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‘Ndrangheta in Toscana tra narcotraffico ed inquinamento ambientale

Redazione il . Ambiente, Economia, Mafie, Toscana

Colpo della Dda di Firenze con l’Arma dei carabinieri (Ros, Forestali e altre specialità) alle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana con una operazione a ‘più teste’ in cui sono state arrestate 23 persone in relazione a tre indagini collegate tra loro in materia di inquinamento ambientale, narcotraffico internazionale, estorsione ed illecita concorrenza, tutti reati aggravati sia da agevolazione che da metodo mafioso “in favore di potenti cosche di ‘ndrangheta” fra cui la cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro).

Le infltrazioni vanno dal Mugello, al distretto conciario di Santa Croce (Pisa) a Livorno.

Contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti, inquinamento e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. L’inchiesta si chiama Keu, nome dell’inerte derivante dal trattamento dei fanghi degli scarti della concia delle pelli, e ha portato a 6 misure di custodia cautelare (una in carcere e cinque agli arresti domiciliari), 7 interdizioni dall’attivita’ di impresa, due sequestri preventivi di impianti di gestione di rifiuti ed oltre 60 perquisizioni. Eseguito anche un sequestro per equivalente di oltre 20 milioni di euro e numerose perquisizioni ed ispezioni personali e domiciliari presso oltre 50 obiettivi nelle province di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, Terni e Perugia.

Per gli inquirenti gli esponenti indagati al vertice dell’Associazione Conciatori avrebbero rappresentato il fulcro decisionale di un sistema che agisce con le modalità “di un sodalizio organizzato per la commissione di reati, utilizzando a tale scopo vari consorzi” in un comparto industriale – la concia delle pelli – a particolare rischio ambientale per i rifiuti, “la cui gestione illecita provoca conseguenze in termini di contaminazione” delle falde, dei corsi d’acqua, dei terreni, dell’ambiente, del suolo laddove gli scarichi industriali vengano smaltiti illecitamente o a seguito di procedure insufficienti”. E’ stato inoltre verificato, spiegano Dda e Arma dei carabinieri, che “il peso economico del comparto, consente ai suoi referenti di avere contatti diretti che vanno anche oltre i normali rapporti istituzionali con i vertici politici e amministrativi di più Enti Pubblici territoriali, che a vario titolo avrebbero agevolato in modo sostanziale il sistema, alcuni dei quali figurano fra gli indagati”.

Per l’accusa, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati ‘Keu’, altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie. Circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati sarebbero stati usati nel V lotto della Strada 429 della Valdelsa.

Un altro filone ha portato a un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace. Sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare, nonché associazione finalizzata al traffico internazionale di droga, detenzione a fini di spaccio, favoreggiamento, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la cosca Gallace.

Le indagini capillari del Ros, dei carabinieri forestali di Firenze e dei carabinieri di Livorno, insieme ad altri gruppi specialistici dell’Arma, si sono evolute su direttrici principali.

Una riguarda il controllo del mercato del movimento terra in più province toscane, mediante estorsioni e illecita concorrenza tramite violenza o minacce, ottenuto da soggetti di vertice della storica impresa ‘Cantini Marino srl’ di Vicchio (Firenze) tramite l’impresario Graziano Cantini e il suo principale collaboratore Nicola Verdiglione i quali – spiegano i carabinieri, direttamente collegati a soggetti organici al Clan Gallace (Domenico Vitale e Nicola Chiefari) hanno sfruttato la forza della consorteria mafiosa per imporsi sul mercato del movimento terra e della fornitura di inerti a discapito di aziende concorrenti, “infiltrandosi” in importanti commesse pubbliche in Toscana. Le condotte criminali sono state attuate a carico di diversi imprenditori e tecnici di settore in relazione alla fornitura di materiale per i lavori da eseguire in un importante cantiere relativo ad un appalto milionario tra Castelfiorentino ed Empoli.

Inoltre, sotto indagine ci sono legami, che gli investigatori definiscono “di comodo” con la “pubblica amministrazione aretina (Consorzio Bonifica Valdarno) per l’assegnazione diretta di lavori per importi contenuti (sotto soglia), su cui sono in corso approfondimenti”. Tra i reati contestati l’estorsione posta in essere a carico di un impresario calabrese con il concorso dell’imprenditore Francesco Lerose di Crotone, arrestato anche per le accuse maurate nell’indagine dei Cc Forestali sullo smaltimento illecito di rifiuti, aggravati dall’agevolazione mafiosa (Operazione “Keu”).

Altro fronte contrastato dalla Dda coi carabinieri alla ‘Ndrangheta in Toscana è il narcotraffico internazionale che ha portato al sequestro totale di circa 191 chili di cocaina (periodo maggio 2017 – agosto 2019) nel cui contesto è maturato a cura dei carabinieri di Livorno e del Ros l’arresto del latitante Francesco Riitano nell’agosto 2019 sotto falso nome a Giardini Naxos (Messina), individuato grazie al suo legame con l’indagato Domenico Vitale che lo incontrava periodicamente in località segrete.

Scoperto così l’approvvigionamento di cocaina da parte della cosca e la successiva distribuzione in Toscana. Il traffico ruotava attorno al porto di Livorno.

Fonte: Ansa

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Indagato per corruzione capo gabinetto Regione Toscana

Insieme a consigliere regionale del Pd in filone operazione contro l’Ndrangheta

C’è anche il capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana, Ledo Gori, tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Firenze su presunti reati ambientali, nella quale sono indagati anche imprenditori considerati contigui alle cosce di ‘ndrangheta, e che oggi ha portato a sei arresti.

A Gori viene contestato il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.

Per la procura, Gori si sarebbe reso disponibile a soddisfare le richieste del gruppo criminale, composto tra l’altro dai vertici dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno, in cambio dell’impegno da parte degli imprenditori di chiedere esplicitamente al candidato a presidente della Regione Eugenio Giani – estraneo alle indagini -, e poi allo stesso Giani come presidente eletto, di confermarlo nel suo incarico come capo di gabinetto.

Nell’inchiesta Gori non è accusato del reato di associazione per delinquere. Sempre nell’inchiesta risulta indagato, tra gli altri, il consigliere del Pd Andrea Pieroni, accusato sempre di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio Edo Bernini.

Nell’ambito delle stesse indagini stamattina sono finiti agli arresti domiciliari Alessandro Francioni, presidente dell’associazione Conciatori e membro del cda di Aquarno, il direttore dell’associazione conciatori Aldo Gliozzi, il suo predecessore Piero Maccanti, Manuel Lerose, dipendente della Lerose srl e gestore di un impianto di riciclaggio inerti a Bucine (Arezzo) e Annamaria Faragò, ritenuta responsabile della gestione amministrativa di tutte le aziende facenti capo all’imprenditore Francesco Lerose, quest’ultimo destinatario degli arresti in carcere.

Secondo quanto accertato dagli investigatori tra l’altro, in una cena del marzo del 2020, nel corso della campagna elettorale, e in successive visite elettorali nel comparto conciario, Maccanti e Gliozzi avrebbero chiesto al candidato a presidente della Regione Eugenio Giani di confermare Ledo Gori nell’incarico di capo di gabinetto, facendo capire al candidato, sostiene sempre l’accusa, che questa sarebbe stata condizione essenziale per avere il sostegno degli imprenditori pisani del settore conciario nella corsa elettorale.

Perquisizioni dei carabinieri ci sono state stamani negli uffici della Regione Toscana, nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Firenze che ipotizza un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali – fra cui traffico illecito di rifiuti e inquinamento – e che ha portato all’arresto di sei persone (19 gli indagati totali) dopo indagini dei Carabinieri Forestali, del Noe e della sezione di Pg dell’Arma presso la procura di Firenze.

Le indagini avrebbero svelato connessioni tra imprenditori conciari del Pisano ed esponenti della ‘ndrangheta infiltrata in Toscana. Secondo quanto appreso, i militari hanno perquisito gli uffici di Ledo Gori, capo di gabinetto della Presidenza della Regione. Gori è accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Carabinieri anche negli uffici del direttore del settore Ambiente e energia della Regione Edo Bernini, indagato per abuso d’ufficio, e del consigliere regionale del Pd Andrea Pieroni a cui viene contestata la corruzione.

Fonte: Ansa

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Libera Toscana: “Preoccupazione per la diffusione di fenomeni di infiltrazione mafiosa”

Le notizie delle ultime ore che stanno riguardando molte parti della Toscana, su fenomeni importanti di infiltrazioni mafiose, altro non sono che la conferma di quanto da anni, le forze dell’ordine, la magistratura e le associazioni dell’antimafia come Libera vanno ripetendo in ogni sede e in ogni occasione anche nel nostro territorio.

La conferenza stampa di queste ore da parte della DDA della Toscana ci parla di una indagine complessa e articolata portata avanti insieme ai Carabinieri dei Ros contro la ‘Ndrangheta in Toscana per reati come corruzione, traffico di stupefacenti, smaltimento illecito di rifiuti.

Una indagine di grande portata che si unisce alle altre ancora in corso degli ultimi mesi, che vedono la nostra regione come uno spazio diventato fortemente appetibile da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Le indagini sono in pieno corso, ma non possiamo esimerci dal riaffermare la nostra preoccupazione per un quadro sociale sempre più allarmante anche nella nostra regione. Anche qui l’impoverimento economico, culturale e di valori, a cui stiamo assistendo, crea le premesse e un terreno fertile per la diffusione di fenomeni di infiltrazione mafiosa, che ormai sono quasi all’ordine del giorno.

Il nostro primo pensiero, in questo momento, va alla magistratura e alle forze dell’ordine per il lavoro che quotidianamente stanno facendo. Con la loro azione, oltre a salvaguardare la legalità di un territorio, stanno inviando un messaggio forte anche a tutta la società civile, spronandoci a un impegno di cittadinanza attiva che dobbiamo essere in grado di recepire.

Il secondo pensiero va al mondo politico e amministrativo della nostra Toscana chiamato a reagire e ad attivarsi per aiutare la società civile a riscoprire i valori condivisi di una comunità. Lo invitiamo a vigilare sul fronte degli appalti, anche attuando i patti di legalità con le prefetture, per cercare di prevenire ogni forma di illecito su questo fronte.

Non possiamo non rivolgerci poi al mondo imprenditoriale, delle professioni e delle associazioni di categoria, perché riesca al proprio interno a emarginare tutti coloro che, in vario modo e a vario titolo, mettono a repentaglio i principi e i valori che ispirano il mondo economico e che rischiano di far ammalare gravemente la nostra economia.

Infine ci rivolgiamo a tutto il modo associativo e sindacale, perché insieme si possano attuare strategie e percorsi comuni per la difesa dei diritti delle persone e delle lotte alle diseguaglianze.

Da parte nostra continueremo a vigilare, a raccontare cosa accade, a stare in stretto contatto con le forze dell’ordine e con la magistratura, ad andare nelle scuole e spiegare ai nostri ragazzi come oggi le mafie si muovono, a organizzare incontri e momenti di riflessione sulle dinamiche sociali ed economiche, a lottare contro le disuguaglianze sociali, a dare la nostra disponibilità per affrontare insieme come comunità questi temi per costruire un futuro dove le mafie trovino un terreno che le sappia rifiutare.

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Email: toscana@libera.it

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Operazione “Molo 13”: venti arresti per traffico internazionale di droga

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