Marijuana made in Italy: prove di coltura intensiva
112.853 piante di cannabis sequestrate e distrutte dalle forze di polizia in ben 84 province è, probabilmente, il dato più significativo dell’attività antidroga svolta a livello nazionale nel solo mese di luglio. Con l’ulteriore novità che ben 70mila sono state trovate a Taranto dove non si era mai registrato un dato del genere.
Dall’inizio del 2020 siamo già ad oltre 160mila piante, un numero inferiore a quello di analoghi periodi degli ultimi anni dovuto anche al lockdown per il covid-19 che ha imposto, come noto, stringenti limitazioni alla mobilità delle persone nei mesi passati e alla conseguente azione di contrasto del narcotraffico.
Non sono poche le quasi 8 milioni di piante (7.893.472) di cannabis sequestrate dal 2011 alla data odierna con il picco di oltre la metà, 4.122.619, solo nel 2012. La cannabis, nella sua duplice presentazione (hashish e marijuana) continua ad essere la droga maggiormente intercettata sul mercato clandestino nazionale e nel decennio passato ha rappresentato da sola il 90% circa dell’intero ammontare dei sequestri di stupefacenti nel nostro Paese.
Il business della marijuana si sta ora sviluppando notevolmente e anche in questi primi venti giorni di agosto sono state diverse le coltivazioni individuate dalle forze dell’ordine con una particolare citazione che va riservata alle 14 piantagioni, più di 12mila piante, scoperte dai carabinieri nel Reggino, tra i boschi della Limina, ad oltre 700 meri di altitudine.
Una produzione di marijuana, comunque, ancora contenuta che, tuttavia, è di buona qualità grazie alle condizioni climatiche favorevoli in cui si sviluppano tali colture. Che in quelle zone ci sia lo zampino delle ‘ndrine è fuori discussione considerata l’alta remuneratività di tale attività se si pensa che con pochi euro per l’acquisto dei semi della pianta si può ricavare un profitto, per ciascuna pianta alla sua maturazione, di 300/400 euro.
Una marijuana d.o.c. che, per ora, non ha superato la qualità di quella albanese particolarmente diffusa sul nostro mercato grazie alla efficace collaborazione dei narcos skipetari con la criminalità organizzata pugliese. Infatti, sul totale di 23.632kg di marijuana sequestrata nel 2019, ben 5.756kg sono stati sequestrati in Puglia, il quantitativo maggiore a livello nazionale, ai quali vanno sommati i 1.069kg intercettati in acque internazionali a bordo di gommoni pilotati da albanesi e diretti sulle coste pugliesi.
Tra i dati statistici di luglio elaborati come di consueto dalla DCSA, si rileva anche la diminuzione del numero degli stranieri denunciati per traffico (599) rispetto al totale di 1.963 persone, dopo gli aumenti che si erano annotati nei due mesi successivi a quelli cruciali del lockdown.
Modesto anche il quantitativo complessivo di stupefacenti sequestrato nel mese: 1.239,06kg, di cui 30,23kg di eroina, appena 79,10kg di cocaina ( ma, con le oltre 8,4 ton già sequestrate nel 2020, si è superato il valore di 8,26 ton dell’intero 2019), 526,58kg di hashish e 598,44kg di marijuana.
Non va dimenticato, peraltro, che i mesi di luglio e agosto coincidono con il periodo di assenze per congedi di personale delle forze di polizia e, quindi, un calo delle azioni di contrasto è inevitabile.
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