Verso un mondo diverso, il sogno di Barca e Giovannini
La pandemia che ci sta perseguitando da oltre un anno ha certamente acuito e messo a nudo tutti i limiti delle nostre democrazie occidentali, basate su un sistema neoliberista che ha fatto crescere le ingiustizie sociali e acuito le disparità economiche.
È quanto emerge leggendo il bellissimo libro scritto da Fabrizio Barca ed Enrico Giovannini dal titolo “Quel mondo diverso – da immaginare, per cui battersi, che si può realizzare” (Laterza, 2021).
Il capitalismo che si è sviluppato negli ultimi anni tende a mercificare qualunque cosa della vita umana, a trasformare il valore d’uso in valore di scambio. Il mercato è l’unico spazio e luogo in cui si definisce la ricchezza di un paese. Tutto è misurato sulla base del suo valore economico.
Ciò porta alla fine del principio di uguaglianza tra le persone che invece una democrazia deve sempre salvaguardare. Si ha una perdita del valore della politica e un ampliamento delle decisioni assunte dal mondo del mercato e della finanza con la perdita di rappresentanza da parte dei partiti e delle persone che eleggiamo.
L’esempio più concreto lo stiamo vivendo ogni giorno proprio guardando a quanto sta accadendo a livello mondiale sul tema dei vaccini.
Sono le case farmaceutiche a fare il bello e il cattivo tempo, a decidere a quali stati venderli a chi diminuirne le dosi o meno, a dar vita anche a un mercato sommerso. Gli stati sembrano quasi in balia delle case farmaceutiche. Il vaccino sembra quasi incidere sulla forza o meno di una nazione sulla base delle dosi a sua disposizione, quasi fosse diventato un’arma nelle loro mani.
La politica dipende dai tecnici, dagli studiosi, dai finanzieri, dal peso delle multinazionali.
In questi 40 anni si è creato dunque un forte distacco tra i cittadini e il mondo della politica con i primi che non si sentono più rappresentati.
Un sistema che ha ben poco di sinistra, anche se molti che si reputano di sinistra in questi anni hanno fatto ben poco per costruire un’alternativa. Prima la politica si basava anche con un confronto con la sua base, oggi questo confronto non esiste più.
Dunque ci troviamo di fronte a un neoliberismo che attraverso questo tipo di capitalismo usa il mercato come unico strumento del progresso attraverso una produzione senza limiti che dovrebbe portare a una crescita continua, visto come unico indicatore di benessere della società.
Ma appare chiaro a tutti che questa strada non è più perseguibile perché sta ampliando in modo inumano le disuguaglianze sociali.
L’analisi di Barca e Giovannini è forte e pungente: questo sistema non ha più un orizzonte davanti a se e un fronte progressista che si rifà ai valori della sinistra è chiamato ad indicare nuove strade.
Siamo dunque chiamati a costruire una nuova società dove la politica si riassuma il suo compito e dove lo stato torni ad avere un ruolo centrale.
C’è bisogno di una sanità pubblica, di un nuovo welfare, di nuove politiche sul lavoro, di un’istruzione aperta a tutti e dunque anche di una nuova forma di capitalismo che non punti solo a produrre reddito, ma una migliore qualità della vita a tutte le persone attraverso una diversa distribuzione della ricchezza.
Il capitalismo non può essere solo economico; esistono anche un capitalismo naturale (la salvaguardia del pianeta), umano e sociale. Non basta più avere il Pil come parametro per verificare il sistema economico di un paese.
Purtroppo il neoliberismo che ha prodotto questa forma di capitalismo in 40 anni di suo dominio anche nelle nostre democrazie ha portato a decisioni che hanno tolto libertà alle persone.
Occorre tornare a una democrazia che parte da un confronto dal basso, non guidata dalle paure o dall’autoritarismo delle decisioni assunte da pochi, per tracciare un percorso nuovo.
C’è un mondo del volontariato e dell’associazionismo che persegue queste strade, organizzazioni di cittadinanza attiva che già seguono questa strada. Anche a loro deve guardare il mondo della politica per creare nuove alleanze.
Un percorso che punti non più all’idea della crescita continua, pensata da un capitalismo che sta producendo disastri, ma ad un’idea di sviluppo sostenibile basato su valori come cura, equità, libertà, lealtà, merito, possibilità di realizzazione aperti a tutti.
Nella visione dei due autori, lo stato si deve fare garante di questo sviluppo sostenibile, riscoprendo il senso della collettività che porta al riconoscimento do ogni persona in quanto essere umano con la sua diversità e ricchezza.
Partendo dall’idea che noi siamo fatti per stare con gli altri con gli stessi diritti e doveri e non siamo fatti per sopraffare gli altri.
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