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Padre Sorge, uomo del Concilio e della Primavera di ribellione alle mafie

Pierluigi Ermini il . Chiesa, L'analisi, Memoria, Società

padre sorge repNegli anni del mio avvicinamento al mondo della vita della Chiesa il nome di Padre Bartolomeo Sorge ricorreva spesso, come una delle figure di spicco del periodo post conciliare degli anni ’70 e ’80.

La rivista “Civiltà Cattolica” di cui è stato per lungo tempo direttore era uno degli spazi maggiori di riflessione e di dibattito di quegli anni. Anche per noi giovani che stavamo diventando “grandi”, quella rivista era un punto di riferimento nel nostro percorso di fede e di impegno sociale. Gesuita e politologo, Padre Sorge ha legato la sua storia sicuramente al Concilio Vaticano II e successivamente anche a quella che è stata chiamata la primavera di Palermo e della Sicilia. Non è un caso che iniziò a far parte della bellissima squadra della Civiltà Cattolica nel 1966, poco tempo dopo la fine del Concilio fino poi a diventarne direttore dal 1973 al 1985.

Padre Sorge sarà una delle persone che maggiormente cercheranno di portare avanti il pensiero di Papa Paolo VI soprattutto alla luce di quelle che furono le scelte fondamentali e le grandi novità introdotte nella Chiesa Cattolica dal Concilio Vaticano II. In questo senso molto importante fu il ruolo che lui svolse anche nei lavori preparatori nel 1976 del primo Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana su «Evangelizzazione e promozione umana», 10 anni dopo la fine del Concilio.  In quel convegno due furono i punti di grande discussione rimasti poi per lungo tempo fermi, se non addirittura dimenticati; la sinodalità e la missionarietà della Chiesa.

Con sinodalità s’intende il “camminare insieme” di tutto il popolo di Dio; un cammino dove trova spazio l’apporto di tutti alla vita della comunità. Tutti contano e hanno un ruolo, laici e sacerdoti, uomini e donne. L’alto tema è quello della visione missionaria della Chiesa. Il Concilio Vaticano II affrontò a lungo questo argomento. Secondo i Padri Conciliari, l’impegno a essere missionari spetta a tutti i membri della Comunità cristiana, che devono collaborare alla diffusione del Vangelo in ogni luogo della terra e in ogni situazione. Una Chiesa cosiddetta in uscita, fuori dal palazzo e dal potere che ne ha caratterizzato per secoli la storia.

Padre Bartolomeo Sorge è rimasto sempre fedele a queste scelte conciliari che sono parte esse stesse del pensiero di Papa Montini. Un cammino questo interrotto dagli anni ’80 che ha portato purtroppo a una perdita di forza e di slancio dei laici all’interno della Chiesa e al ritorno a una vita tradizionale dove il clero ha ripreso sempre più forza e valore rispetto ai laici. Non è un caso che lentamente, piano piano, tanti laici che si erano impegnati nella vita delle parrocchie, hanno perso slancio e si sono poi allontanati.

In fondo, da un punto di vista delle scelte conciliari, su questi temi il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, per altri aspetti molto importante e innovativo, ha segnato una vera e propria regressione rispetto a quanto era emerso nei dibattiti conciliari, dando forza invece alla vita della curia.

Un percorso che neanche Papa Ratzinger ha saputo riaprire concretamente e che sta riprendendo slancio solo in questi ultimi anni con l’arrivo di Papa Francesco, che invece crede molto nella sinodalità e missionari età della Chiesa. Aspetti che sono emersi in modo nell’ultimo convegno ecclesiale del 2015 svoltosi a Firenze.

Su questi temi nel settembre del 2019 Padre Bartolomeo Sorge ha rilasciato una lunga intervista proprio a Civiltà Cattolica che fa ben capire come quel momento di grande speranza per la vita della Chiesa si sia fermato per quasi 40 anni.

La vita di Padre Sorge ha un grande cambiamento nel 1985; dopo aver lasciato La Civiltà Cattolica, arriva a Palermo accanto al confratello Ennio Pintacuda e diventa uno degli animatori del riscatto sociale ed etico della città e della Sicilia dal fenomeno delle mafie. Furono anni di un continuo fiorire di iniziative politiche, sociali e culturali volte alla promozione di una cultura della legalità che contrastasse quella mafiosa.

Dal 1986 al 1996 ha diretto l’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe del capoluogo siciliano. All’interno di questo Istituto, con il movimento Città per l’Uomo ha sostenuto la cosiddetta Primavera di Palermo di Leoluca Orlando. Diventato sindaco Leoluca Orlando diede vita ad una giunta che comprendeva parte della Democrazia cristiana, i Verdi, una lista civica e successivamente anche il Partito comunista.

Sono gli anni che dal 1985 vanno al 1990. Orlando poi, uscito dalla Dc, fondò il movimento “La Rete”, diventando prima Consigliere Regionale e poi deputato. Sorge, pur non schierandosi apertamente al suo fianco, non sconfessò la sua scelta. Questi anni rappresentarono un momento di riscatto della Sicilia dalle mafie, soprattutto dopo le stragi del 1992 e del 1993 e uno dei momenti di maggior notorietà di Sorge, che sostenne con forza coloro che cercarono di ribellarsi al dominio mafioso.

Padre Sorge rimase a Palermo fino al 1996, anni importanti di rinascita intellettuale e sociale di quella terra che lui accompagnò sempre anche attraverso la sua azione diretta. Fede e impegno sociale si fondano in lui che ha saputo unire la parola di Dio con la vicinanza agli ultimi e la lotta alle diseguaglianze sociali, vero terreno fertile per le organizzazioni mafiose.

La sua visione del popolo di Dio in cammino nel solco del pensiero del Vangelo, il suo impegno sociale in quella terra martoriata dalla mafie in cerca di riscatto e di liberazione, una vita dove sempre ha prevalso il senso di speranza e di fiducia, il suo pensiero lucido di intellettuale aperto alla diversità e la sua grande spiritualità, mi hanno sempre fatto sentire Padre Sorge come un uomo di grande levatura.

Un uomo del Novecento che ha cercato di vivere in pienezza la sua fede in Dio e la storia del suo tempo. Un uomo che ha cercato anche di promuovere il ruolo dei cristiani in campo politico, sociale ed economico.

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Arrivederci padre Bartolomeo!

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