Migranti in fuga dalla Libia. Sette donne perdono la vita in acque italiane
Il Centro Astalli esprime profondo cordoglio per la morte ingiusta ed evitabile di sette persone a causa del naufragio di un’imbarcazione nelle acque di Lampedusa.
Le vittime finora accertate sono tutte donne, una delle quali in avanzato stato di gravidanza. Si cercano i dispersi, almeno otto, secondo le testimonianze raccolte.
Le donne erano in Libia, tutte in fuga dalla regione subsahariana, stando a quanto emerge dalle testimonianze dei 46 superstiti del naufragio.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “L’Italia non lasci passare invano questa tragedia, imponga all’Unione europea un cambio di passo nella gestione dei flussi nel Mediterraneo e metta al centro di accordi e trattative il rispetto dei diritti umani dei migranti e del loro ingresso sicuro in Europa”.
Il Centro Astalli chiede alle istituzioni nazionali ed europee misure immediate:
– attivare un’operazione di soccorso e salvataggio ad ampio raggio nel Mediterraneo che intervenga in aiuto delle imbarcazioni in difficoltà e porti i naufraghi in un porto sicuro che non deve essere la Libia;
– fare in modo che tutti gli Stati dell’Unione accolgano in modo proporzionale i migranti forzati attraverso la gestione strutturale e sistematica di canali umanitari e visti di ingresso che diventino finalmente alternativa e deterrente al traffico di esseri umani.
Ripamonti infine sottolinea: “La traversata del Mediterraneo è una rotta che non si può interrompere attraverso politiche di esternalizzazione per il contenimento dei flussi. I governi da anni si concentrano su accordi con Paesi terzi non sicuri per impedire gli arrivi di migranti in Europa, ma l’unico risultato che si ottiene è un’incalcolabile strage di innocenti”.
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