L’antidroga interessa ancora o ci stiamo assuefacendo anche al narcotraffico?
Sconcerto, almeno in chi scrive, hanno suscitato le polemiche sollevate alcuni giorni fa da alcuni esponenti politici del centrodestra in merito alla attribuzione della delega sulle politiche antidroga alla ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone in quanto “notoriamente antiproibizionista” e firmataria, tra l’altro, di alcune proposte di legge per la legalizzazione (legalizzazione e non liberalizzazione) della cannabis.
“Scandaloso”, dunque, secondo questi politici che sulla lotta alla droga sia stata individuata una persona che, comunque, conosce la materia mentre, da circa dodici anni, la politica in generale si è sostanzialmente disinteressata dei problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti non essendo mai stata convocata, per esempio, quella conferenza nazionale (l’ultima risale, appunto al marzo del 2009) che doveva tenersi a cadenza triennale come prevede il Testo Unico sule droghe 309/1990.
In realtà, sulle droghe c’è sempre stata molta ipocrisia di buona parte della classe politica e se da un lato ci sono leggi nazionali e convenzioni internazionali che impongono in molti Stati azioni incisive di prevenzione di repressione, in effetti, in molti paesi si è fatto (si fa) poco per impedire concretamente il traffico e il consumo di stupefacenti per il semplice motivo che le loro economie si sostengono anche grazie al narcotraffico.
E in Italia, e lo stesso vale in ambito UE, lo ricordiamo, i proventi stimati del narcotraffico (diversi miliardi di euro l’anno) fanno parte, sin dal 2014, con una direttiva UE, del Pil nazionale.
Allora, anziché”scandalizzarsi” perché la competenza sulle droghe viene affidata alla “ antiproibizionista” Ministra per le Politiche giovanili, bisognerebbe scandalizzarsi per quanto avviene nei paesi produttori di stupefacenti (Colombia, Perù Bolivia, Messico, Libano Albania, Marocco, Afghanistan, Myanmar, Thailandia ecc..) dove continuano ad estendersi le coltivazioni di foglie di coca, di papavero da oppio,di piante di cannabis, nonostante le tanto reclamizzate campagne di eradicazione che almeno in alcuni di quei paesi vengono attuate periodicamente, da decenni, senza mai arrivare alla soluzione definitiva del problema che uno Stato che veramente volesse avrebbe poututo attuare.
La droga è una miniera di denaro che in parte va a creare attività solo apparentemente lecite che hanno anche la funzione di coagulare il consenso sociale e consentire il controllo del territorio. Una parte di questo denaro, poi, va a governanti corrotti che non hanno attuato mai vere politiche di contrasto al narcotraffico, mentre una terza porzione di soldi sporchi va a finanziare gruppi terroristici che vogliono destabilizzare gli Stati governati da istituzioni democratiche.
I dati del primo trimestre
La Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA- Dipartimento della Pubblica Sicurezza) ha fornito in questi ultimi giorni i dati statistici dell’azione di contrasto nazionale svolta dalle forze di polizia e dalle dogane relativi al primo trimestre del 2021.
Ecco le cifre: 14.126kg di stupefacenti complessivamente sequestrati di cui 102kg di eroina, 4.223kg di cocaina, 3.435kg di hashish, 5.036kg di marijuana, 17.768 piante di cannabis, 4.854 compresse di droghe sintetiche (8kg quelle in polvere), 168.546 compresse e 1.320kg di sostanze che la DCSA cataloga come“altre droghe” (includono barbiturici, benzodiazepine, khat, bulbi di papavero da oppio ecc..).
Si tratta di dati significativi, elaborati il 7 aprile e in fase di consolidamento, che danno conto del lavoro fatto dagli organismi della sicurezza e della grande quantità di stupefacenti immessa nel mercato illecito che non ha avuto un minimo di flessione neanche nei ripetuti periodi di lockdown.
Raffrontati con i dati dell’analogo arco temporale del 2020, quando iniziò la grave emergenza sanitaria (che ancora stiamo vivendo), si può, intanto, rilevare l’aumento delle operazioni antidroga, 5.715 a fronte delle 5.209 dell’anno prima, un maggior quantitativo di stupefacenti intercettati (nel 2020 erano stati 11.518kg), un aumento nei sequestri di piante di cannabis (4.427 nel 2020), di droghe sintetiche (nel 2020, 1.544 compresse), di “altre droghe” (188kg nel 2020), minori quantitativi di cocaina (nel 2020 erano stati 6.698kg), un piccolo incremento di eroina rispetto ai 98kg del primo trimestre del 2020.
Ad un aumento delle persone denunciate all’autorità giudiziaria, 7.993, per traffico/spaccio/associazione finalizzata allo spaccio (erano state 6.666 nello stesso periodo dell’anno prima), si è annotato un numero di stranieri denunciati, 2.459 in linea con i 2.446 del 2020. Sono stati 224 i minori denunciati per spaccio contro i 265 dello stesso periodo del 2020 con il maggior numero a Torino (23), Milano (22) e Roma (21).
Nessun sequestro di stupefacenti nelle “acque internazionali” risulta annotato nel bollettino trimestrale della DCSA, analogamente al 2020 (in passato, ci sono stati diversi interventi nel Canale d’Otranto, svolti da mezzi navali della Guardia di Finanza, conclusi con ingenti sequestri di carichi di marijuana caricati su gommoni salpati dalle vicine coste albanesi).
I sequestri più rilevanti di cocaina si sono avuti nella provincia di Reggio Calabria (3.302kg nel porto di Gioia Tauro, sempre “controllato”, da anni, dalla mafia calabrese), in quelle di Caserta (205kg), Napoli (192kg), Varese (62kg), Modena (65kg), Milano (49kg) e Roma (49kg).
In tema di eroina, dopo Bologna e Milano, le due province con 14kg di sequestri ciascuna, troviamo Roma con 11kg e Lecce con 10kg (in Puglia, anche Bari e Lecce si annotano significativi sequestri di 3kg in ciascuna delle due province).
Il primato trimestrale nei sequestri di hashish tocca a Imperia con 729kg seguita da Roma con 593kg e da Bari con 427kg mentre per la marijuana la provincia di Nuoro stacca tutte le altre con 1.165kg seguita dalla Capitale con 698kg, da Lecce con 394kg e da Bari con 152kg.
Insomma, il mercato illecito delle droghe “tira” con un giro d’affari come sempre notevole e con fatturati altrettanto ingenti per le varie organizzazioni criminali, italiane e straniere, pressoché indenni dalla gravissima crisi economica che si sta vivendo.
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