Castellammare, viaggio tra i beni confiscati: tra abbandono e riutilizzo sociale (1/2)
Sono tanti i beni confiscati alla criminalità organizzata entrati a far parte dei patrimoni dei Comuni, altri sono ancora in mano all’Agenzia nazionale. Ci sono esempi virtuosi di riutilizzo sociale, altri invece rischiano di perdersi per sempre. La legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie viene applicata in maniera corretta? La città di Castellammare ha istituito una commissione ad hoc per la loro gestione. Prima parte
Sono tanti, vuoti, dimenticati, sedotti e abbandonati. Alcuni, pochi per la verità, nel corso degli anni sono stati riutilizzati per finalità sociali e istituzionali.
Sono davvero tanti i beni confiscati alla mafia entrati nel patrimonio del Comune di Castellammare del Golfo, ma non tutti assegnati. Nel 2017 il “bottino” più grosso del Comune, l’assegnazione di 17 beni confiscati alla mafia avvenuta a Palermo direttamente dalle mani dell’allora Prefetto Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia per i beni confiscati. Oggi di quei beni si sa poco. Sembra ormai lontano il periodo in cui Castellammare era indicata quale “città virtuosa nella gestione dei beni confiscato”, era il 2013. Si hanno notizie soltanto di due immobili siti in via San Paolo della Croce che diventeranno due importantissimi presidi di legalità: il nuovo Commissariato di Polizia di Stato e la nuova caserma dei Carabinieri.
Poi ci sono due appartamenti in via Garofalo Poeta destinati alla Capitaneria di Porto. Per tutti gli altri, dopo tre anni dall’acquisizione al patrimonio, siamo ancora nella fase di “attivazione delle procedure per l’assegnazione”. Intanto rischiano di “perdersi” per sempre.
La confisca più importante avvenuta a Castellammare del Golfo è quella nei confronti degli imprenditori Giuseppe Pisciotta e Mariano Saracino. La Cassazione nel 2016 ha confermato i pronunciamenti di primo grado e di appello ed ha deciso la confisca definitiva dei beni per un valore di circa 50 milioni di euro.
I numeri
Secondo l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati alle mafie, nella città di Castellammare del Golfo ci sono 90 beni immobili in gestione, 40 destinati per attività. Ma quanti sono realmente utilizzati? Pochi. Tra belle storie di volontariato, ci sono anche storie di abbandono e degrado. È questa la realtà che accomuna molte città italiane: lentezza della burocrazia che trascina i beni nel degrado, bandi che non arrivano e altri che restano diserti. Molte amministrazioni si trovano ad avere nel patrimonio beni ormai ridotti a ruderi, altri però sono utilizzabili. Perché rischiare di perdere anche questi?
L’anno scorso L’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha indetto un’istruttoria pubblica finalizzata all’individuazione di Enti e Associazioni del privato sociale cui assegnare, a titolo gratuito, immobili confiscati in via definitiva affinché siano destinati, ai sensi e per gli effetti dell’art. 48, comma 3, lett. c-bis del D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159, a finalità sociali.
Per la città di Castellammare l’Agenzia ha messo a bando circa una cinquantina tra terreni agricoli (la maggior parte), beni immobili, abitazioni indipendenti e box auto. Il bando si è chiuso nei mesi scorsi, si attende ancora la graduatoria di assegnazione, ma nella maggior parte dei casi si tratta di beni che necessitano di grossi finanziamenti per essere riutilizzati e restituiti alla collettività. Intanto si attendono ancora i bandi di assegnazione per i beni trasferiti negli anni scorsi dall’Agenzia al Comune.
Il volontariato nei beni confiscati
Di tutti gli altri beni che già facevano parte del patrimonio del comune, pochi sono stati realmente riconvertiti per finalità sociali. In Contrada Crociferi ci sono due esempi positivi e virtuosi di riutilizzo sociale dei beni confiscati.
Il primo, un edificio ristrutturato con Fondi Europei, oggi è diventato un importante centro per disabili psichici intitolato al magistrato Francesca Morvillo. La gestione è dell’Associazione SoS Autismo (Delibera di G.M. n. 131 del 21/06/2018) che insieme ad altre associazioni, Enti Pubblici e professionisti, permette una vita serena ai soggetti con disabilità psichica che rientra nel macro progetto del “dopo di noi”.
Gli ospiti della struttura durante tutto l’anno svolgono attività diverse, per citarne alcune: laboratori di cucina, musica, teatro, giardinaggio. Sono stati attivati anche progetti di ortoterapia e teatroterapia, ed è in cantiere la pet therapy.
Il secondo, poco distante dal primo, sempre in Contrada Crociferi, è un consolidato centro di aggregazione giovanile in cui da anni diverse associazioni di volontariato come Libera, Castello Libero Ets e gli Scout, lavorano con le scuole, con i detenuti del carcere minorile, con soggetti con disabilità, svolgono progetti sociali di agricoltura biologica, animano il bene confiscato con i ragazzi del Campi estivi di Libera e molto altro.
Quest’ultimo caso è uno dei primi a Castellammare ad essere stato interamente ristrutturato e usato per finalità sociali e ad essere ancora oggi, dopo anni, un importante avamposto di legalità. Assegnato dal Comune ai volontari nel 2012 (Delibera di Giunta n°189 18/07/2012) e ristrutturato l’anno successivo. Si tratta di un piccolo immobile di circa 40 metri quadrati circondato da 2 mila metri quadrati di terreno coltivabile, nel quale attualmente sono presenti circa 40 alberi d’ulivo.
Annualmente i volontari raccolgono le olive per poi destinare l’olio ricavato al Banco Alimentare cittadino per le famiglie in difficoltà.
Dopo trent’anni di abbandono, quindi, le associazioni, con un progetto di ristrutturazione e riqualificazione del bene, hanno partecipato e vinto l’avviso pubblico “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile, ottenendo un finanziamento di 220 mila euro.
I volontari di Castello Libero, inoltre, ogni anno incontrano studenti delle scuole di ogni ordine e grado, affrontando temi come bullismo, gioco d’azzardo, mafia, impegno civile, memoria delle vittime innocenti delle mafie, rispetto delle regole e utilizzo sociale dei beni confiscati. E ancora progetti rivolti alla città e all’inclusione sociale: doposcuola per gli studenti, corsi di lingue per stranieri, i campi estivi di Libera (che portano nel territorio ragazzi provenienti da tutta Europa), laboratori di giardinaggio, di giornalismo. Gli scout hanno anche creato un percorso Hébert e svolgono diverse attività ludico-ricreative.
Entrambi i beni di Contrada Crociferi sono stati confiscati all’ingegnere Salvatore Palazzolo, ritenuto in passato in affari con alcuni mafiosi locali, in sostanza quello che oggi verrebbe definito un “colletto bianco”. Quella nei confronti di Palazzolo è una delle prime confische nel territorio in seguito all’approvazione della legge Rognoni-La Torre del 1982. Per anni sono rimasti due ruderi, oggi grazie ai volontari e al Comune sono stati restituiti alla collettività.
Poi c’è un altro bene confiscato in Contrada Tavolatella, recentemente assegnato all’ATS formata dalle Associazioni A Piccoli Passi, Fiore Daphne e Castello Libero Ets. Lì i volontari svolgeranno attività con persone con disabilità. Un bene di assegnazione recente, che ancora dovrà essere inaugurato.
L’obiettivo principe del progetto denominato “Tu sei, uno spazio per tutti” è di creare un luogo di “sana aggregazione sociale” rivolto principalmente a sostenere ed accompagnare i processi di integrazione sociale delle fasce più deboli della popolazione. Il piccolo immobile diventerà un piccolo centro polivalente di attività con laboratori didattici e luoghi di divertimento in un ambiente sicuro e protetto.
All’interno degli spazi dell’immobile verranno realizzati nello specifico attività ludico creativa e ricreativa, attività sportiva, cucina creativa, educazione alimentare, logopedia, musicoterapia, assistenza ai soggetti svantaggiati e molto altro. Ma anche cineforum, sportello d’ascolto con psico referenti per tematica, mostre, eventi a tema, presentazioni libri con confronto e dibattito su tematica come bullismo, abilismo, violenza, disturbi comportamento alimentare, violenza di genere, xenofobia.
Il progetto si rivolge ai ragazzi di età compresa tra i 4 e 35 anni con disturbi cognitivi e comportamentali o in condizioni di svantaggio socio economico, soggetti diversamente abili, giovani e minori, cittadini dell’unione europea ed extracomunitari. Ma il progetto coinvolgerà anche le famiglie dei soggetti coinvolti nelle attività, che potranno beneficiare dello spazio e degli incontri con altre famiglie, al fine di incentivare l’inclusione sociale.
A Castellammare, quindi, c’è un movimento civico vivo che punta al lavoro nel sociale e al volontariato con progetti veri e concreti. Sono persone abituate a sporcarsi le mani per diffondere i valori delle legalità, ma soprattutto della convivenza civile.
E possono farlo seguendo i dettami di una legge lungimirante: la Rognoni-La Torre sulla confisca dei beni confiscati e la successiva legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie promossa a livello nazionale da Libera. Dal 7 marzo del 1996 è avvenuto un vero e proprio miracolo: la restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali. Un patrimonio immenso che per l’Italia rappresenta un’opportunità di crescita e sviluppo.
Ed è stata Libera che ha spinto per una dimensione etica, di riutilizzo e condivisione dei beni appartenuti alla criminalità organizzata per finalità sociali. Un meccanismo semplice, ma dal valore inestimabile: da beni esclusivi sono diventati beni condivisi, di tutti, dei cittadini onesti, ma soprattutto dei giovani.
Quelli che rischiano di perdersi per sempre
Tanti altri beni, in passato, sono stati assegnati alle forze dell’ordine, mentre alcuni sono stati utilizzati per fini istituzionali dal Comune. Altri, la maggior parte, si trova ancora in fase di assegnazione.
Lo sono sia quelli entrati a far parte del patrimonio del Comune, sia quelli ancora in capo all’Agenzia dei Beni Confiscati. Ci sono piccoli appartamenti, box, villette abbandonate, pezzi di terreno, lembi di terra coltivata a uliveto a pochi passi da Cala Bianca, ci sono anche vecchi casolari ormai divorati dalla vegetazione.
Sono quasi tutti in zone periferiche, ma a pochi passi dal centro: Da Contrada Inici a Balata di Baida, da Scopello alla dalla Riserva dello Zingaro (Contrada Scardina), ma anche in Contrada Pagliarelli e in zona Bocca della Carruba. In quest’ultima zona si trovano due villette, vicino l’ex impianto di Calcestruzzi (anch’esso confiscato), in buone condizioni. In elenco c’è anche una villetta con giardino sulla SS 187 ormai totalmente invasa dai rovi, anche questa è entrata nel patrimonio del Comune recentemente.
Molti di questi beni potrebbero essere riutilizzate anche per far fronte all’emergenza abitativa. Molte villette, infatti, potrebbero ospitare famiglie in difficoltà. Ma non resta molto tempo, il rischio che diventino ruderi inutilizzabili è dietro l’angolo. Delle criticità sulla gestione del beni confiscati ha lavorato anche la Commissione Regionale Antimafia che ieri ha presentato una relazione.
Ci sono altre due villette, sempre confiscate a Saracino, in Contrada Cala Rossa. In quest’ultimo caso si tratta di due immobili usati nel 2015 temporaneamente per fini sociali dalla cooperativa SpazioLibero comunity che fa parte dell’Associazione Libero Futuro. Le due villette in poco tempo sono entrare a far parte del circuito di responsabilizzazione etica di Addiopizzo Travel. Oggi, tornate al patrimonio del Comune, rischiano di perdersi per sempre.
È questo il mondo dei beni confiscati che attendono un futuro. E ancora per la maggior parte di loro non si vede l’ombra di un bando di assegnazione.
Tanti bandi in passato sono andati deserti, forse perché molti dei beni sono davvero ridotti male e necessitano di finanziamenti importanti.
A Castellammare, e più in generale nel territorio, sono diverse le associazioni che cercano uno spazio per fare attività con i bambini e con i giovani, ma mancano fondi e opportunità per l’utilizzo.
In Contrada Inici c’è un bene usato come rifugio temporaneo per i cani randagi. In passato c’era in cantiere anche un progetto per la realizzazione di un canile comunale, ad oggi naufragato. Eppure potrebbe essere un’idea utile per azzerare la voce di spesa in bilancio sul randagismo che a Castellammare pesa parecchio.
Molti dei beni confiscati nella città di Castellammare appartenevano al boss Mariano Saracino, che deteneva davvero di un patrimonio immenso: ville e terreni in zone diverse della città. Ma tra i vecchi proprietari figura anche Vito Nicastri, il re dell’eolico alcamese, a cui la Direzione investigativa antimafia di Palermo ha confiscato beni per 1 miliardo e 300 milioni di euro, la più cospicua mai compiuta in Italia. Ma ci sono anche beni sottratti a Gioacchino Calabrò, Natale Rimi, Giuseppe Evola, Antonino Bosco e altri. Tutti beni inseriti nel patrimonio del Comune dal 1996 ad oggi.
Continua..
Fonte: Alqamah.it
*****
Trackback dal tuo sito.