Il giornalismo che cambia e quello che…dovrebbe cambiare
Una domenica pomeriggio all’insegna del giornalismo, parlando dei suoi problemi storici, ma anche delle sue sfide più importanti, dei nuovi strumenti e della speranza di un cambiamento. Un cambiamento che per prima cosa tuteli giornaliste e giornalisti. Sulla pagina Facebook della Fondazione Fava, il 7 febbraio scorso, si è svolto il webinar “Sognatori, ribelli e fuggitivi“, evento organizzato dalla nostra Fondazione, dall’associazione culturale Dahlia e dal coordinamento Giuseppe Fava – Palazzolo Acreide. Una iniziativa online, in continuità con quella svolta il 5 gennaio, per continuare a esercitare memoria.
Come ha spiegato la nostra presidente Francesca Andreozzi, in questo periodo normalmente si svolge il Premio Fava Giovani, che però è stato rinviato di qualche mese, nella speranza di poter tornare a organizzare eventi in presenza, per questo si è pensato a un webinar con la partecipazione di giornalisti che in passato sono stati premiati.
All’incontro online hanno partecipato Lorenzo Tondo (corrispondente The Guardian, premio Fava Giovani 2015), Giorgio Mottola (giornalista di Report, premio Fava Giovani 2020) e Massimiliano Perna (giornalista freelance, menzione speciale Premio Fava Giovani 2019). Avrebbe dovuto partecipare anche Alessia Candito (cronista di Repubblica, premio Fava Giovani 2019), la quale ha dovuto rinunciare per impegni lavorativi non previsti. Tra i relatori, anche il giovane Andrea Leone, fondatore del sito web di informazione La Politica del Popolo. Il dibattito è stato moderato e condotto da Natya Migliori, redattrice de Le Siciliane/Casablanca e presidente dell’associazione culturale Dahlia.
Oltre un’ora e mezza durante la quale sono stati affrontati molti dei problemi che caratterizzano la professione giornalistica, partendo dal precariato e da un sistema debole di tutele. Lorenzo Tondo ha ricordato, partendo dalla sua esperienza personale, la dura gavetta che la generazione dei giornalisti oggi 35-40enni ha dovuto fare, tra mille ostacoli, spesso con paghe misere o perfino senza paghe, privi di tutele e circondati dall’indifferenza dell’Ordine dei giornalisti. Una esperienza confermata anche dagli altri due colleghi al tavolo, ciascuno dei quali ha toccato i nervi scoperti di una professione che in Italia vive una situazione molto più complessa rispetto all’estero, dove i bravi giornalisti possono aspirare ad esercitare ruoli di primo piano già in giovane età.
Il dibattito si è soffermato poi sulle fake news e sull’informazione oggi, con Lorenzo Tondo che ha posto l’accento sulla necessità di un approccio critico all’informazione, soprattutto se passa su canali meno verificabili, mentre Giorgio Mottola ha sottolineato come sia venuta meno la dimensione mediata dell’informazione classica, che lascia sempre più spazio alla dimensione personale della comunicazione diretta, soprattutto attraverso i social. Il cronista di Report ha ricordato l’importanza e il valore del “vecchio giornalismo”, basato su una verifica scrupolosa delle fonti e sulla maggiore credibilità di un’informazione che passa da un media.
Massimiliano Perna ha illustrato il problema di un mercato che corre sempre più veloce e sulla difficoltà dei fact checker di competere con la enorme mole di false notizie o di cattiva informazione, ma ha anche espresso l’utilità dei nuovi media, quando vengono utilizzati in maniera corretta dai giornalisti, spesso per raccontare con maggiore libertà e spazio rispetto a quanto sarebbe possibile fare in un giornale o in un servizio tv. Andrea Leone ha raccontato la sua esperienza e l’esigenza di credere nell’informazione, soprattutto l’importanza di farlo nella propria terra, per raccontare, rendere note, denunciare le cose che non vanno e che ne frenano lo sviluppo. Si è parlato anche di concentrazione editoriale, di libertà di stampa, di querele temerarie e anche della capacità o meno di fare rete tra giornalisti.
Tanti anche i commenti in diretta, una partecipazione appassionata, con utenti che hanno confermato le difficoltà del giornalismo italiano e di una realtà nazionale che, in generale e non solo nel giornalismo, non valorizza i giovani. Un altro momento interessante, dunque, con l’obiettivo di continuare a dibattere, informare, esercitare la memoria, anche in un momento nel quale vedersi, farlo di persona, partecipare attivamente risulta più difficile.
Fonte: Fondazione Giuseppe Fava
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