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“Imbavagliati”: diecimila visualizzazioni e ora il festival resta “aperto”

Articolo 21 il . Campania, Giustizia, Informazione, Società

imbavagliati 2020Dall’Algeria alla Cina passando per la Siria e la Colombia, voci coraggiose che difendono i diritti LGBT oltraggiati nel mondo e quelli degli ultimi: nel segno dei “Diversamente liberi” si è conclusa ieri (domenica 20 dicembre) con la presentazione in anteprima del cortometraggio “Giorgio” e del portale di informazione italiana e internazionale “Radio Bullets”, la VI edizione telematica di “Imbavagliati”.

Il Festival Internazionale di Giornalismo Civile, ideato e diretto da Désirée Klain, che dal 2015 dà voce da Napoli a quei giornalisti che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali e, nonostante il giro di vite contro la stampa, hanno corso seri pericoli per raccontare, denunciare. La Mehari di Giancarlo Siani, il giornalista napoletano assassinato dalla camorra nel 1985 è divenuta negli anni il simbolo dell’iniziativa per la libertà di stampa (che prima di quest’anno si è sempre svolta al Pan/Palazzo delle Arti, lì dove la macchina è custodita ne’ “La Stanza della Memoria”). Con lo slogan “Chi dimentica diventa colpevole” si è rinnovato dal Festival l’appello per chiedere verità e giustizia per Mario Paciolla, Giulio Regeni e Ilaria Alpi.

Con diecimila visualizzazioni in soli sette giorni di programmazione per la prima volta proposta online, causa emergenza covid, il pubblico ha assistito agli eventi della manifestazione sul neonato sito www.imbavagliati.it; tra questi le presentazioni in esclusiva per “Imbavagliati” dei libri: “Moderati arabi, fotografie dal Sahara occupato”, che ha raccontato l’emergenza del Fronte Polisario, con gli interventi di Patrizio Esposito, Fatima Mahfud e Antonella Napoli e “Fammi parlare” di Tiziana Ciavardini e Marino d’Amore; di grande attualità il convegno organizzato dalla Fondazione Polis sulla diversità di genere.

“Aspettando la prossima edizione fisica – ha detto Désirée Klain, direttrice artistica del festival – Imbavagliati non chiude, ma continua ad essere fruibile sulla rete, portando avanti altre iniziative, attraverso il nostro sito d’informazione, che vuole essere un megafono per la libertà di stampa con ogni mezzo. Ringrazio l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e la Fondazione Polis della Regione Campania per le vittime innocenti della criminalità e i beni confiscati, la Federazione Nazionale della Stampa, la Fondazione Banco di Napoli, l’UsigRai, il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, Articolo 21 e Amnesty International Italia, per averci sostenuti ancora una volta per un appuntamento ‘necessario’, soprattutto in un momento storico in cui l’attenzione per questa terribile pandemia ha messo a tacere troppe emergenze umanitarie”. “La mia gratitudine – ha continuato la Klain – per la loro puntuale professionalità va anche ad Eva Serio, responsabile delle relazioni internazionali a Davide Uccella per il comparto video e a tutto lo staff del festival”

Partito con il suo prologo, la VI edizione del Premio Pimentel Fonseca, dedicato alla memoria di Mario Paciolla e consegnato alla giornalista colombiana Claudia Julieta Duque “per il suo coraggio, nel difendere i diritti degli ultimi”, il festival ha aperto ufficialmente il 17 dicembre, in anteprima Italiana con la mostra a cura di Asmae Dachan, “Akram Sweedan per Imbavagliati”. Il coraggioso artista siriano che trasforma bombe e razzi in opere d’arte colorandoli e decorandoli.

“Diversamente Liberi” è stato il tema della sesta edizione della manifestazione contro i bavagli. Un modo per accendere una luce, in stretta collaborazione Amnesty International Italia, con testimonianze dirette, in quei paesi (sessantanove nel mondo), dove l’omosessualità è ancora un reato, in molti casi punibile anche con la morte.Un tema fortemente sentito anche dalla Chiesa, che ha riconosciuto, attraverso la parola di Papa Francesco, le unioni civili omosessuali.

Ma protagonisti di questa sesta edizione sono stati anche coraggiosi reporter, attivisti minacciati o che vivono sotto scorta, perché “diversamente Liberi”. Tra questi Ludovic-Mohamed Zahed, primo imam franco-algerino dichiaratamente gay e contro l’oscurantismo che si è raccontato a Marco Cesario; Chang Ping, il giornalista cinese censurato dal governo di Xi Jinping, che pur in esilio, continua ad accendere una luce sul suo popolo; John Shipton, padre di Julian Assange, che lotta strenuamente per la difesa del figlio;  Akram Sweedan, coraggioso artista siriano, che sotto la minaccia della guerra riesce ad infondere speranza, raccogliendo  i resti di ordigni vari, bombe e razzi, colorandoli e decorandoli, dando loro un nuovo significato; la testimonial Carmen Ferrara, la 25enne campana, attivista LGBTIQ e ricercatrice.

Con un intenso spot dal titolo emblematico, “Slapp, il bavaglio con la cravatta!”, è partita da “Imbavagliati” anche la campagna internazionale contro le querele temerarie. Ideato e diretto da Désirée Klain, con la collaborazione alla sceneggiatura di Paola Rosà di Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, il filmato è un modo per collegare l’emergenza italiana alle politiche europee, mettendo insieme le storie italiane alle vicende di intimidazione e autocensura, con le testimonianze di Federica Angeli, Antonella Napoli, Nello Trocchia dall’Italia, di Alexander Schiebel dall’Austria e Karl Bär di Monaco di Baviera, di Charlie Holtconsulente di Greenpeace, dell’avvocato Nicola Canestrini, dell’esperta di diritto internazionale Sarah Clarke e del Presidente della Federazione Nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti.

“Centinaia di giornalisti, blogger, attivisti, difensori dei diritti umani – ha detto la Klain, responsabile di Articolo 21 Campania – in tutto il mondo sono vittime di querele. Sono molto soddisfatta di aver realizzato questa campagna, che sta circolando in tanti paesi europei. L’obiettivo è quello di far capire al cosiddetto grande pubblico, che le slapp non sono soltanto un problema per gli operatori dell’informazione e di questo abbiamo parlato anche nell’interessante convegno organizzato con il SUGC e la FNSI.”.

“Ringrazio Désirée Klain – ha detto Giuseppe Giulietti, nel suo messaggio rivolto agli organizzatori – e la sua squadra per non aver rinunciato in una stagione così difficile al festival Imbavagliati, un punto di riferimento internazionale, che contribuisce a contrastare il virus dell’intolleranza e del razzismo. Dobbiamo impegnarci tutti per far circolare questo spot, farlo conoscere. In Italia la legge sulle querele bavaglio giace vergognosamente al Senato da venti anni. Spesso vittime sono i cronisti precari. Ma viene colpito il diritto di tutti i cittadini ad essere essere informati”.

“Le mie congratulazioni ad Imbavagliati e alla direttrice artistica Désirée Klain perché ci mette l’anima – ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – lo so da sei anni e quindi come attivista e difensore dei diritti umani il festival è tra le mie eccellenze personali. Mi piace pensare che grazie a ‘Imbavagliati’ riusciamo sempre a tracciare una traiettoria giusta da Giancarlo Siani a Mario Paciolla, da Giulio Regeni a Patrick Zaki. Ed è stato importante quest’anno anche il tema scelto: la tutela dei diritti delle persone LGBT, che oltre ad essere violati in molti paesi, trasformano questa discriminazione in violenza””.

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