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Dove i clan uccisero Pietro Sanua. Isabella Stoppa volta pagina: “Libri e legalità”

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Istituzioni, Lombardia, Politica

Ho deciso di scriverne appena l’ho vista. Meglio, appena mi ha detto che era l’assessore alla cultura.

Perché non ricordo un assessore scendere in strada e andare verso il portabagagli di un’auto per tirar su voluminosi pacchi di libri da portare dentro il comune come un fattorino. La giovane assessora, invece, sgambettava felice avanti e indietro, magrissima, nella sua tenuta camicia-pantaloncini blu per far quello che quasi tutti i suoi colleghi eviterebbero sdegnosamente. Della famosa serie non sono un fattorino, appunto.

L’assessora si chiama Isabella. Fa l’insegnante di sostegno in una scuola primaria. E governa da pochi mesi la cultura nel comune di Corsico, più di 30mila abitanti, una città con tanto di polizia locale e impiegati e anche fattorini. Solo che l’altra sera c’era un appuntamento importante, di cui nessun dettaglio doveva fallire. Una di quelle cose che tra una sentenza e l’altra della Cassazione fanno ben sperare per la lotta alla mafia, dando senso soprattutto all’impegno dei cittadini.

Perché Corsico, questo molti lettori di “Storie italiane” lo sanno bene, fa tutt’uno con Buccinasco alle porte sud-ovest di Milano nel costituire la celebre “Platì del Nord”. Nell’essere quartier generale di tre o quattro clan tra i più potenti di Platì. Storia antica e tuttavia non smantellata.

In cui si staglia un assassinio un giorno frettolosamente archiviato, quello del sindacalista del commercio ambulante Pietro Sanua, ucciso all’alba un mattino di febbraio del ’95 a colpi di lupara proprio accanto al mercato cittadino. Ecco, l’altra sera si è concluso il lungo e faticoso impegno, durato quasi un quarto di secolo, per tirar fuori dall’oblio quel delitto, fugarne le spiegazioni velenose (donne, naturalmente), includere il sindacalista tra le vittime innocenti di mafia, e farlo diventare un simbolo positivo della città di Corsico, da contrapporre ai clan che hanno qui spadroneggiato e ancora lo vorrebbero. L’aula del consiglio comunale è stata così dedicata tra applausi lunghi ed emozionanti proprio a Pietro Sanua.

Lei, Isabella Stoppa, quando tutto accadde, aveva tre mesi. E ci teneva con la nuova giunta a dare la dignità più alta all’appuntamento. Per questo il mattino si è messa ad attaccare personalmente i manifesti nei luoghi di passaggio pubblici e privati. “Questa è una città anziana”, spiega, “non basta internet, ci vogliono i manifesti, per comunicare prima e pure dopo”. Poi ha curato gli aspetti estetici (“mi dia lo zaino, ci sta male vicino alla lapide, poi viene la televisione”).

E la sera nel cortile affollato della biblioteca ha curato con lo stesso entusiasmo la presentazione del libro dedicato alla storia del sindacalista, promosso da SOS  Impresa (di cui Sanua fu tra i fondatori) e scritto dopo lunga indagine da un ricercatore dell’Università statale di Milano, Mattia Maestri. Anche lì l’assessora andava su e giù a distribuir volumi. “Bisogna fare crescere le coscienze”, dice, “io nel mio lavoro all’oratorio conosco tanti bambini. E so che certe mentalità nascono dove non si alza lo sguardo verso ciò che ci succede intorno”.

Alla fine la coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia milanese, Alessandra Dolci, ha quasi promesso una svolta alla verità giudiziaria. Ha affermato che senz’altro il delitto ebbe il via libera dai clan platioti e che la procura milanese del tempo si arenò senza approfondire una pista che non era poi troppo misteriosa. E che cercherà di riprendere gli incartamenti di allora.

La giovane Isabella guardava, ascoltava, ed era contenta. “Ma c’è molto da lavorare. Penso alla riapertura della biblioteca. Alla nostra tradizionale sagra, dove stavolta faremo anche un evento sulla legalità. E poi a una tre giorni su Sciascia, per il suo centenario”. Fatemelo dire: che bello quando l’umiltà si tiene per mano con la cultura…

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 28/06/2021

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