L’ordine naturale delle cose. La DHI deve lasciare la certosa di Trisulti
Steve Bannon e Benjamin Harnwell pensavano davvero di poter ingannare le istituzioni e i cittadini italiani mistificando sistematicamente la realtà?
Viene da chiederselo leggendo le 39 pagine della sentenza del Consiglio di Stato che dimostra dettagliatamente come l’associazione Dignitatis Humanae Institute non avesse i requisiti per aggiudicarsi la gestione della Certosa di Trisulti. Adesso deve lasciare il monastero in provincia di Frosinone e qui non ci sarà nessuna scuola dei gladiatori sovranisti a lungo sponsorizzata da Bannon, ex stratega di Donald Trump, e da Harnwell, conservatore britannico e presidente della DHI.
Mistificare la realtà sembra il vero scopo dell’associazione su cui si è soffermata l’inchiesta L’ordine naturale delle cose, vincitrice della ottava edizione del Premio Roberto Morrione.
Infatti, per aggiudicarsi il bando del ministero dei Beni culturali e ottenere la gestione della Certosa, DHI ha fatto carte false e ora a dimostrarlo è anche il Consiglio di Stato: al momento della richiesta di partecipazione al bando l’associazione non risultava in possesso della personalità giuridica, nello Statuto non compariva come fine dell’associazione la tutela dei beni culturali e paesaggistici, né poteva essere dimostrata un’esperienza quinquennale nel settore della collaborazione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Al massimo, l’associazione poteva vantare un anno di attività nel settore visto che la domanda al ministero andava fatta entro il 16 gennaio 2017 e DHI è stata costituita l’8 novembre 2016. “La DHI nella domanda di partecipazione alla selezione ha dichiarato di essere in possesso dei suindicati requisiti. Tuttavia l’indagine svolta dall’amministrazione ha dimostrato una diversa realtà“, scrive il Consiglio di Stato.
Una realtà mistificata è anche quella presentata da Bannon e Harnwell nelle interviste rilasciate durante la realizzazione dell’inchiesta. Ad esempio, la necessità di realizzare una scuola di gladiatori sovranisti per difendere le “radici giudaico – cristiane”, come ha detto Bannon, implicherebbe l’esistenza di una identità arcaica e pura da preservare nonché di un nemico esterno da cui tutelarsi. Costruzioni da bignami del sovranismo tutte da dimostrare e che però fanno breccia nei cuori dei politici nostrani che si definiscono dei patrioti e di tutte quelle associazioni ultracattoliche che insieme a DHI hanno costruito una rete di pressione che arriva fino a Bruxelles. Il loro scopo, come ricostruito dall’inchiesta, è limitare i diritti delle donne e degli omosessuali sulla base di altre mistificazioni, come il fatto che l’omosessualità sia la causa della pedofilia.
Se, con la decisone del Consiglio di Stato, si mette fine alla vicenda di Trisulti, lo stesso non si può dire per l’avanzata europea dei gruppi ultracattolici facenti parte della rete di Agenda Europa. In Polonia continua la battaglia del presidente Andrzej Duda contro la cosiddetta “ideologia LGBT” e la “propaganda gay”. In Ungheria il governo di Viktor Orban, con il pretesto dell’emergenza Covid-19, ha ottenuto pieni poteri dal Parlamento per contrastare i diritti della comunità LGBT. Ma non c’è bisogno di volgere lo sguardo a est per vedere gli effetti delle politiche sovraniste. Anche a livello locale e nello specifico nelle giunte regionali di Marche, Umbria, Piemonte e Veneto, il terreno dei diritti delle donne e delle comunità Lgbtq+ sta diventando un campo di battaglia. Raccontare e monitorare la situazione è l’unico antidoto possibile.
* Vincitori nona edizione Premio Morrione con l’inchiesta “L’Ordine Naturale delle cose”
Fonte: Premio Roberto Morrione
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