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Operazione “Arhat”, i Carabinieri disarticolano traffico di droga tra Milano e altre province

Redazione il . Criminalità, Droga, Lombardia

“Arhat” è il nome di un cane ed è stato assegnato all’imponente operazione che, dalle prime luci dell’alba, ha visto i carabinieri del Comando provinciale di Milano in azione per eseguire ben 37 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip di Milano su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.

Le complesse indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dal sostituto procuratore Gianluca Prisco, hanno preso il via nell’agosto del 2018, con l’arresto in flagranza di un cittadino italiano in possesso di 3,5kg di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) effettuato dalla Compagnia Duomo dell’Arma. In queste ore i militari stanno portando a termine le misure disposte a carico di 20 italiani e 17 stranieri, dei quali 27 andranno in carcere e 10 saranno sottoposti agli arresti domiciliari.

Il reato principale contestato è l’associazione finalizzata alla produzione, al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con le aggravanti della transnazionalità e della disponibilità di armi. Il blitz dei carabinieri ha consentito di smantellare diversi gruppi criminali, tra loro collegati e quasi tutti con base principale a Milano, ma con ramificazioni in altre province del Paese. Infatti, interessato è non solo il territorio di Milano e quello di altre province lombarde come Monza, Bergamo, Pavia, Varese, ma anche quello delle province di  Alessandria, Genova, Padova, Roma, Vibo Valentia e Vicenza.

Uno di questi gruppi, composto anche da italiani di origine calabrese, è risultato essere in contatto con alcuni esponenti della ‘ndrangheta reggina. In particolare Gabriele Argirò, soprannominato “Hulk”, “Pac” e “Doreamon”, originario di Petilia Policastro (ndr., il paese della testimone di giustizia Lea Garofalo uccisa dal compagno e dai suoi sodali nel 2009), e Domenico “Mimmo” Iamundo, sono considerati dagli inquirenti i veri padroni dello spaccio tra Piazza Prealpi, Quarto Oggiaro e Bollate e da tempo in collegamento con la famiglia Serraino-Di Giovine, da diversi decenni tra i clan più forti lungo la direttrice Reggio Calabria –  Milano.

I restanti gruppi sono riconducibili a nuclei di origine eritrea e sudamericana (peruviana in particolare), nonché ad altre cellule, di nazionalità o etnia diversa, tra loro indipendenti, ma che hanno tuttavia evidenziato una spiccata operatività transnazionale.

Il cane di nome Arhat, che ha dato il nome all’operazione dell’Arma era di proprietà di una coppia di spacciatori, finita in carcere già dal 2019.

I due, entrambi cinquantenni, avevano coinvolto anche il figlio minorenne, un ragazzo di 11 anni, nella loro attività criminale, come è risultato dalle recenti acquisizioni.

Secondo le indagini, infatti, la coppia utilizzava l’appartamento di famiglia, in zona piazza Prealpi, a Milano, per confezionare lo stupefacente, soprattutto cocaina, da spacciare. Risulta anche che il minorenne, coinvolto senza alcuna remora nel traffico illecito, avrebbe accompagnato il padre nel suo giro periodico di consegna della droga. L’undicenne, già conosciuto e seguito dai servizi sociali, dopo l’arresto dei genitori è stato trasferito in una comunità per minori.

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