Mafia e “richiesta di mafia”
Se la mafia è così forte da riuscire, anche dopo aver subito duri colpi (l’ultimo, in questi giorni, contro Cosa Nostra-Stidda ad Agrigento con 23 ordini di arresto della DDA di Palermo), a riapparire ciclicamente o inabissarsi e risalire, è anche perché c’è una “richiesta di mafia” (come sostenuto dallo storico Salvatore Lupo in Questione Giustizia, n.3/2002), non soltanto in settori della società civile, del mondo imprenditoriale e della politica italiana, ma anche del sistema finanziario ed economico internazionale e di certi poteri costituiti.
Anche per questo lottare seriamente, con impegno vero, contro le mafie è finito spesso per essere controcorrente così come scriverne con rigore. Un limite culturale che consiste nel ritenere la mafia un problema esclusivamente di ordine pubblico cogliendone la pericolosità soltanto in situazioni di emergenza quando, cioè, la mafia opera con strategie violente, sanguinarie e trascurando i pericoli seri quando la mafia adotta strategie attendiste.
Si dimentica, così, la lunga storia di violenze e quella straordinaria capacità di condizionamento (operata anche da chi sta in carcere al 41bis) che ha fatto di un’associazione criminale un vero sistema di potere criminale. Lo spirito di mediazione, una strategia meno violenta, l’invisibilità della mafia, hanno favorito l’affievolirsi dell’attenzione in generale mentre la mafia non è certo definitivamente sconfitta né resa inoffensiva.
Cosa Nostra, come emerso anche dalle analisi fatte dalla DIA nelle ultime relazioni semestrali, ha recuperato e sviluppato spazi di intervento affinando e rafforzando meccanismi di accumulazione dei capitali illeciti proponendosi come soggetto capace di controllare l’economia e di esercitare una funzione di (apparente) sviluppo, anche integrando o sostituendo le competenze pubbliche. Dunque, una pax mafiosa che non deve illudere ma mettere in guardia perché ha consentito all’organizzazione di recuperare forza e capacità di infiltrarsi nel tessuto economico-sociale (anche in questa grave situazione di pandemia che stiamo vivendo), intrecciando ulteriori relazioni anche sul versante politico (aspetto che riguarda anche la ‘ndrangheta come hanno evidenziato le diverse inchieste, anche recentissime, condotte dalla DDA di Catanzaro).
La mafia ha dimostrato che il potere criminale, ormai sempre più potere economico, ha trasformato radicalmente il mercato e la concorrenza, riducendoli a veri simulacri. E questo perché il sistema illegale gode di enormi vantaggi tra i quali si possono ricordare quello dei capitali a costo zero, la facilità di aggirare molti ostacoli di legge nell’acquisizione di quote di mercato, l’offerta di prezzi più bassi, non essendo il profitto l’obiettivo immediato, la possibilità di avere costi unitari nettamente inferiori e, infine, la corruzione e la violenza intimidatrice praticate sistematicamente, tutti vantaggi che spiazzano ogni concorrente “pulito”, ne comprimono gli affari e lo espellono dal mercato.
Il riciclaggio, che porta ad investire ovunque vi sia ricchezza e flussi di denaro, fa sì che non esistano zone franche rispetto alla minaccia di penetrazione mafiosa. Così, il libero mercato e la leale competizione economica sono diventate in diversi casi scatole sempre più vuote con i nefasti condizionamenti della politica emersi in inchieste giudiziarie in diverse regioni e che era del tutto logico ipotizzare. Dunque, la mafia è soprattutto organizzazione, complicità, connivenze ma ci sono state (ci sono) anche le ambiguità, gli ammiccamenti, le sottovalutazioni, le superficialità, tutti regali fatti alla mafia/e, in buona fede o per timidezza, per ignavia o viltà o anche solo per miopia.
Deve crescere, tuttavia, la consapevolezza che la sola risposta repressiva (e sul punto le forze di polizia e la magistratura hanno fatto moltissimo con importanti risultati) non basta perché non basta aggredire le manifestazioni del fenomeno criminale, occorre andare alle radici del fenomeno e cercare di sradicare l’ingiustizia che può essere l’elemento scatenante.
E per questo occorre esaminare i temi della sicurezza non solo sul piano dell’ordine pubblico ma anche come rispetto alla tutela e alla pratica dei diritti di tutti i cittadini. Solo così si può cercare di frenare quella “richiesta di mafia” che emerge in diverse zone del paese.
*****
Lotta alle mafie: non bastano le buone intenzioni, la situazione è drammatica
Trackback dal tuo sito.