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Ciò che non accettiamo più dalla politica in tempi di pandemia

Pierluigi Ermini il . Istituzioni, L'analisi, Società

Sarà per la stanchezza dopo mesi e mesi di lockdown e restrizioni, sarà per la rabbia o l’amarezza che certe cose suscitano in tante persone, ma non possiamo non sottolineare che ci sono situazioni paradossali che stridono con i sacrifici che ormai da tanto tempo siamo chiamati a sostenere e che non riusciamo più a sopportare.

Un esempio è quanto sta accadendo in alcune regioni del nostro paese.

Partiamo dalla nostra Toscana e cosa sta accadendo nel campo delle vaccinazioni verso le persone anziane.

Vedere una delle regioni per anni considerata all’avanguardia in Italia nella sanità, oggi relegata tra gli ultimi posti per il numero di over 80 vaccinati, e ai primi posti per il numero di vaccinati per altre categorie di persone è inaccettabile.

Così come è inaccettabile vedere una regione come la Lombardia dove i sistemi di prenotazione non funzionano, dove i centri per i vaccini restano vuoti per le mancate convocazioni delle persone. Osservare come una delle aree più ricche d’Italia e che si ritiene da anni capofila nel modello sanità, in balia da quasi 15 mesi di situazioni paradossali, con un sistema pubblico sanitario che fa acqua da tutte le parti, è insopportabile.

Ed è inaccettabile quanto è stato scoperto in queste ore in Sicilia, dove dipendenti regionali sono indagati e alcuni finiti anche agli arresti, un assessore si è dimesso per presunte falsificazioni dei dati sulle persone positive al covid o decedute a seguito della pandemia, per evitare di far cadere quella regione in zona rossa.

Tre esempi in tre zone diverse del paese, con guide politiche di colori diversi, rappresentativi di una politica stancante, vecchia, a volte spregiudicata fino a sconfinare nell’illegalità, a volte basata su una concezione di superiorità del privato sul pubblico, dell’individuo sullo stato, a volte “svenduta” a lobby di vario genere.

Una politica non in grado di creare uguaglianza tra le persone, che anzi favorisce l’ampliamento delle diseguaglianze sociali tra i cittadini.

Un valore l’uguaglianza che la pandemia ci sta facendo riscoprire, e che non siamo più disposti a vedere così disattendere da parte di chi invece lo dovrebbe difendere e avere come obiettivo principale del suo mandato.

Così come non sopportiamo più l’incapacità di chi, chiamato ad assumere importanti responsabilità di governo del territorio, poi dimostra tanti limiti e incapacità.

La pandemia ci ha assaliti in un periodo storico dove si assiste a una forte crisi della democrazia liberale dei paesi occidentali, che negli ultimi 50 anni si sono basati su un sistema capitalistico e un’economia di mercato dove a tutto è stato dato principalmente un valore economico.

Proprio il Covid19 oltre alla paura per la nostra salute, ci ha fatto riscoprire il valore del bene pubblico.

Ecco perché non sopportiamo più questi fatti, ecco perché non tolleriamo i soprusi, i privilegi di qualcuno a scapito dei diritti di molti.

Le diseguaglianze sociali, unite a una maggiore povertà economica che sta interessando sempre più persone, e una sempre maggiore ricchezza di una piccola parte di privilegiati, sono i limiti di un capitalismo fondato su un neoliberismo che privilegia il singolo individuo rispetto alla collettività.

Ci troviamo a scoprire che l’individualismo, anche quando solo lo avvertiamo nei singoli comportamenti di privilegiati, è un limite per la libertà delle nostre comunità.

C’è bisogno di dare un nuovo senso alla moralità, intesa come l’interesse per il benessere delle persone, come impegno nei confronti della giustizia e della solidarietà, che ci fa uscire da ciò che è bene per me, per arrivare a ciò che è un bene per tutti.

Ci aspettano mesi e anni duri e difficili, di ricostruzione non solo economica ma anche morale.

Non abbiamo bisogno di persone che in politica non sono guidati dall’interesse per il benessere dei cittadini.

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