Serve un esame di coscienza dopo un anno di Covid
Le tragedie epocali come il Covid sono sempre il detonatore dei guasti delle situazioni precedenti. Da anni gli istituti di previdenza sono in crisi perché la popolazione vive più a lungo, soprattutto in alcuni paesi, come l’Italia. Mancano i soldi per gli anziani. Diciamo meglio: mancavano. Con l’aspettativa di vita ridotta di sei anni a causa del virus e quasi 100.000 morti di cui oltre l’80 % anziani probabilmente molti pensano che qualche problema si stia risolvendo.
Dal primo maledetto giorno in cui la Protezione Civile cominciò il triste rito del bollettino quotidiano ci sentiamo ripetere come un mantra che i decessi sono di anziani con più patologie. Quasi sempre con un tono che tende a sminuire il dato stesso. Sono anziani, sono malati, alla fine si deve morire. Poi parla Papa Francesco, parla il presidente Mattarella, e adesso parla il Presidente Draghi e si cerca di raccontare qualche storia amara di anziani soli, e qualche volta alcuni medici coraggiosi raccontano il dramma e il rifiuto di dover scegliere chi salvare o no in base all’anagrafe. Si cerca di recuperare un senso di umanità. Sia chiaro, più o meno era così già prima del Covid.
Personalmente di fronte a mio padre novantacinquenne con un tumore da operare mi sono state offerte due soluzioni da due illustri professori: il primo, del Policlinico di Roma, voleva fare un by pass gastrico e lasciare andare avanti la malattia, tanto il tempo era poco, il secondo, del Policlinico Gemelli, lo ha operato il giorno dopo, non c’è stato bisogno di stomia, e mio padre ha vissuto altri 6 anni bene. Sei anni, come quell’aspettativa di vita che ci viene tolta adesso, sapendo bene tutti che la colpa principale è del virus, ma non è solo del virus.
Se nessun istituto di ricerca, nemmeno Gimbe, riesce ad ottenere i dati per valutare quanti sono i decessi nei singoli ospedali Covid d’Italia ci deve essere qualcosa che non torna. Se i medici di famiglia reclamano le attrezzature per poter curare a casa i pazienti e se le hanno quasi sempre lo fanno con successo, un problema nei nostri ospedali deve pur esserci. Se i medici e gli infermieri degli ospedali davvero ben attrezzati, a partire dallo Spallanzani, raramente hanno preso il virus una ragione pure ci sarà.
Non voglio più parlare di sanità sul nostro sito, lo faccio un’ultima volta perché Draghi ha detto cose fondamentali sulla sanità più che su tutti gli altri argomenti, anche se i media non ci stanno dedicando troppa attenzione.
Draghi ha citato la riforma della sanità territoriale, dei consultori, dei centri di ascolto e l’assistenza domiciliare integrata. Se questa rivoluzione sarà portata a buon fine l’aspettativa di vita degli italiani risalirà velocemente. Perché è questo che manca, perché è questo lo spirito della riforma di Tina Anselmi del 1978 che è stato poi smantellato pezzo per pezzo. Fino al ribaltamento del sistema secondo il modello Lombardia che anche i media hanno per anni accreditato come la migliore sanità d’Europa illudendosi che avere alcuni ospedali di eccellenza fosse la soluzione del problema per tutti. Il prezzo pagato dai cittadini lombardi nell’ultimo anno lo conosciamo e ne soffriamo tutti.
Ma evidentemente le lezioni non servono, se oggi il Veneto e l’Umbria decidono di vaccinare gli ottantenni e di far aspettare a lungo quelli che hanno più di 80 anni. Torna la disumanità. Mentre ancora nessuna regione si è attrezzata per rendere possibile la presenza almeno di un familiare in ospedale accanto ai malati anziani e fragili, che muoiono sì perché hanno preso il virus, ma in ospedale spesso se ne vanno perché chi li segue applica solo i protocolli Covid e non sa dove mettere le mani per le famose “comorbilità” che spesso il parente o il caregiver sanno perfettamente come gestire.
Le parole di Draghi, che sono le stesse del ministro Speranza, sono l’ultima possibilità per un paese che per mesi ha detto di essere stato il migliore del mondo nella gestione del virus e che dovrebbe invece farsi un severo, severissimo esame di coscienza e voltare pagina, ma davvero.
Fonte: Articolo 21
Trackback dal tuo sito.