Inizia nuovo processo contro Marilù Mastrogiovanni. 2 imputazioni coatte
Ancora dall’ex sindaco di Casarano (Lecce). I pm avevano chiesto l’archiviazione. Gli strascichi dell’inchiesta del 2006 sul “marketing della Sacra corona unita”
Due gip del Tribunale di Lecce hanno chiesto l’imputazione coatta per la giornalista Marilù Mastrogiovanni, direttrice del giornale investigativo “Il Tacco d’Italia”, querelata nuovamente per diffamazione a mezzo stampa dall’ex sindaco di Casarano (Lecce), Gianni Stefano.
I giudici hanno ordinato ai pm di formulare il capo di imputazione contro di lei. Dopo le indagini, i pubblici ministeri avevano chiesto l’archiviazione, non avendo trovato elementi sufficienti a sostenere l’accusa in un processo.
L’inchiesta del 2006
La giornalista, fondatrice e direttrice del giornale “Il Tacco d’Italia”, ha già subito numerose querele temerarie in seguito alla pubblicazione di una inchiesta a puntate sul “marketing della sacra corona unita”, la mafia del Sud della Puglia. La maggior parte di queste querele si sono dimostrate infondate e sono già state archiviate.
Dopo il sequestro del giornale
Una decina di procedimenti penali, scaturiti da altrettante querele, sono stati unificati nel processo che ha fatto seguito al sequestro del giornale, disposto dal gip Giovanni Gallo del Tribunale di Lecce su richiesta della pm Stefania Mininni.
Le querele sono state avanzate tra il 2016 e il 2020 dai legali rappresentanti e proprietari della holding Igeco spa, delle cui infiltrazioni mafiose ha scritto Marilù Mastrogiovanni. Da ricordare che la Igeco, dopo quelle inchieste del Tacco d’Italia, è stata Commissariata per mafia e ora il Tribunale di Lecce ne ha decretato il fallimento.
Il fronte comunale
Altre querele contro la giornalista erano state presentate dall’ex sindaco di Casarano (Lecce), Gianni Stefàno, dall’intera Giunta comunale di Casarano e dal consigliere comunale Gigi Loris Stefàno, eletto nella lista personale del sindaco, definito dagli inquirenti, in un’informativa, “contiguo” e “assonante” al clan Potenza.
Il fatto non costituisce reato
Il processo seguito al sequestro del “Tacco d’Italia” è finalmente arrivato al primo grado di giudizio e Marilù Mastrogiovanni è stata assolta perché “il fatto non costituisce reato”. Si attendono ancora le motivazioni del giudice Fabrizio Malagnino, del Tribunale di Lecce, che contestualmente ha processato ed assolto le persone che avevano minacciato Mastrogiovanni con offese sessiste sui social e attraverso manifesti. In quel processo Ossigeno è stato ammesso come parte civile.
Le dichiarazioni del vecchio boss
Le due imputazioni coatte invece riguardano alcuni aspetti collegati all’inchiesta “marketing della sacra corona unita”: entrambe sono scaturite da due querele dell’ex sindaco di Casarano Gianni Stefano.
Una, riguarda un articolo di Mastrogiovanni in cui si riportano le dichiarazioni del boss della Sacra corona unita, Tommaso Montedoro, ora collaboratore di giustizia, che ha messo a verbale sia la richiesta di sostegno elettorale al clan da parte di alcuni esponenti politici di Casarano, sia la richiesta affinché il clan facesse pressione sulla politica perché non venisse approvato il progetto di un impianto per il compostaggio dei rifiuti, presentato al Comune di Casarano da parte di membri della famiglia di un clan rivale a quello di Montedoro. Dalle intercettazioni dei Carabinieri risultano conversazioni tra un consigliere comunale e il boss Augustino Potenza, che cita gli articoli di Mastrogiovanni relativi all’impianto di compostaggio del clan rivale al suo.
Dinamiche politico-mafiose
Dal 2006 la giornalista ha subito numerose minacce per aver descritto le dinamiche politico-mafiose del basso Salento. Ha, fra l’altro, svelato il sistema delle “scatole cinesi” utilizzato dalla famiglia Rosafio, del clan Scarlino, un clan antagonista a quello di Potenza e Montedoro. Tutto ciò è accaduto mentre il boss Giuseppe Scarlino, detto Pippi Calamita, uno dei fondatori della Sacra corona unita sta scontando diversi ergastoli, al 41 bis),
I manifesti contro di lei
La seconda imputazione coatta invece riguarda un’intervista che Mastrogiovanni ha rilasciato al Tg1, all’indomani della comunicazione del Prefetto di Lecce sull’aumento delle misure di protezione nei suoi confronti. La querela è stata sporta dall’ex sindaco di Casarano e, incredibilmente, Mastrogiovanni dovrà dimostrare di essere stata sottoposta ad una qualche forma di protezione dopo l’affissione dei manifesti contro di lei, firmati “l’Amministrazione Stefàno”.
Fonte: Ossigeno per l’informazione
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