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La caduta di Morra, la Rai e l’antimafia

Gian Carlo Caselli il . Calabria, Istituzioni, Mafie, Società

L’uscita di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, a proposito di Jole Santelli, rientra a pieno titolo nella categoria degli ingiustificabili sfondoni, intesi come errori marchiani o sbagli grossolani.

Tanto premesso, mi sembrano però sproporzionate alcune delle reazioni seguite a questo che resta, in ogni caso, un pesante infortunio. Perché? Tralasciamo pure la circostanza che in tutto il mondo le condizioni di salute di chi aspira o riveste una carica pubblica sono oggetto di attenta valutazione. Tralasciamola, se non altro perché è di pessimo gusto sollevare il problema “post mortem”, per di più rimproverando agli elettori di non avere tenuto conto della gravità della malattia che l’ha causata.

Resta il fatto che Morra ha parlato (malamente! ribadisco) di Jole Santelli in un contesto che riguardava prima di tutto l’arresto di Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria, appena eseguito nell’ambito di un’operazione denominata “Farmabusinnes”: in ragione del fatto che l’accusa (associazione a delinquere di stampo mafioso) si ricollega, stando alle cronache, a loschi affari  della ‘ndrangheta nel campo della sanità, con l’ipotesi di  ricadute in termini di voto di scambio.

Si dà il caso che Morra avesse inserito il Tallini – prima delle elezioni regionali – in un elenco di “ impresentabili”, stilato in base ai rilevamenti della sua Commissione  secondo i parametri che essa si era data. Circostanza per alcuni indigeribile “ab initio”, divenuta dopo l’arresto vieppiù sgradevole; nel senso che non collima  con la patologia – presente in alcuni ambienti del nostro paese – che tende a far passare in tema di rapporti fra mafia e politica una lettura surreale in chiave di riduzionismo/negazionismo.

Ed ecco che le reazioni a Morra hanno di fatto bypassato la spinosa questione del presidente Tallini, incentrandosi tutte sullo scivolone riguardante Jole Santelli. Un putiferio di accuse sdegnate, ora in buona fede ora con l’inconfessabile – magari inconsapevole – voglia di mettere a tacere chi solleva problemi scottanti. Accuse sfociate nella perentoria richiesta di dimissioni e nella cancellazione all’ultimo momento dell’invito ad una trasmissione Tv (una “sanzione” del tutto impropria che si spera rimanga un unicum nel servizio pubblico). Di qui la sproporzione di cui parlavo all’inizio.

Semplici sensazioni…..? Può darsi. Ma c’è una coincidenza che le avvalora.

Il fatto che il procuratore Nicola Gratteri, il cui ufficio ha condotto l’operazione “Farmabusinnes”, sia stato da taluno presentato – con un ironico  fotomontaggio – come un caudillo sudamericano con tanto di  medaglie e onorificenze (qualche chilo…) a riempire il petto della sfolgorante divisa.

Così, con politici e magistrati presentati – ciascuno a suo modo – come “incontinenti”, il cerchio si chiude…

Fonte: La Stampa 22/11/2020

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