La criminalità mafiosa in Francia
Il 27 gennaio del 1993 la Commissione d’inchiesta sui metodi di lotta contro i tentativi di penetrazione della mafia in Francia (presieduta da Francois D’Aubert), presentò la sua relazione al presidente dell’Assemblea Nazionale.
Il documento, allora, fu considerato la fonte ufficiale più completa e attendibile sull’argomento e, tuttavia, si ricavò anche l’impressione generale di una sottovalutazione proprio delle possibili connessioni a livello politico. In linea generale sembrava, infatti, che la mafia in Francia non avesse messo radici sebbene venissero registrate alcune “situazioni di mafiosità” nelle città di Parigi, Marsiglia e Bordeaux.
Si trattava, tuttavia, stando al giudizio della polizia giudiziaria francese, di gruppi relativamente isolati che non avevano un grado di organizzazione sofisticato come quello di Cosa Nostra e, tutto sommato, risultavano più pericolosi i tentativi di infiltrazione che provenivano da altre organizzazioni transnazionali estere.
La situazione, tuttavia, con il passar degli anni è mutata notevolmente al punto che “la Francia, grazie alla vicinanza geografica e culturale con il nostro Paese, è storicamente ritenuta una Nazione ad alto rischio di infiltrazione mafiosa”(rel. DIA, 2020). E lo stesso Vice Capo della Polizia Prefetto Rizzi, alcuni giorni fa, in sede di audizione alla Commissione Parlamentare antimafia riferendosi, in particolare,alla mafia calabrese “presente in trenta paesi con strutture intermedie..” ha sottolineato la sua presenza in Francia ma anche in Germania, Svizzera, Olanda e Spagna.
Un efficace scambio informativo tra la Polizia di Stato e quella francese consente di affermare che “il territorio francese continua a costituire un polo di attrazione per le varie organizzazioni criminali italiane presenti nell’estremo ponente ligure”, ma con una presenza ingombrante della’ndrangheta (una “decennale presenza”) che ha attivato addirittura con il “locale di Ventimiglia” una “Camera di passaggio” per coordinare le varie attività illecite “con le analoghe strutture ultranazionali attive in Costa Azzurra” (rel. Dia, cit.).
Ma c’è qualcosa di più allarmante e sono le stesse autorità francesi ad ipotizzare “l’esistenza di un’emergenza legata alla presenza di una seconda generazione di criminali calabresi che hanno riprodotto lo schema criminoso proprio della Regione di origine (…) e starebbero realizzando legami con la criminalità francese, marsigliese in particolare, per sviluppare il traffico di droga” (rel.DIA).
Anche la camorra è in stretto contatto con il clan dei marsigliesi come testimoniato dalla stabile presenza in Francia,a Mentone, del gruppo Tagliamento affiliato al clan Zaza, interessato al traffico di stupefacenti, alla commercializzazione di prodotti contraffatti, alle scommesse clandestine e all’esercizio abusivo del gioco.
Sono le regioni delle Alpi, in Provenza e Costa Azzurra quelle più sfruttate dalla c.o. italiana che reinveste anche i capitali di provenienza illecita. La Francia, sul tema del riciclaggio, è ancora piuttosto vulnerabile.
L’isola di Saint Martin e altre dei Caraibi, la stessa Normandia, il Principato di Andorra, sono paradisi bancari che sfuggono ai controlli. Per non parlare dei casinò che notoriamente sono adatti per il lavaggio del denaro sporco.
Parigi e le sue banche costituiscono, spesso, una tappa delle triangolazioni finanziarie compiute con il Principato di Monaco, la Svizzera e il Lussemburgo.
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