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Saviano non è più gradito a Verona, storia di una discriminazione

Graziella Di Mambro il . Informazione, Istituzioni, Società, Veneto

roberto-savianoPer dodici anni Roberto Saviano è stato cittadino onorario di Verona, elogiato per il suo coraggio, accolto nella comunità locale come un esempio per la sua battaglia condotta, sempre a testa alta, contro la camorra.

Poi, all’improvviso, la città scaligera ci ha ripensato e il consiglio comunale, con una delibera varata giusto alla vigilia di Natale, gli ha tolto la cittadinanza onoraria con motivazioni molto chiare e strettamente politiche. Siccome lo scrittore ha fatto commenti sul leader della Lega che non sono piaciuti ai leghisti via il titolo e tanti saluti al declamato coraggio contro la criminalità organizzata.

Ci sarebbe stato altro, di più urgente, cui pensare; per esempio al da farsi contro l’emergenza covid visti i dati della Regione Veneto, ma la delibera consiliare illustra bene cosa significa non essere più degni della cittadinanza onoraria a Verona, capoluogo assai caro alla Lega.

Il consigliere Alberto Zelger, che ha proposto la revoca, ha detto con chiarezza che Roberto Saviano si è permesso il lusso di parlar male di Matteo Salvini e anche di Giorgia Meloni (leader di Fratelli d’Italia) e, elemento non meno grave in questa visione del mondo, si è schierato a favore di Mimmo Lucano (il sindaco di Riace, che nel suo paese ha creato un modello di accoglienza per i rifugiati) e Carola Rakete. Un passaggio quest’ultimo che ha tenuto banco per ore sulla rete e creato un nuova divisione ideologica sulle politiche migratorie.

La revoca della cittadinanza a Saviano arriva a poche settimane da una dichiarazione di scoramento dello stesso scrittore che dopo l’ultima udienza in Tribunale a Roma, dove è stato sentito come teste, ha detto di aver provato un senso di solitudine e ha raccontato in aula cosa significhi un così lungo periodo di vita sotto scorta.

Lo scontro tra Saviano e una certa destra, e ancor più con Matteo Salvini, non è una novità. Memorabile l’uscita di Salvini, quando era ancora Ministro dell’Interno, sulla inutilità di certe scorte ai giornalisti, senza alcun accenno all’anomalia italiana per cui molti cronisti (più di venti in totale) non possono liberamente esercitare la loro professione né vivere come gli altri.

E, ad ogni modo, anche dopo l’ultima decisione del consiglio comunale di Verona c’è stata una coda di commenti politici sopra le righe che si sono aggiunti all’ondata di veleni sulla rete. Ha scritto Francesco Storace, giornalista, già parlamentare e Presidente della Regione Lazio: “E forse si è trattato di una decisione presa in ritardo: andava revocato, quell’atto amministrativo, almeno quando Saviano esaltò quella Carola Rakete che se ne andava a speronare le navi della Guardia di Finanza per imporre all’Italia il suo carico di clandestini”.

Ecco qui, tutta colpa dei clandestini (confusi con i migranti). Se tutti fossero d’accordo (con la Lega e similari) sull’atteggiamento da adottare nelle politiche per l’immigrazione, se tutti appoggiassero l’idea di far morire in mare chi fugge dalla guerra e dalla violenza senza battere ciglio, sarebbe salva ogni cittadinanza onoraria. Più chiaro di così.

“Questo provvedimento non riguarda solo me – ha dichiarato lo scrittore a Repubblica” – ma vuole zittire ogni spinta contraria al pensiero unico dei consiglieri di maggioranza e del loro partito. Un’ideologia che vuole ottundere il pensiero critico e mettere al bando ogni ragionamento e proposta su temi controversi. ‘Non è nostro concittadino chi non la pensa come noi’, ecco cosa vuole dire”.

Fonte: Articolo 21

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