Il Covid fa bene solo alle mafie “Per il 70% degli intervistati hanno più potere”
Il sondaggio realizzato da Demos e Libera sul legame tra pandemia e criminalità organizzata.
Lo stato d’emergenza e un tessuto sociale dominato dall’insicurezza favoriscono la corruzione
La pandemia minaccia la nostra salute e ha cambiato la nostra vita. Ci spinge a vivere da soli, lontani dagli altri. Talora, anche dai nostri familiari. E ha generato un clima di insicurezza, spesso di paura, che incombe su tutti. Indebolisce la nostra società. E la nostra economia.
Così, si stanno creando condizioni favorevoli al propagarsi del crimine organizzato e dell’usura. Che sfruttano l’indebolirsi del sistema delle imprese e del commercio. Stremato dal crollo dei consumi e del mercato. Interno, oltre che internazionale. Questa convinzione ha indotto don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, ad affermare, di recente, che «la mafia è, anch’essa, un virus. Il Mafiavirus». D’altronde, le mafie approfittano da sempre dei momenti di crisi, come in questi mesi, avvelenando e impoverendo contesti sociali già disorientati e spaventati.
Per questa ragione Libera ha affidato a Demos l’incarico di indagare sulla percezione sociale di quanto la pandemia stia generando condizioni favorevoli al propagarsi delle mafie, della criminalità organizzata. E, al tempo stesso, della corruzione. “Impiantandosi” fra le pieghe del sistema produttivo e, al tempo stesso, familiare. Perché la profonda crisi che ha investito il Paese coinvolge, ovviamente, imprese e imprenditori. Ma anche le famiglie, le persone. Costrette a cercare sostegni per affrontare i costi della vita quotidiana.
Si tratta di problemi gravi, che richiedono aiuti urgenti. Per evitare che le mafie (termine fin troppo generalizzato, ma, per questo, di uso comune) occupino gli spazi lasciati liberi dallo Stato. Prima dello Stato. Un pericolo denunciato da numerosi magistrati. Ormai da tempo.
Questo rischio appare largamente percepito — e condiviso — dagli italiani, come emerge dall’indagine condotta da Demos per Libera. Oltre il 70% dei cittadini intervistati, infatti, ritiene che, spinta dall’emergenza Covid, la corruzione in Italia si stia diffondendo ancora di più. Mentre, al tempo stesso, la mafia aumenta la sua presenza. E il suo potere. Questa convinzione, peraltro, trova “molto” d’accordo più del 50% degli intervistati. Per la precisione: il 55%, per quel che riguarda l’infiltrazione mafiosa. Si tratta di un’opinione diffusa in tutte le categorie professionali, ma soprattutto fra “i liberi professionisti”, che dispongono di antenne particolarmente sensibili, rispetto a questo fenomeno. Il loro grado di percezione, circa la diffusione della mafia, raggiunge l’80%. Coinvolge, cioè, (quasi) tutti.
Inoltre, è interessante osservare come, sul piano territoriale, l’attenzione verso l’infiltrazione mafiosa sia particolarmente acuta nel Nord, soprattutto nel Nord Ovest, mentre nel Nord Est è maggiore la sensibilità al fenomeno della corruzione. Che, secondo la maggioranza degli italiani (intervistati da Demos), verrebbe ulteriormente favorita dagli aiuti economici del governo a sostegno delle imprese e, in misura di poco inferiore, alle famiglie in difficoltà.
L’indagine di Demos, per Libera, delinea, dunque, una visione “corrotta” della società, ma soprattutto, delle istituzioni al suo “servizio”. In primo luogo, la sanità. Che ha offerto sostegno e aiuto ai cittadini e al territorio, in questa grave emergenza. Ma non nella misura necessaria, perché è ritenuta “corrosa” all’interno e, per questo, indebolita, meno efficiente. Si tratta di una valutazione espressa da 8 italiani su 10 intervistati. Dunque: quasi tutti.
E, per questa ragione, tre quarti degli italiani intervistati ritengono che i fondi europei dovrebbero essere investiti anzitutto nella sanità. Una convinzione che raggiunge i livelli più elevati nel Mezzogiorno, dove il sistema sanitario, di fronte a questa emergenza, ha dimostrato tutti i suoi limiti. È significativo osservare come, dopo il sistema sanitario, il settore verso il quale i cittadini pensano sia necessario destinare i “Fondi Europei” sia la scuola. Insieme al sistema universitario e alla ricerca.
Dunque, la crisi pandemica ha accentuato la domanda di sicurezza sociale e personale, attraverso maggiori interventi del (e sul) sistema sanitario. Ma, al tempo stesso, ha spinto a guardare avanti. Verso il futuro. Investendo sulla ricerca, sulla scuola. E, dunque, sulle giovani generazioni.
L’indagine condotta da Demos insieme a Libera, per valutare la percezione in merito alle conseguenze della “crisi virale” sulla sicurezza sociale e legale dell’Italia, propone, dunque, uno scenario con molte zone d’ombra, nelle quali agiscono organizzazioni mafiose e malavitose, che sviluppano la loro presenza intorno alle imprese e accanto alle famiglie. È un quadro che, secondo la maggioranza degli italiani, fornisce alla corruzione condizioni favorevoli per diffondersi ulteriormente.
Occorre, dunque, grande attenzione. Per evitare che il Covid favorisca il contagio del virus criminale e corrotto, latente e presente nella società, accanto a noi. L’insicurezza, la paura, la crisi: rischiano di diffonderlo ulteriormente. E l’unico vaccino in grado di contrastarlo siamo noi.
* Fonte: La Repubblica 21/11/2020
LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
Vedi l’indagine collegata di Demos
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L’analisi
Sanità e scuola ecco le priorità su cui investire
di Luigi Ceccarini
L’emergenza Covid-19, secondo gli italiani, ha aperto una finestra di opportunità alla diffusione della corruzione e al consolidamento del potere mafioso. Le misure di sostegno dell’UE diventano un’occasione non solo per la modernizzazione e il rilancio economico del Paese o il potenziamento del sistema dei servizi e di protezione dei cittadini, ma anche per il malaffare.
Alla domanda posta da Demos-Libera che chiedeva in quali settori investire i fondi europei, gli italiani non hanno esitazioni. La grande maggioranza, 75%, indica la Sanità. Del resto, in tempi cui la curva pandemica segna ancora traiettorie preoccupanti la salute è la questione principale. Angoscia un po’ tutti i cittadini (anche se in misura maggiore le donne e gli abitanti del meridione). Ed è il settore che pesa maggiormente nei bilanci delle regioni.
Segue la Scuola, che non assume la rilevanza della Sanità, ma, testimonia quanto la formazione venga considerata importante dagli italiani, tanto da essere indicata da oltre un intervistato su tre (35%). Si tratta, del resto, di uno dei settori più colpiti, e per questo gli investimenti in tale direzione vengono visti con favore: per formare i formatori e dotare le strutture (scolastiche) di infrastrutture (digitali). Infatti, la didattica a distanza non si risolve semplicemente nel fare lezione di fronte al computer, ma necessita di competenza e strumentazioni.
Al terzo posto si colloca il mondo dell’Università e della Ricerca (26%), che viene valorizzata dai più giovani (18-34 anni: 35%). Questi dati ribadiscono non solo l’importanza attribuita alla formazione, ma anche la valorizzazione della ricerca in tempi in cui si affronta un nemico sconosciuto, che va studiato adottando il metodo scientifico.
Emerge dunque l’idea, non certo nuova, dell’Europa come riferimento esterno, àncora di salvataggio per le incertezze interne. Le opinioni dei cittadini sembrano infatti più chiare degli orientamenti emersi in questi mesi nel dibattito pubblico e dallo scontro politico, sul Mes e sui progetti per ottenere le risorse da Bruxelles.
Oltre alla Sanità, quale bene comune e prioritario nella cornice pandemica del presente, viene dunque valorizzata la Scuola e la Ricerca. Ovvero, la dimensione intellettuale, come risorsa per il futuro. Per il rilancio e la modernizzazione, ma anche per contrastare l’insicurezza sospinta da un mondo globale sempre più agitato.
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https://twitter.com/repubblica/status/1330040005226590208?s=20
«Le mafie da sempre approfittano dei momenti di crisi e lo stanno facendo anche in questi mesi, avvelenando e impoverendo contesti sociali già disorientati e spaventati. È dunque più che mai necessario, oggi, unire forze e competenze, vigilare sulla corretta distribuzione dei fondi europei per contrastare non solo la pandemia ma anche le organizzazioni criminali, parassiti della società favoriti da quelle forme virali che da troppo tempo infettano la democrazia: complicità, disuguaglianze, divisioni».
Luigi Ciotti
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