Il momento di fare la nostra parte
Il 21 Marzo 2019 ero a Brindisi, sede regionale scelta per celebrare il momento più importante del nostro anno, per ricordare, per non dimenticare i nomi, le storie, le vite di tutti coloro a cui quotidianamente continuiamo a dar voce, colore, profondità.
Durante la lettura del lunghissimo elenco, giunti quasi alla fine, nell’alterarsi di persone, accade qualcosa: una donna comincia ad avere delle difficoltà nel pronunciare un nome, come spesso capita soprattuto con quelli che ricordano persone di altri Paesi. Le difficoltà continuano, perché a quel nome ne segue un altro, poi un altro e un altro ancora. La lettrice è in chiara difficoltà. Improvvisamente sul palco sale un ragazzo di origine africana, senegalese e aiuta la signora a concludere il suo elenco.
Alla fine i nomi saranno sedici: Amadou Balde (Guinea Bissau) 20 anni; Aladjie Ceesay (Gambia) 23 anni; Moussa Kande(Guinea Bissau) 27 anni; Ali Dembele (Mali), 30 anni; Lhassan Goultaine (Marocco) 39 anni, Anane Kwase (Ghana, 34 anni), Mousse Toure (Mali) 21 anni, Lahcen Haddouch (Marocco) 41 anni, Awuku Joseph (Ghana) 24 anni; Ebere Ujunwa (Nigeria) 21 anni, Bafoudi Camarra(Guinea), 22 anni, Alagie Ceesay (Gambia) 24 anni; Alasanna Darboe (Gambia) 28 anni; Eric Kwarteng (Ghana) 32 anni; Romanus Mbeke (Nigeria) 28 anni; Djoumana Djire (Mali) 36 anni.
In elenco sono stati aggiunti quest’anno, portando il numero ufficiale delle vittime innocenti di mafia a 1011 in tutto.
Chi erano, chi sono queste persone? Di loro, oltre l’eta e la provenienza, non sappiamo nulla. Sappiamo che erano lavoratori, o forse no. Erano braccia, o forse no. Erano schiavi. Ecco erano schiavi del XXI secolo in terra di Capitanata, Puglia, Italia, Europa. Questo lo sappiamo. Le loro storie sono simili a quelle dei tanti invisibili che popolano la Provincia di Foggia, le sue sterminate campagne, legate indissolubilmente e drammaticamente al più rappresentativo dei nostri prodotti: il pomodoro.
In una sorta di grottesco del destino, tra il 4 e il 6 agosto 2018, mentre i ragazzi viaggiavano a bordo di furgoni più simili a rottami, stracarichi di lavoratori, sulle provinciali che accolgono ogni giorno centinaia di tir carichi di “oro rosso”, le loro vite venivano spazzate via in due incidenti stradali.
In uno dei due casi lo schianto avverrà proprio con uno di quei giganti della strada, mischiando sull’asfalto il rosso dei pomodori con quello del sangue.
Numerose sono state le dichiarazioni di cordoglio e le indignazioni del mondo politico che hanno portato, nei giorni a seguire, ad una caccia al caporale, al fugone “carnaio”, che ha evidenziato ancora una volta una lettura miope di una fenomeno complesso, oserei dire olistico, qual è quello del caporalato.
Era il 25 Agosto 1989 quando a Villa Literno moriva Jerry Essan Masslo, 25 Anni,ucciso con tre colpi di pistola per essersi rifiutato di consegnare a dei balordi il misero ricavo del duro lavoro nei campi.
Era il 24 Aprile del 1998 quando due giovani operaie agricole, Incoronata Sollazzo e Maria Incoronata Ramella, morivano a Cerignola in un incidente stradale mentre viaggiavano su un furgone stracarico di lavoratori.
Era l’8 Settembre del 1999 quando Hyso Telharay, 21 anni, moriva a Cerignola, massacrato dai caporali per essersi ribellato ai propri aguzzini.
E poi le donne di Ceglie Messapica morte tra il 1980 e il 1991 o Anna Maria Torno, morta a 18 anni sempre in un incidente stradale.
Ogni estate questa nazione continua a fare olocausto di vite in nome di un mercato che si è fatto negli anni sempre più violento, feroce e folle, elaborando strumenti perversi come sono le aste al doppio ribasso della Grande Distribuzione Organizzata e portando un chilo di pomodori a valere solo 5 centesimi o una bottiglia di passata a costare 39 centesimi sullo scaffale.
Fare memoria di questi ragazzi significa essere inchiodati a responsabilità che coinvolgono ciascuno di noi, il nostro disinteresse, la nostra scarsa consapevolezza anche quando, ad esempio, orientiamo i nostri consumi all’insegna del basso costo, delle super offerte e del risparmio a tutti i costi a discapito della trasparenza delle filiere e delle condizioni di lavoro di chi, sui campi, sostiene ad un prezzo enorme il nostro settore agricolo.
A giorni comincerà la raccolta del pomodoro qui, in Capitanata; i campi cominceranno nuovamente ad essere popolati di braccia da sfruttare; le statali saranno saturate da furgoni carichi di carne da pomodoro e i tir viaggeranno colmi all’inverosimile di frutti rossi e maturi; qualcuno pagherà il dazio della propria dignità, considerato meno di un cassone di pomodori.
Ecco, quando ci ritroveremo dinanzi alla prossima irrinunciabile offerta, al “sotto costo”più irrinunciabile, faremmo bene a imitare la lettrice di Brindisi: prendiamo quell’elenco e cominciamo a recitarlo, incerti nella pronuncia, sgranado quei sedici nomi e cognomi lentamente; a raccontarci che è giunto il momento di fare, anche noi, la nostra parte.
* Cooperativa Sociale Pietra di Scarto
Fonte: Vivi Libera
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