L’appello dei magistrati europei per lo Stato di diritto
5231 magistrati europei hanno sottoscritto l’appello indirizzato alla Commissione Europea, che verrà inviato a Bruxelles questa settimana.
L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Iustitia dei giudici polacchi per sollecitare la Commissione ad intraprendere ogni attività finalizzata alla tutela dello stato di diritto e all’esecuzione delle decisioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sull’indipendenza dei sistemi giudiziari.
L’appello è stato sottoscritto da giudici e pubblici ministeri di tutti i paesi dell’Unione ( fra gli altri, 965 magistrati olandesi, 569 portoghesi, 538 austriaci, 476 italiani, 410 francesi e 154 romeni) e di altri stati come la Turchia, la Serbia, la Svizzera e gli Stati Uniti.
L’iniziativa è stata sostenuta da varie associazioni nazionali e da quelle europee MEDEL (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés), European Association of Judges (EAJ), Association of European Administrative Judges (AEAJ), Judges for Judges.
Krystian Markiewicz, il Presidente di Iustitia, ha dichiarato: “Siamo molto commossi per questa risposta venuta dai magistrati europei. L’azione a difesa dello stato di diritto e dell’indipendenza dei sistemi giudiziari non è solo un questione interna alla Polonia ma interessa l’intera comunità europea”.
Dopo la “marcia delle mille toghe” che si è svolta a Varsavia, nel gennaio scorso, e che ha portato alla magistratura polacca la solidarietà della comunità europea e internazionale dei giuristi, anche l’adesione a questa iniziativa conferma che i magistrati “europei”, singoli e associati, si sentono parte attiva di un comune percorso verso l’effettiva realizzazione dell’Europa dei diritti e dello stato di diritto.
* Magistrato, segretario generale Magistratura Democratica
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Cari colleghi, Magistrati Europei,
Da 5 anni è in corso un processo di deterioramento del sistema giuridico in Polonia. La situazione peggiora ogni mese. Le autorità polacche continuano a vessare, perseguitare e intimidire apertamente i giudici e i pubblici ministeri che cercano di difendere lo Stato di diritto. Osserviamo anche che gli sviluppi in Polonia incoraggiano i politici di altri stati europei a limitare l’indipendenza delle giurisdizioni nei loro sistemi.
La “Marcia delle 1000 toghe”, che si è tenuta l’11 gennaio 2020 a Varsavia, ha dimostrato che siamo una famiglia di magistrati europei. Lottando per lo Stato di diritto in Polonia, lottiamo per lo Stato di diritto in tutta Europa. Ti invitiamo quindi a diffondere, tra i magistrati e le associazioni giudiziarie, la lettera qui allegata, indirizzata alla Commissione Europea.
La lettera può essere sottoscritta usando il seguente link.
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfLIOzmTeSG6bx85kOQPHybRGeXc7ixj_RLhyS22_XSBd6JAQ/viewform
Confidiamo nel tuo sostegno
Il Presidente dell’Associazione di giudici polacchi IUSTITIA
Krystian Markiewicz
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L’appello dei magistrati europei
In base all’art. 2 del TUE, l’Unione Europea è basata sul rispetto dei valori della dignità umana, libertà, democrazia, eguaglianza, stato di diritto, e dei diritti umani, inclusi i diritti delle minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società fondata su pluralismo, non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà ed eguaglianza fra donne e uomini.
Come sottolineato dai più grandi difensori dei diritti delle persone e dei cittadini, lo Stato di diritto non è negoziabile. Ed è così perché è lo stato diritto la vera base sulla quale è stata costruita l’Unione Europea nonché la garanzia di ogni diritto e libertà di qualsiasi cittadino.
Oggi l’Unione Europea si trova ad un punto di svolta nel suo percorso. In paesi come Ungheria, Polonia, Romania e Bulgaria proseguono gli attacchi sistemici allo stato di diritto e all’indipendenza della magistratura.
Purtroppo l’accettazione di tali attacchi come l‘assenza di standard comuni possono incoraggiare mutamenti preoccupanti in altri paesi. Questi processi di regressione implicano la distruzione dell’indipendenza delle corti, politicizzando le procedure di nomina dei giudici, eliminando l’autonomia dei pubblici ministeri, acquisendo il controllo sui giudici disciplinari ed usando procedimenti disciplinari e penali contro i magistrati.
Inoltre, si portano avanti campagne di odio “istituzionalizzate” usando i media che dipendono dai governi. Tutto ciò è concepito come strumento di repressione contro i magistrati che lottano per tutelare lo stato di diritto nell’Unione Europea.
La Commissione europea è il guardiano dei Trattati e, dunque, dello stato di diritto.
Riconosciamo ed apprezziamo le iniziative già intraprese dalla Commissione, come quelle basate sull’art. 7 e le procedure di infrazione avviate nei mesi recenti, e non ci attendiamo che la Commissione risolva da sola tutte le problematiche, poiché queste ricadono nella competenza di altre istituzioni, incluse la Corte di Giustizia Europea, il Parlamento Europeo, e il Consiglio europeo.
Non vi è tuttavia dubbio che la Commissione ha un ruolo chiave in tale ambito e che, ad esempio, le decisioni della Corte di Giustizia sono determinate da iniziative avviate dalla Commissione. Ogni ritardo in questo ambito non soltanto rappresenta una minaccia ai giudici nazionali (e al tempo stesso europei) ma offre argomenti agli euroscettici che enfatizzano l’inefficienza delle strutture europee e così giustificano la cancellazione dei valori scritti nell’art. 2 del TUE.
Alcuni politici sembrano determinati ad eliminare l’indipendenza dei giudici dai loro sistemi giudiziari. Se la commissione vuole effettivamente proteggere l’indipendenza della Giustizia, bisogna valorizzare i giudici come garanti dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Noi, Magistrati dell’Unione Europea, facciamo appello alla Commissione Europea perché intraprenda ogni altra azione finalizzata al rispetto dei trattati dell’Unione ( art. 17 TUE) e a dare esecuzione alle decisioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europa (art. 260(2) TFUE).
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