Lo strano tempo delle incertezze
E’ un tempo strano quello che stiamo attraversando in questi giorni di fine estate, un tempo forte di incertezza dove viviamo la paura di non conoscere la verità su quanto sta accadendo.
Non ci fidiamo di coloro che ci vogliono far credere che questo virus si è indebolito ed è quasi scomparso nelle sue manifestazioni più gravi, ma al tempo stesso siamo spinti anche ad interrogarci su coloro che invece ci mettono in allarme, ci spingono a comportamenti di grande prudenza, affermando che il Coronavirus è ancora tra noi pronto a diffondersi nuovamente e a colpirci con forza.
Siamo spaesati e costretti a convivere con immagini che da un lato ci mostrano discoteche fino a pochi giorni fa piene di persone, e dall’altro ci parlano di una scuola che traballa al solo pensiero di dover ripartire animando tanti dubbi e perplessità.
Alle spiagge affollate, si sommano le file di auto che uscite da un aeroporto sono in fila in attesa che le persone effettuino i tamponi.
Modi e comportamenti diversi, in contrasto tra di loro che non fanno che rendere il nostro stato d’ animo più confuso. Spinti tra negazionisti da un lato e complottasti dall’altro, ci troviamo di fronte un mondo politico che sembra avere la risposta giusta a tutto, ma del quale non ci fidiamo.
Che fare?
La prima cosa che compete alla nostra intelligenza è rifuggire da tutti coloro che hanno soluzioni facili e semplicistiche, a portata di mano. Sono loro le prime persone, siano essi politici, medici, insegnanti, dirigenti, da cui prendere le distanze.
La seconda informarsi utilizzando quelle fonti che si ritiene siano le più competenti e professionalmente preparate.
La terza cosa importante è comunque agire con cautela pensando non solo al nostro personale interesse, ma tutelando coloro che quotidianamente incontriamo lungo le nostre strade. In un tempo di incertezza, la prudenza non è mai troppa.
L’ultima cosa è riflettere dentro di noi. La prima libertà è quella della nostra mente e intelligenza e già sapere che alla complessità di un problema non si può rispondere con la semplicità di soluzioni a buon mercato, è un punto di partenza.
Mi vorrei soffermare proprio su questo punto della riflessione personale, perché questa epidemia, se un messaggio lo ha mandato a questo nostro paese, è quello di aver messo a nudo ciò che non funziona e del danno che consapevolmente o inconsapevolmente abbiamo in questi anni creato al nostro vivere insieme.
Sanità, scuola, trasporti, mondo del lavoro in crisi, un pianeta trascurato che si sta ribellando, un sistema economico che acuisce il distacco tra chi è ricco e chi è povero, organizzazioni criminali che trovano sempre più terreno fertile per contaminare la nostra economia, diseguaglianze sociali che si ampliano, sono i temi che il covid19 sta amplificando e che si sommano a uno dei valori principali del nostro sentirsi una comunità che sta venendo meno, la mancanza di solidarietà.
Il liberismo sfrenato che abbiamo assecondato (anche da parte della cosiddetta sinistra), ha fatto venire meno dentro ciascuno di noi il senso di bene comune che le generazioni precedenti ci avevano lasciato in eredità.
È da qui che occorre ripartire, ed è questo il messaggio che questo strano virus, che sta mettendo a nudo i nostri errori e limiti, ci sta dando.
Aldilà del vaccino e delle cure che arriveranno, è questo senso di solidarietà e giustizia sociale che dobbiamo recuperare dentro di noi e dentro le nostre comunità, per costruire una sanità, una scuola, un mondo del lavoro, in poche parole una società a misura d’uomo e non del solo dio denaro, che più del virus ci sta distruggendo.
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