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Ludopatia, così la Regione Piemonte smantella una legge buona

Gian Carlo Caselli * il . Economia, Istituzioni, Piemonte, Società

Il primato della politica è un fatto incontestabile. Il governo della società e il motore del vivere giusto possono stare soltanto in azioni politiche.

Ma in ogni sistema democratico il potere della maggioranza è presidiato da custodi estranei alla politica (nel senso di processo elettorale) ma non alla democrazia.

In altre parole, la sfera della politica non si esaurisce nei segmenti classici ma abbraccia anche altri elementi. Una società complessa come  la nostra richiede un potere controllato mediante un policentrismo democratico. Tutto ciò vale anche a livello regionale, dove il primato della politica appartiene agli organi territorialmente competenti nell’ambito delle loro attribuzioni.

Bei principi, ma sembra che alla regione Piemonte interessino poco, visto come si stanno mettendo le cose in tema di modifica della legge 9/2016, approvata nella scorsa consiliatura all’unanimità, per contrastare il gioco d’azzardo patologico.

E’ infatti prevista, per mercoledì 14 aprile, la discussione in Aula di una proposta di legge, prima firma Claudio Leone, che di fatto smantella totalmente la normativa del 2016. Ma all’aula si arriva bypassando la discussione nelle commissioni e la relativa audizione dei rappresentanti della società civile, ancorché già assicurata dal Presidente del Consiglio Regionale Allasia. Un brutto segnale, che va in direzione contraria al policentrismo democratico.

Policentrismo ben rappresentato dalla qualità e quantità delle sigle che figurano in calce ad un recentissimo documento che chiede alla maggioranza del Governatore Alberto Cirio di non smantellare una legge che ha ben funzionato. Son troppe queste sigle per poterle elencare tutte. Senza voler far torto a nessuno, esse esprimono la “crema” della società piemontese responsabilmente impegnata in azioni di solidarietà e progresso comune; e nel caso specifico del gioco d’azzardo, esse argomentano perfettamente in linea con l’art. 41 della Costituzione, dove si ribadisce che la libera iniziativa privata «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

Sono quindi voci da ascoltare e tenere in debito conto. Sono voci delle  realtà che da anni si battono contro il gioco d’azzardo patologico, il sovraindebitamento, e le mafie. Dicono che si vorrebbe smantellare una buona legge, i cui ottimi risultati hanno portato il Piemonte all’avanguardia in Italia sul fronte della riduzione della dipendenza dall’azzardo. Dicono che azzerare la legge vigente, in un momento di crisi economica, aumenterebbe esponenzialmente l’offerta del gioco e la possibilità per i piemontesi di cadere nella falsa speranza di risolvere i problemi attraverso l’azzardo. Dicono che non sono accettabili scommesse sulla salute dei piemontesi.

Quanto ai livelli occupazionali del settore,  i dati obiettivi parlano di stabilità, sia per gli esercizi generalisti (tabacchi, bar…) che per gli esercizi dedicati in via esclusiva al gioco in denaro. Ma se mai si pensasse che questo sia (e non è) un aspetto  prevalente su quello della salute, ben si potrebbe ricorrere al Piano di ripresa e resilienza, senza vanificare quel che risponde all’interesse generale.

* Fonte: Corriere della Sera – Torino, 12/04/2021

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