Per la DIA possibili nuove formazioni criminali da “mutazioni genetiche”
Nella penultima relazione della DIA del primo semestre del 2019 (relazione che, lo ricordo, viene presentata dal Ministro dell’Interno al Parlamento), gli attenti analisti delle forze di polizia che vi prestano servizio hanno prospettato, tra l’altro, il pericolo di processi di “ibridizzazione” innescabili tra le nostre mafie e quelle straniere stanziali in Italia con possibili “mutazioni genetiche” ancor più pericolose perché “meno riconoscibili”.
Insomma, pare di capire che le affinità organizzative (l’esistenza di una struttura verticistica, l’assoggettamento dei connazionali, l’uso della violenza, riti di affiliazione) ed i comuni interessi di fare “affari” nei vari settori illeciti, in particolare nel narcotraffico, che hanno avvicinato nel tempo le nostre mafie, soprattutto quella calabrese e quella pugliese a quelle straniere divenute stanziali da noi, in particolare la mafia albanese, quella cinese e nigeriana, possano generare altre “mostruosità” criminali.
Non ci si meravigli di queste possibili “nascite” frutto di incontri contaminanti inizialmente occasionali e poi consolidatisi nel tempo in forme di collaborazione stretta quando sono sbocciati i primi “amori” tra esponenti delle varie organizzazioni criminali interessati a silenziose spartizioni di mercati evitando, per quanto possibile, contrasti in un’ottica di tolleranza e di collaborazione utilitaristica.
E sul punto quanto realizzato dalla criminalità nigeriana in Italia è emblematico soprattutto in quell’ampio spazio che è riuscita a ritagliarsi nella gestione dei traffici di stupefacenti. Infatti, nel corso di varie operazioni di polizia giudiziaria coordinate dalla DDA di Torino e Bologna (“Maphite”-Bibbia Verde”, Burning Flame”) nel corso delle quali è stata acquisita, appunto, la Green Bible, una sorta di Costituzione dei Maphite (sodalizio criminale denominato anche Green Circuit Association) in possesso solo del Don in carica, i vertici di tale sodalizio mafioso – come si legge nell’ordinanza del GIP di Torino – avevano annullato ogni accordo con gruppi delle mafie italiane, nella convinzione di poter operare da soli, in piena autonomia, salvo “..se ne avremo bisogno (..) riconsiderare l’iscrizione in futuro”.
Insomma siamo il Paese, unico al mondo, che ha generato ben quattro mafie tra cui quella calabrese, la più potente, presente in almeno trenta paesi, ha permesso, sottovalutando per troppo tempo, l’insediamento e l’espansione di gruppi criminali stranieri per alcuni dei quali è stata anche sancita dalla Corte di Cassazione la mafiosità delle condotte, siamo una sorta di paese “pull factor” per i delinquenti come ha ben sottolineato nella sua relazione conclusiva di due anni e mezzo fa (febbraio 2018) la Commissione Parlamentare Antimafia parlando di paese, il nostro, tra i più democratici divenuto il più appetibile per i criminali.
Ora, un eventuale prospettato pericolo di trasformazioni genetiche in seno alle mafie di casa nostra con quelle straniere che chiedono spazio e autonomia, potrebbero portare a serissimi problemi per la sicurezza pubblica tanto più che come ha anche sottolineato alcuni giorni fa Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro “..non vedo interesse nel contrasto alle mafie. La lotta non è al primo posto nell’agenda politica; il malaffare non è mai stato una priorità”.
Trackback dal tuo sito.