Come liquidare la cultura in quattro e quattr’otto: Gedi chiude MicroMega a fine dicembre
E’ un altro pezzo dell’informazione italiana che viene attaccata e colpita al cuore.
MicroMega, rivista bimestrale di cultura, politica e filosofia, verrà chiusa a fine mese dal suo editore, il gruppo Gedi che fa capo alla famiglia Agnelli. Le cause, le ragioni di questa decisione, nulla è chiaro, nulla è motivato, tranne il verdetto: fine.
Scarni i particolari. Una lettera ultimativa di pochi giorni fa che afferma già nell’oggetto: cessazione pubblicazioni MicroMega. “Gentili Signori, vi informiamo che dalla data del primo gennaio 2021, Gedi Gruppo Editoriale S.p.A. cesserà la pubblicazione del periodico MicroMega. Cordiali saluti”. La missiva è firmata da Corrado Corradi, direttore generale della divisione stampa nazionale di Gedi. Detto fatto, insomma. Un’altra testata in meno, un’altra lacerazione in più nella continuità del gruppo Repubblica Espresso rispetto alla sua storia, dopo che Carlo De Benedetti ha venduto tutto agli Elkann.
Fondata quasi 35 anni fa – li compie proprio l’anno prossimo – da Paolo Flores d’Arcais intellettuale e grande animatore culturale che a tutt’oggi ne è il direttore, MicroMega si è proposta nel tempo come un laboratorio di idee “per una sinistra illuminista”. Nella sua lunga vicenda editoriale è stata un baluardo della cultura italiana nell’area della sinistra, ma anche qualcosa di più: un’ipotesi di mondo, un modo diverso di fare informazione consapevole, riflessivo, impegnato. Ossia “al servizio delle grandi battaglie civili e della coscienza democratica”, come vuole il suo motto.
Sulle sue pagine (e quotidianamente nel sito) si sono alternati autrici e autori provenienti dalla politica, filosofi, intellettuali, professori, economisti, giuristi, magistrati, giornalisti, scienziati, cineasti, letterati e artisti: da Camilleri a Cordero, da Rodotà a Margherita Hack, da Tabucchi a Dario Fo e don Andrea Gallo, solo per ricordare qualcuno tra quelli che non ci sono più, il meglio dell’intellighenzia italiana. Sempre nell’intento di fotografare l’oggi, di annodare le fila tra passato e presente, vecchio e nuovo, all’interno di una dialettica tra cultura, società e scienza per offrire una rappresentazione avanzata e più completa possibile di ciò che si intende per società civile, un punto di riferimento dell’universo progressista a testimonianza dell’impegno degli intellettuali in politica.
Il numero in uscita il prossimo giovedì 17 dicembre sul tema della biopolitica sarà dunque l’ultimo edito da Gedi, mentre è ancora in edicola e in libreria quello sui crimini coloniali dell’Italia in Africa, un tema scomodo come molti altri, affrontati denunciando anche aspramente disparità e iniquità attraverso il confronto e la libertà di parola. Un contraddittorio esemplare non sempre possibile altrove, su grandi e piccole testate della stampa nazionale: e la maniera scelta da Gedi, del licenziamento senza preavviso e senza considerazione del lavoro svolto, dà l’esatta misura di un fenomeno ormai frequente.
Crisi economica, scarsa redditività, cambio del vento politico? Chissà se il direttore, i redattori e i numerosi collaboratori che MicroMega ha riunito intorno a sé avranno risposta.
Flores d’Arcais, intanto, pratica la resilienza: “Ai tanti amici e giornalisti che mi stanno chiamando in queste ore posso assicurare che ‘MicroMega’ continuerà a vivere, e che con i redattori e i collaboratori stiamo già studiando le modalità per non interrompere la continuità della testata”. Lo ricorda sul sito www.micromega.net senza rilasciare interviste. Scripta manent.
* Fonte: Libertà e Giustizia
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