Nelle mani del popolo
La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, con il motto «Liberté égalité fraternité» svetta come un pinnacolo a indicare l’orizzonte della modernità.
Per decifrarne i segni, Raffaele Romanelli inizia con lo scomporre i termini della trinità, rivelandone le interne tensioni: la libertà dialoga con il bisogno di ordine ed entra in conflitto con l’uguaglianza, la quale genera tirannia giacobina, ma alimenta anche le forme della democrazia. A sua volta, la fraternità, variamente declinata come solidarietà o cooperazione, plasma i socialismi. Prima ancora, già nella Rivoluzione la fraternità appare anche come coesione nazionale, germe di guerre infinite. Una volta divenuto universale, il suffragio genera cesarismi e populismi che scuotono le fragili fondamenta delle democrazie.
Dopo le catastrofi totalitarie della prima metà del Novecento, le Dichiarazioni universali dei diritti recuperano i principî dell’Ottantanove e la democrazia sembra affermarsi come paradigma universale della politica. Ma, ancora una volta, il fiume della storia segue percorsi tortuosi, imprevisti. Quando le Dichiarazioni dei diritti si estendono al mondo, molti ne rifiutano le basi individualistiche a favore di valori comunitari; alcune culture, con l’eguaglianza dei soggetti, negano quella dei generi, proprio quando in Occidente l’eguaglianza faticosamente conquistata dalle donne le porta ad affermare il valore della differenza.
Negli spazi di un mondo ormai globale, mentre esplodono scontri di religioni, di generi, di etnie, mentre si evolvono gli originali diritti umani, di prima, di seconda, di terza generazione, mentre multiculturalismo e politiche identitarie sembrano dissolvere il soggetto dell’Ottantanove, la stessa convenzione democratica rivela le sue antinomie originarie generando le odierne «democrazie illiberali».
Raffaele Romanelli
Nelle mani del popolo
Donzelli Editore, 2021
Pagg. 296, € 32,00
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