Steve Bannon, lo stratega traballa, ma la strategia va avanti
Ideatore e portavoce di progetti politici nazional populisti di estrema destra, Steve Bannon conferma ancora una volta la sua attitudine a tramare nell’ombra per poi fallire, accusando chi indaga e cerca di ricostruire la realtà dei fatti di volerlo distruggere per scopi politici. Una spirale che coinvolge anche i suoi più stretti collaboratori, come il presidente dell’associazione Dignitatis Humanae Institute Benjamin Harnwell, braccio destro di Bannon a Roma. All’uscita dal tribunale, l’ex stratega della campagna elettorale di Donald Trump, poi cacciato dalla Casa Bianca, ha definito l’inchiesta che lo vede accusato di frode politicamente pilotata: “Un fiasco per fermare chi vuole costruire il muro”, ha detto ai giornalisti dopo aver dichiarato la sua innocenza di fronte ai giudici e aver pagato una cauzione milionaria per tornare in semilibertà (non può viaggiare su aerei, imbarcazioni o yachts privati).
Il fondatore di The Movement, la rete sovranista che dovrebbe rivoltare l’Europa, è accusato di aver truffato i donatori che hanno partecipato alla campagna online “We Build the Wall”, spostando parte dei fondi destinati alla costruzione del muro tra Messico e Stati Uniti sui conti di una Ong controllata dallo stesso Bannon. Che in questo modo si sarebbe appropriato di oltre un milione di dollari sui 25 raccolti in totale, per finanziare il suo stile di vita. Lo stesso vale per altri tre soci, tutti accusati dei reati di frode e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro.
“Non solo hanno mentito ai donatori, hanno tramato per nascondere la loro appropriazione indebita di fondi creando fatture e conti fittizi per riciclare donazioni e coprire i loro crimini, senza mostrare alcun rispetto per la legge o la verità”, ha commentato Philip Bartlett, a capo della divisione che ha portato avanti le indagini. E quando le trame vengono alla luce la risposta di Bannon e sodali è sempre la stessa: a tramare nell’ombra è chi cerca la verità.
Lo stesso ritornello lo aveva intonato Harnwell più di un anno fa, sostenendo che il ministero dei Beni culturali aveva deciso di revocare la concessione della certosa di Trisulti non perché l’iter di aggiudicazione del bene non fosse irregolare, ma per motivi politici. In realtà, al momento della revoca il ministro era Alberto Bonisoli, esponente di quel governo gialloverde benedetto da Bannon come esempio di nazional populismo da imitare ed esportare in Europa.
Non solo: l’ex direttore esecutivo del sito più amato della destra americana, Breitbart News, a Trisulti vorrebbe realizzare corsi di studio ispirati alla scuola di politica di Matteo Salvini, diretta da Armando Siri. Il monastero benedettino in provincia di Frosinone sarebbe infatti destinato a ospitare la scuola dei “gladiatori sovranisti” e a diventare un avamposto strategico per condurre una battaglia da combattere in tutta Europa per contrastare il fenomeno delle migrazioni, l’omosessualità, l’aborto, il divorzio. Il tutto finanziato e sponsorizzato proprio da Bannon, la cui presenza ha provocato la defezione di un cardinale come Leo Burke e dell’ex parlamentare Udc Rocco Buttiglione, entrambi non esattamente progressisti di sinistra ma che, per motivi diversi, hanno preferito lasciare la Dignitatis Humanae Institute. Anche la vicenda della certosa di Trisulti è finita in tribunale e se il Tar del Lazio ha accolto le rimostranze di Harnwell, si attende ora la sentenza del Consiglio di stato a cui si è appellato il ministero.
Così, da una parte all’altra dell’oceano, per motivi differenti la giustizia trarrà le sue conclusioni sul modus operandi di Bannon e di Harnwell, entrambi intenzionati a costruire muri metaforici o materiali. Intenzioni che non possono essere sottovalutate, nonostante gli scarsi risultati ottenuti fino a questo momento. Perché Steve Bannon in questi anni si è mosso per sostenere i principali movimenti di destra e populisti europei: il Rassemblement National in Francia, l’Afd in Germania, l’Fpoe in Austria, il Partito per la Libertà in Olanda, gli spagnoli di Vox, i Democratici svedesi, ma anche la Lega e Fratelli d’Italia. Finanzia la Dignitatis Humanae Institute a sua volta vicina a quel mondo ultracattolico che in Italia e in Europa vorrebbe ristabilire “l’ordine naturale delle cose” a suon di rosari sbandierati e baciati, ma soprattutto facendo pressioni a Bruxelles per modificare le leggi che tutelano i diritti civili di donne e omosessuali. Un lavoro sotterraneo, documentato nell’inchiesta vincitrice del Premio Roberto Morrione 2019, che vede Bannon tra i principali protagonisti, ma ormai in grado di camminare sulle proprie gambe.
Fonte: Premio Roberto Morrione
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