La sicurezza pubblica, il bilancio del Viminale a Ferragosto
Anche quest’anno, a ferragosto, si è rinnovato il “rito” della riunione del Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presieduto dalla ministra dell’interno Lamorgese con tutti i vertici delle forze di polizia.
La novità di quest’anno è che l’incontro si è tenuto a Milano (dove pure la Ministra ha svolto le funzioni di Prefetto dal 2017 al 2018) anziché, come di consueto, nella Capitale.
Per il resto si è trattato, come sempre, di rendere pubblici dati statistici relativi al periodo 1 agosto 2019-31 luglio 2020, sulla sicurezza in generale, sull’andamento della delittuosità, sulle attività di contrasto svolte dalle forze dell’ordine, sulla sicurezza stradle, con l’obiettivo di “rassicurare” l’opinione pubblica sulla presenza vigile e operosa delle forze di sicurezza e delle autorità provinciali di pubblica sicurezza che le coordinano.
Forze di polizia, non ci stancheremo mai di ripeterlo, che fanno già il massimo possibile ma i cui organici sono ampiamente carenti (secondo proiezioni saranno di circa ventimila unità alla fine del 2022) rispetto alle esigenze di tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza che si sono venute delineando in questi ultimi venti anni e che sono state, in più circostanze, ricordate con dichiarazioni pubbliche, dallo stesso Capo della Polizia Gabrielli. Esigenze che richiederebbero una presenza capillare, visibile, costante, sull’intera rete stradale e autostradale, nelle piazze e strade cittadine, nei porti e nelle stazioni ferroviarie, per realizzare quella prevenzione generale di polizia che è il momento fondamentale e “tranquillizzante”di tutta l’attività di polizia.
Per ottenere ciò e recuperare il tempo perso, sarebbero necessari più arruolamenti straordinari (senza i quali il recupero di personale potrebbe avvenire solo entro il 2027) e nell’attesa cercare di recuperare quelle “forze” (diverse centinaia di operatori) che vengono impiegate in attività “improprie” (non ho trovato un termine diverso) come i “piantoni” nelle Prefetture (perché non affidare tale servizi a istituti di vigilanza privata o, in alternativa, farli disimpegnare, a rotazione, a tutte le forze di polizia, incluse quelle locali?); gli autisti dei Prefetti (perché non affidarli a personale dell’Amministrazione Civile dell’interno?); i servizi di tutela/scorta alle varie personalità (e familiari) che, da anni, non ricoprono più alcun ruolo istituzionale.
Tornando ai dati forniti dal Viminale è evidente l’incidenza che hanno avuto nel periodo suindicato le forti limitazioni e i divieti imposti nella fase acuta (9 marzo-3 giugno 2020) dalla nota emergenza sanitaria che hanno determinato un calo generale dei delitti denunciati dai cittadini (o comunque venuti a conoscenza dalla polizia giudiziaria) del 18,2% scendendo a 1.912.344 dai 2.338.073 dello stesso periodo dell’anno precedente, con una diminuzione delle rapine del 21,1% (da 25.588 a 20.183), dei furti in generale del 26,6% (da 1.117.855 a 820.274), delle truffe dell’11,3% (da 134.535 a 119.355).
Un calo molto marcato in quasi tutto il territorio nazionale nel periodo del lockdown dove i delitti denunciati son stati 855.533 di cui, tuttavia, ben 213.785 furti (nel dossier non vengono fornite ulteriori specificazioni su quanti nelle abitazioni, negli esercizi commerciali, quanti borseggi, scippi ecc..) e 6.180 rapine (anche in questo caso non vengono precisate quante consumate in strada, nei negozi, negli uffici postali ecc…).
Di certo è stato richiesto un grande impegno a tutte le forze di polizia nei controlli per il contenimento della diffusione del covid-19: oltre venti milioni le persone controllate su strada di cui 454.933 denunciate/sanzionate per i divieti sugli spostamenti, 5.684 per false attestazioni, oltre a 6.790.886 esercizi commerciali controllati con più di 2mila provvedimenti di chiusura.
Meno contrasto al narcotraffico con un 11,7% di operazioni antidroga in meno rispetto allo stesso periodo del 2018/2019 e con una diminuzione del 12,6% di perone denunciate all’autorità giudiziaria.
Dovrebbero suscitare non poca preoccupazione gli atti intimidatori rivolti ai giornalisti nel periodo esaminato nel dossier: ben 182, un 51,6% in più rispetto all’anno prima – di cui 62 tramite web – imputabili alla criminalità organizzata (32), all’attività socio-politica (62) ad altre situazioni (91).
Sgomento per l’alto numero delle persone scomparse di cui è stata presentata denuncia:ben 13.138 di cui 8.299 ritrovate mentre per 4.839 proseguono le ricerche. Ancor di più angosciante il numero dei minori scomparsi, 7.250 di cui per 3.485 continuano le ricerche.
Dalla Tunisia e dalla Libia, in particolare, continuano ad arrivare migranti sulle nostre coste, rispettivamente il 41% ed il 40% sul totale di 21.618 immigrati sbarcati (di cui 16.347 sbarcati autonomamente, su piccole imbarcazioni). Meno rimpatri, infine, con 4.408 rispetto ai 6.862 dell’anno prima ma su questo dato ha influito la parziale sospensione delle procedure dal 31 gennaio al 31 maggio scorso per l’emergenza covid-19 che ha consentito il rimpatrio di soli 592 stranieri espulsi.
Insomma, non c’è nessuna invasione di migranti in atto come qualche politico si ostina a ripetere, ma solo gente che fugge da miserie, violenze e fame ed ha diritto di essere accolta e salvata, a cominciare da quei 2.886 minori stranieri non accompagnati.
*****
Il dossier Viminale, pubblicato ogni anno in occasione della tradizionale riunione del 15 agosto del Comitato nazionale per l’ordine e sicurezza pubblica, offre un quadro riassuntivo delle attività e delle iniziative di tutte le componenti del ministero dell’Interno, affrontando il tema della sicurezza – intesa come safety & security – anche attraverso il confronto, dove possibile, con l’analogo periodo precedente.
Quest’anno, sui dati relativi al periodo di riferimento (1° agosto 2019-31 luglio 2020) incidono le limitazioni e i divieti imposti durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria Covid-19 (9 marzo-3 giugno 2020).
Trackback dal tuo sito.