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Trapani e quella strana voglia di massoneria

Rino Giacalone il . Corruzione, Mafie, Politica, Sicilia

Massoneria segreta, operazione Artemisia: il gup rinvia a giudizio 19i indagati, tra i quali l’on. Giovanni Lo Sciuto e anche l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante. 

Ad oltre 30 anni dalla scoperta a Trapani di una loggia segreta della massoneria, la Iside 2, il prossimo 15 luglio dinanzi al Tribunale si torna a processare la massoneria segreta. Una “loggia” con sede a Castelvetrano, scoperta dai Carabinieri nell’ambito dell’indagine denominata Artemisia. Indagine che ha confermato come nel trapanese resta forte e radicata la presenza di associazioni segrete della massoneria con interessi non tanto, anzi per nulla, nel campo della filosofia esoterica, ma più che altro come centri di potere capaci di condizionare attività politiche e istituzionali.

Il gup giudice Samuele Corso ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalle pm Sara Morri e Francesca Urbani nei confronti di 19 indagati. Alcuni di questi, come l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, risponderanno della violazione della legge Anselmi, la norma introdotta dopo lo scandalo della P2 contro le logge segrete. L’indagine Artemisia, condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Trapani, ha messo in evidenza l’esistenza di un gruppo occulto che puntava a gestire gli affari pubblici e istituzionali. Attraverso infiltrazioni di propri appartenenti nel tessuto politico di  Castelvetrano.

L’indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Agnello. A firmare la richiesta di misura cautelare fu anche assieme alle pm Morri e Urbani l’allora pm Andrea Tarondo, adesso componente di un pool di magistrati che per conto della Ue sono in missione in Perù per il contrasto al traffico di droga e alla corruzione.

I rinviati a giudizio

I rinviati a giudizio sono Paolo Genco (deus ex machina del centro di formazione professionale Anfe), Giovanni Lo Sciuto, Gaspare Magro, Felice Errante jr, Vincenzo Barone, Giuseppe Angileri, Maria Luisa Mortillaro, Isidoro Calcara, Vincenzo Giammarinaro,  Rosario Orlando, Gaetano Bacchi, Tommaso Geraci , Vincenzo Chiofalo, Giuseppe Berlino e Luciano Perricone.

Tra i rinviati a giudizio i poliziotti Salvatore Passanante, all’epoca in servizio al commissariato di Castelvetrano, Salvatore Giacobbe, impiegato all’interno della questura di Palermo e Salvatore Virgilio, applicato alla sezione di Trapani della Direzione Investigativa Antimafia. Tra i nomi di rilievo quello del medico Rosario Orlando longa manus di Lo Sciuto all’interno delle commissioni mediche dell’Inps per il rilascio delle certificazioni di invalidità e assegnazione delle pensioni.

In generale i reati contestati sono quelli di corruzione, induzione indebita, concussione, traffico di influenza illecita, truffa, falso, rivelazione segreti di ufficio. Accusati di aver violato la legge Anselmi costituendo una loggia segreta sono quattro politici e cioè Lo Sciuto, Errante, Chiofalo e Perricone, il poliziotto Passanante, e due “colletti bianchi” della burocrazia regionale, Berlino e Magro.

Luciano Perricone quando scattarono gli arresti, 21 marzo 2019, era già uno dei candidati a sindaco di Castelvetrano in quelle elezioni fissate per il successivo mese di maggio, poi sospese per il commissariamento del Comune di Castelvetrano per inquinamento mafioso.

Messina Denaro ha patteggiato

Dei 19 indagati solo uno ha già chiuso la propria posizione processuale con il patteggiamento. Si tratta del medico Francesco Messina Denaro, legato da una lontana parentela con i famigerati mafiosi Messina Denaro. Francesco Messina Denaro ha patteggiato l’accusa di corruzione, il gup gli ha inflitto 4 anni.

Due le logge segrete

A capo per i pm c’era Giovanni Lo Sciuto, medico, politico in carriera nell’ambito del centrodestra, per anni assessore e consigliere Comunale a Castelvetrano, assessore alla Provincia, prima di approdare al Parlamento regionale, dove è stato componente della Commissione regionale antimafia, quando era presieduta dall’attuale Presidente della Regione Nello Musumeci.

Il nome di Lo Sciuto lo si può leggere in alcune indagini contro Cosa nostra, è stato solo citato in un rapporto della Dia, ma mai l’ex deputato è stato indagato per mafia: da giovane era vicino, per interessi commerciali, a familiari dei Messina Denaro, c’è anche una sua foto da giovanissimo ritratto ad una cerimonia assieme al coetaneo ed oggi super boss latitante, Matteo Messina Denaro. Lo Sciuto dinanzi ai giudizi deve rispondere dell’accusa di essere stato “socio promotore occulto della loggia”. Lo Sciuto non figura in nessun elenco ufficiale della massoneria, ma secondo la Procura di Trapani avrebbe usato in determinate occasioni il circuito della massoneria e avrebbe dato lui la parvenza massonica a due associazioni che sono state ritenute dagli investigatori vere e proprio logge, Hypsas e Malophoros, con sede a Castelvetrano.

L’indagine “Artemisia” fotografa quasi uno per uno gli affari trattati all’interno di queste logge segrete, comune denominatore corruzioni, concussioni, truffe. Ma anche l’infiltrazione nel mondo della formazione professionale, la gestione di centinaia di pratiche per le concessioni di invalidità civili, nomine pubbliche a diversi livelli. Per i pm l’inchiesta ha dipanato una vera e propria rete di inquinamento istituzionale che avrebbe riguardato le amministrazioni locali come quella regionale, arrivando fin dentro i palazzi del Governo nazionale, grazie proprio agli agganci creati dall’on. Lo Sciuto.

La fuga di notizie sull’indagine

Tra gli episodi emersi quello di una fuga di notizie: Lo Sciuto seppe dell’inchiesta che lo riguardava. Si tratta di un troncone di indagine trasferito alle Procure di Palermo e Roma. Un capitolo investigativo che riguarda l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio e Giovannantonio Macchiarola ex capo della segreteria dell’allora ministro degli Interni Angelino Alfano, del quale fedelissimo era proprio Giovanni Lo Sciuto. Attraverso Macchiarola e Cascio, Lo Sciuto ebbe notizia delle indagini sul suo conto.

Massoneria e politica

Affari, politica e massoneria. Trapani, non nuova a queste connessioni, scossa nel marzo 2019 da questa indagine, una maxi inchiesta dei Carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale, adesso si trova dinanzi ad un processo che se dal punto di vista giudiziario riguarda i soli 18 imputati, da un punto di vista sociale vede messo sotto accusa un largo sistema che nel tempo si è mosso su larga scala tra massoneria e una politica connotata da caratteri propri della criminalità.

La presenza di certa massoneria nel trapanese è risultata anche dall’attività che la Commissione parlamentare antimafia ha svolto sia nella precedente legislatura che in questa in corso. La commissione presieduta da Rosy Bondi acquisì l’elenco delle logge scoprendo in alcune di esse l’appartenenza di soggetti mafiosi. Venne svelata la maxi concentrazione di logge della massoneria proprio a Castelvetrano, con adepti residenti anche in altre parti della Sicilia e che però erano inclusi in quelle logge castelvetranesi.

L’attuale Commissione presieduta dal sen. Nicola Morra ha avviato una nuova attività di indagine e proprio nelle scorse settimane sono state sentite le pm Morri e Urbani, titolari dell’indagine Artemisia. La commissione ha acquisito quasi tutti i faldoni di Artemisia. Trapani secondo questa inchiesta “Artemisia” resta la terra dove tiene radici la massoneria segreta: quella che serve da crocevia di intrecci pericolosi, per tessere accordi occulti sotto il vincolo della segretezza.

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