Il sistema sanitario nella Polizia di Stato: modello di riferimento nella P.A.
L’epidemia da covid-19 ha toccato, naturalmente, anche diversi operatori della Polizia di Stato impegnati ogni giorno, da mesi ormai, oltre che nei consueti servizi di tutela della sicurezza e di controllo del territorio anche in quelli finalizzati all’osservanza delle disposizioni governative in materia di contenimento del contagio.
Così, alla data dell’11 novembre, si contavano 2.951 poliziotti con tampone positivo al Sars-covid-2, di cui 1.834 in isolamento, 34 ricoverati, 1.084 in isolamento terminato e 3 deceduti.
Il sistema sanitario della Polizia di Stato, articolato in Uffici provinciali in ciascuna Questura, presso gli istituti di istruzione e in Uffici di coordinamento a livello interregionale, ha svolto con particolare impegno la funzione affidata con la supervisione della Direzione Centrale di Sanità (Dipartimento della Pubblica Sicurezza) che, con buona frequenza, ha diramato puntuali circolari, per raccomandare prudenza, equilibrio, comportamenti lavorativi e non orientati alle indicazioni e alle misure di contenimento in vigore.
Già ad aprile, lo stesso Capo della Polizia Gabrielli, in concomitanza con l’allentamento delle misure di contenimento, aveva fornito ai Questori indirizzi applicativi “per una organizzazione degli uffici ed una calibrata definizione dei servizi, nella consapevolezza che il passaggio da una fase all’altra non potrà che essere caratterizzato da coerenza, prudenza e gradualità”. E già allora Gabrielli aveva messo in guardia sulla prevedibile ripresa delle attività delittuose riconducibili alla c.d. criminalità diffusa, cosa che si è puntualmente verificata.
Una situazione generale, dunque, con “la pandemia da Sars-Cov-2 che presenterà nei prossimi giorni ulteriori criticità” come ha sottolineato negli ultimi giorni il Direttore Centrale di Sanità Ciprani, in cui il lavoro del poliziotto diventerà ancor più difficile e gravoso e in cui saranno fondamentali quelle doti di preparazione, generosità, resilienza e spirito di sacrificio mostrati dagli agenti delle nostre forze di polizia.
E’ con questo spirito che Ciprani ha voluto richiamare (la circolare è stata inviata a tutte le Questure, ai vari reparti e Specialità della Polizia di Stato, a tutti gli Uffici dipartimentali) “alcuni aspetti importanti che devono rappresentare lo sfondo di riferimento comune di tutti gli interventi e le attività che dovranno essere ancora garantite”.
Ed uno di questi aspetti ha riguardato il punto che la diffusione del virus è di gran lunga predominate in ambito familiare e comunque extralavorativo “situazioni in cui vengono meno le cautele e le norme di profilassi”. Di qui il forte richiamo sulla necessità di aderire alle note misure di comportamento ma anche “di intervenire con i colleghi che mostrano atteggiamenti non consoni alle stesse”.
Un secondo aspetto puntualizzato nella circolare ha riguardato le varie iniziative, misure, protocolli, circolari emanate e ispirate a criteri di scientificità e di affidabilità con l’obiettivo prevalente della salute del personale. Importante, allora, evitare “iniziative personalistiche, improvvisazioni, protagonismi non qualificati, comunicati pubblici che finiscono per alimentare un clima di incertezza e di confusione..”.
Il terzo punto è che questa seconda “ondata della pandemia” che ha acuito il senso di scoramento in ogni persona, possa ingenerare “un senso di impotenza e di esaurimento funzionale” anche negli operatori di polizia. Ma Ciprani è rassicurante ricordando “che la pandemia finirà comunque nei prossimi mesi e che, al di là del numero dei contagi, il decorso della malattia non è critico nella maggior parte dei casi, pressoché costantemente in assenza di note condizioni predisponenti”.
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