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Manifesto per un nuovo Servizio Pubblico e la qualità della comunicazione

ADPRAI - Associazione Dirigenti Pensionati RAI il . Brevi, Informazione, Società

raiIl Ministro dell’Economia Gualtieri, il cui dicastero è proprietario della RAI, si è presentato alla Commissione parlamentare di vigilanza sul servizio pubblico elencando errori e omissioni della gestione: buco in bilancio, mancata realizzazione del piano industriale, incapacità di visione strategica. Un fatto davvero inusuale.

L’obbiettivo non era discutere singolarmente ciò che c’è di buono o di cattivo nella produzione RAI, ma intervenire perché la RAI sia strutturata e gestita in modo da garantire la sua utilità pubblica. Poi lo stesso ministro ha chiesto che il Consiglio di amministrazione vada a scadenza, nel giugno 2021, senza prima dimettersi in modo da dare il tempo, come si spera, di varare una legge di riforma che possa tenere lontani i partiti dalla gestione e dalle nomine.

Questo è avvenuto nello stesso giorno in cui il Consiglio di amministrazione RAI promuoveva 18 nuovi vicedirettori nelle reti, al di là di ogni senso comune.

In questo clima rinasce e si ripropone, in una nuova formulazione, il Manifesto nuova RAI che pubblichiamo per coinvolgere l’opinione pubblica. La precedente versione, pre-pandemia, ha raccolto 1250 firme attraverso la piattaforma change.org e contatti diretti.

Perché le modifiche? Accogliendo alcune preoccupazioni espresse sul ruolo del Governo nella precedente versione, la nuova formulazione del Manifesto attribuisce la nomina degli amministratori dell’Ente di controllo ai Presidenti di Senato e Camera, introducendo più strette misure di selezione preventiva. Abbiamo anche inserito un paragrafo di riflessione sulla pandemia, convinti che la crisi globale che stiamo vivendo riproponga con urgenza il problema della qualità della comunicazione e dell’informazione pubblica.

Intanto il Gruppo promotore, che fa capo principalmente alla Associazione Dirigenti Pensionati RAI, ha intrapreso, nelle forme oggi possibili, azioni di sensibilizzazione verso i principi generali contenuti nel Manifesto, nella speranza che influenzino positivamente i progetti di legge già presentati per riformare la governance della RAI.

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MANIFESTO PER UN NUOVO SERVIZIO PUBBLICO E LA QUALITA’ DELLA COMUNICAZIONE

Molte voci segnalano che criticità gravi nel mondo della comunicazione e della informazione sono accompagnate da squilibri nei meccanismi di rappresentanza politica democratica. Internet e i media sociali e personali offrono potenzialità straordinarie, ma l’evoluzione epocale della digitalizzazione pone seri problemi alla democrazia rappresentativa come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi.

Assistiamo alla progressiva sottomissione della politica al sistema della comunicazione nel suo complesso, accompagnata da fenomeni come le fake news, il rifiuto crescente della intermediazione politica e culturale, la commercializzazione e il controllo dei dati personali, la creazione di camere stagne che alimentano opinioni estremistiche e irrazionali, il tutto accompagnato dalla crisi del giornalismo professionale.

Nei mesi trascorsi dall’inizio della pandemia è apparso evidente che le attuali modalità operative del servizio pubblico della comunicazione, e nella fattispecie della RAI, nonostante gli sforzi sono inadeguate ai bisogni. In particolare, la RAI non appare impegnata a fornire una risposta alla esigenza di fornire ai cittadini l’accesso universale alla rete, e continua a disperdere le sue risorse all’interno di strutture informative e di produzione programmi che sono dispersive, contraddittorie, prive di autonomia dalle forze politiche e non sempre professionalmente ineccepibili.

Una cura straordinaria

È lecito ritenere che la politica, lo Stato e l’opinione pubblica debbano dedicare in questo tempo una cura straordinaria al sistema della comunicazione. Ciò è nell’interesse di tutti, a cominciare dai movimenti e partiti politici che rischiano di sfaldarsi nella crisi di fiducia verso le rappresentanze e le istituzioni.

I media di massa tradizionali, come la televisione, negli ultimi decenni hanno inquinato l’ambiente diffondendo paure, falsi convincimenti e falsi bisogni. Questa operazione negativa ha predisposto il nuovo ambiente dei social, ne viene amplificata e in parte continua, anche nel servizio pubblico. Invece proprio la RAI, pagata dai cittadini, deve essere il primo luogo di ricerca della verità, della razionalità e della coesione sociale, e di stimolo alla qualità nella produzione dell’informazione, dei programmi e dei nuovi servizi nel sistema misto della comunicazione.

Il ruolo del servizio pubblico

La RAI ha ancora un ruolo centrale nel rapporto con le generazioni adulte. Una rapida ed efficace trasformazione in media company di servizio pubblico può permetterle di recuperare la credibilità in parte compromessa anche tra i giovani, e di affrontare le sfide della intelligenza artificiale e degli algoritmi applicati alla comunicazione, garantendo nel nuovo mercato la presenza di una logica di servizio.

RAI e politica

Perché questo sia possibile è necessario che la RAI spezzi definitivamente i suoi legacci con la politica di parte, e divenga luogo privilegiato di produzione culturale e informativa autonoma, professionale e responsabile verso la comunità nazionale. Una RAI unitaria, non più lottizzata al suo interno, non divisa in Reti e Testate, decisamente riorganizzata e orientata alla qualità del prodotto e del lavoro, affidata a professionisti che nel pieno rispetto delle diversità e liberi da ogni coercizione e sentimento di appartenenza partitica rispondano alle aspettative dei cittadini e alle necessità di sviluppo del Paese.

Per separare la RAI dai partiti è necessario un organismo intermedio, che in regime pubblico ne acquisisca proprietà e controllo. La nomina dei suoi amministratori deve assumere valenza costituzionale. Le soluzioni tecniche possibili sono molte; a noi pare che le seguenti condizioni siano essenziali.

  • Gli amministratori devono essere scelti all’interno di un Registro permanente dei candidati, anche indicati da soggetti qualificati esterni al Parlamento, attraverso l’analisi trasparente dei curriculum e con audizioni pubbliche, la verifica di assenza di incompatibilità, l’accertamento delle competenze, la dimostrata attitudine al dialogo e alla promozione della coesione sociale. Il Registro sarà affidato a una Commissione interparlamentare che potrebbe sostituire l’attuale Commissione di Vigilanza.
  • Deve essere fissata una lunga durata del mandato, preferibilmente di sette anni, con la possibilità di diversificare la durata in carica alla prima tornata di nomine.
  • L’affidamento delle nomine spetta prioritariamente al Parlamento, affidandola congiuntamente ai Presidenti del Senato e della Camera..
  • La sostituzione dei vuoti che si venissero a determinare deve avvenire mediante la scelta e la nomina, volta per volta, di singoli candidati per un mandato intero.

Il rispetto delle regole è necessario per garantire ai prescelti autonomia e pubblica fiducia, mettendoli al riparo dal mutamento delle maggioranze parlamentari e di governo.

Deve anche essere garantito un sistema stabile di controllo delle risorse da canone, rapportato attraverso meccanismi chiari e trasparenti al perseguimento degli obbiettivi istituzionali.

Così la RAI, con un management competente ed efficiente e con adeguate risorse, potrà impegnarsi a recuperare efficienza e redditività per svolgere al meglio nella società italiana il ruolo positivo che da essa si attende, diffondendo informazione completa e di qualità, passione per l’intelligenza e l’innovazione, e rafforzamento del senso di cittadinanza, anche al fianco degli altri servizi pubblici europei.

Una mobilitazione diffusa

Rivolgiamo un appello perché questa “cura straordinaria” al sistema della comunicazione trovi l’appoggio più ampio. Essa deve riguardare l’intera comunicazione pubblica, deve coinvolgere le scuole e le università perché si diffonda tra i giovani un uso consapevole dei media, e non può trascurare una decisiva trasformazione del servizio pubblico.

Chiediamo al Parlamento e ai partiti politici una generosa rinuncia ai propri interessi immediati, che si traduca in un investimento a medio termine per lo sviluppo culturale, economico e per la coesione sociale del popolo italiano, e in particolare per il rilancio della creatività e della capacità produttiva dei giovani e per far crescere nella collettività nazionale il sentimento e la coscienza della cittadinanza comune.

Chi siamo

L’iniziativa è promossa da esperti di ADPRAI, Associazione dei Dirigenti Pensionati, e i primi firmatari sono: Stefano Balassone, Fabrizio Giuliani, Sonia Marzetti, Marco Mele, Andrea Melodia, Otello Onorato, Patrizio Rossano e Celestino Spada.

ADPRAI – Associazione Dirigenti Pensionati RAI, presidente Otello Onorato
Associazione per l’Economia Della Cultura, presidente Marco Causi
Lorenzo Frigerio, anche per conto di Libera Informazione
Giuseppe Vacca, anche per conto di Istituto Gramsci
UCSI – Unione Cattolica Stampa Italiana

Hanno firmato, tra gli altri..

Info: manifestonuovarai@gmail.com

https://www.manifestonuovarai.it/

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