L’evoluzione della criminalità organizzata lucana
Alcuni giorni fa, al termine di un’indagine coordinata dalla DDA di Potenza su un traffico di stupefacenti, 37 persone sono state sottoposte a misure cautelari di cui otto in carcere e quindici ai domiciliari.
L’operazione, denominata “Narcos”, ha evidenziato “una presenza asfissiante di una pervasiva criminalità organizzata” che gestiva lo spaccio tra Matera e il capoluogo con il metodo mafioso. E su quest’ultimo punto era stato proprio il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Potenza, inaugurando l’anno giudiziario (1 febbraio 2020), a sottolineare la presenza, in Basilicata, di organizzazioni criminali dedite a svariate tipologie di delitti “fino al traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti, in collegamento con importanti organizzazioni criminali pugliesi, campane e calabresi”, aggiungendo che “nessuna zona del Distretto è immune da associazioni criminali di tipo mafioso”.
Una evoluzione criminale straordinaria se si pensa che appena dieci anni fa sia nella provincia di Potenza che in quella di Matera non si era rilevato alcun delitto né di associazione per delinquere semplice né di tipo mafioso e lo stesso per reati associativi in tema di traffico/spaccio di stupefacenti (cfr. Relazione della DIA, 2010).
Cinque anni dopo la Basilicata, la cui posizione geografica è considerata strategica in quanto “confinante con regioni ad alta densità criminale”, veniva indicata come “il territorio al centro di una serie di traffici illeciti, tra i quali quello degli stupefacenti, destinati normalmente verso il centro-nord” (cfr. Relazione DIA, 2015).
Più recentemente, nel 2018, la criminalità lucana ha registrato una “crescita” favorita ancora dalle interazioni con la criminalità confinante pugliese (in particolare foggiana, andriese, barese e tarantina), campana e calabrese nel traffico degli stupefacenti che rappresenta la principale fonte di guadagno e con l’ulteriore novità di collegamenti anche con criminali stranieri, in particolare nigeriani (ma anche gambiani). E’ quanto emerso nell’operazione “Level” del novembre 2018 conclusa con l’arresto di 22 persone, in prevalenza nigeriani, che gestivano, in regime monopolistico, il commercio delle doghe di diverso tipo nel territorio potentino (cfr. Relazione DIA, 2018).
Sebbene lo scenario criminale nella provincia di Potenza sia contraddistinto, oggi, da un ricambio generazionale – come sottolineano gli analisti della DIA – con l’ambizione di giovani “leve criminali” di crescere e ritagliarsi spazi propri, permane l’operatività del clan Martorano – Stefanutti, di quello Riviezzi nella zona di Pignola e di Potenza dei Zarra e Martucci a Rionero in Vulture e Venosa, del clan Cassotta contrapposto a quello Di Muro-Caprarella e dei gruppi indipendenti Gaudiosi e Barbetta.
Per tutti ampio spazio nello spaccio di stupefacenti (anche di droghe sintetiche) come emerso anche nella operazione Turn Over (settembre 2019) che ha evidenziato “una consolidata filiera di partecipi dedita allo smercio di sostanza stupefacente con base nel territorio di Venosa e con ramificazioni in comuni limitrofi”.
Un traffico che ha visto anche, nell’ottobre 2019, la localizzazione, sempre a Venosa, di un capannone con attrezzature meccaniche ed altro per la lavorazione della marijuana oltre alla scoperta, vicino alla struttura, di sette serre con oltre 11mila piante di cannabis (tutto con lo “zampino” dei calabresi).
Matera, poi, viene indicata come “l’area potenzialmente più esposta a nuovi fermenti” dopo che sono stati ridimensionati da alcune inchieste giudiziarie i clan storici di Scarcia, Mitidieri-Lopatriello, Schettino e Russo ai quali si sono aggiunti altri minori come i Donadio.
I delitti di associazione di tipo mafioso in crescita nella Regione come riportato nella Relazione del Procuratore Generale a inizio del corrente anno debbono innalzare ulteriormente il livello di attenzione investigativa per bloccare l’evoluzione in atto della criminalità organizzata lucana verso associazioni mafiose.
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