciallo della Guardia di Finanza arrestato, a Torino, per abusi sessuali nei confronti di una ragazza e già in passato indagato per una vicenda analoga.

Insomma, quanto basta, a mio parere, per far riflettere sulla necessità di alzare l’asticella per un’attenta e più incisiva azione di controllo.

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