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DIA: “A causa del covid pericolo di un’infezione finanziaria mafiosa”

Avviso Pubblico il . Atti e documenti, Istituzioni, Mafie

relazione-dia-1-870x489La scorsa settimana la Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato la Relazione sulle attività condotte nel secondo semestre del 2019 (qui il documento completo).

L’Osservatorio Parlamentare di Avviso Pubblico ha curato una scheda di sintesi al cui interno sono riassunte le principali analisi elaborate dalla DIA, relativamente a tre focus specifici (emergenza Covid, infiltrazioni negli Enti locali e gioco d’azzardo) ed alle evoluzioni e strategie delle cd. “quattro mafie” (‘ndrangheta, cosa nostra, camorra e mafie pugliesi).

Emergenza Covid, scenari dell’espansione mafiosa

Secondo la DIA le ricadute economiche del Covid potrebbero innescare una “infezione finanziaria mafiosa”, un pericolo concreto, reale che impone di non abbassare la guardia anche quando “i riflettori si abbasseranno”, perché le mafie “tenderanno a riprendere spazio, insinuandosi nelle maglie della burocrazia”.

Gli investigatori ipotizzano un primo breve periodo, in cui “le organizzazioni mafiose tenderanno a consolidare sul territorio il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali. Un supporto che passerà anche attraverso l’elargizione di prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole-medie dimensioni, ossia a quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge l’economia di molti centri urbani, con la prospettiva di fagocitare le imprese più deboli, facendole diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”.

Un secondo scenario, questa volta di medio-lungo periodo, in cui le mafie – specie la ‘ndrangheta – “vorranno ancor più stressare il loro ruolo di player, affidabili ed efficaci anche su scala globale. L’economia internazionale avrà bisogno di liquidità ed in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie. Non è improbabile perciò che aziende anche di medie – grandi dimensioni possano essere indotte a sfruttare la generale situazione di difficoltà, per estromettere altri antagonisti al momento meno competitivi, facendo leva proprio sui capitali mafiosi”.

Infiltrazione negli Enti locali: “Per le mafie è un aspetto irrinunciabile”

La contaminazione mafiosa si esprime in due modalità: palese – spregiudicata e violenta – ed occulta. Quest’ultima, secondo la DIA, è caratterizzata dalla “necessità di adottare strategie silenti di contaminazione del territorio”. In tal senso l’infiltrazione degli Enti locali “si conferma come irrinunciabile”, per una serie di motivi:

  • in primo luogo perché attraverso pubblici funzionari asserviti alle logiche mafiose, le cosche riescono a drenare risorse dalla Pubblica amministrazione, abbassando notevolmente i margini di rischio e di esposizione connessi, invece, alla gestione
    di attività illecite;
  • in seconda battuta per rendersi irriconoscibili, mimetizzare la propria natura mafiosa, riuscendo addirittura a farsi apprezzare per affidabilità imprenditoriale. È questa la leva che, soprattutto al Nord, attrae professionisti e imprenditori che si propongono, che cercano un partner in grado di moltiplicare i profitti e di sbaragliare la concorrenza.

“Sono proprio queste fasce deviate dell’imprenditoria che diventano l’area grigia che consente alla mafia di creare un’altra area grigia, all’interno della Pubblica amministrazione. Una proprietà transitiva in cui il professionista colluso introduce la mafia nell’Ente locale spesso attraverso la corruzione. Una condotta delittuosa che ha un costo in termini di denaro o di altre utilità che vengono offerte al funzionario pubblico. Un costo che però crea fidelizzazione: il funzionario, una volta corrotto, specie se corrotto dalla mafia, diventerà obtorto collo punto di riferimento dell’organizzazione, non avrà margini di ripensamento, sarà in definitiva egli stesso mafioso” scrive la DIA.

Gioco d’azzardo, affari illegali e infiltrazione nel settore legale

I profitti mafiosi sull’azzardo vengono realizzati secondo due direttrici: “da un lato la gestione storica del gioco d’azzardo illegale, le cui prospettive sono andate allargandosi con l’offerta on line; dall’altro, la contaminazione del mercato del gioco e delle scommesse legali, che garantisce rilevanti introiti a fronte del rischio di sanzioni ritenute economicamente sopportabili”.

Le condotte criminali puntano ad inserirsi nella filiera legale e sono per lo più “finalizzate all’alterazione dei flussi di comunicazione dei dati di gioco, dagli apparecchi al sistema di elaborazione del concessionario.  Le modalità di manipolazione sono numerose, da quelle più raffinate – attraverso svariate tecniche di introduzione abusiva nel sistema telematico – a quelle più semplici di scollegare le apparecchiature dalla rete pubblica. Fondamentale risulta l’apporto di figure dotate di specifiche competenze tecniche, in grado di sfruttare al meglio le nuove tecnologie informatiche.

Oltre al settore delle slot machines e delle video lottery, anche le sale bingo rappresentano un comparto legale di grande interesse per la criminalità organizzata. Un altro settore infiltrato è quello delle competizioni ippiche, in cui sono state registrate irregolarità nella gestione delle scommesse presso le ricevitorie, nell’alterazione dei risultati, attraverso accordi occulti tra scuderie o driver e col doping. Dalla disamina di tutta la filiera del gioco legale emerge chiaramente come le mafie puntino non solo ad avere ingenti profitti, ma anche a creare una rete funzionale al riciclaggio dei capitali illeciti.

Per leggere la scheda di sintesi completa clicca qui.

Si ricorda che sull’Osservatorio Parlamentare di Avviso Pubblico sono disponibili analoghe schede di sintesi relative alle precedenti Relazioni della Direzione Investigativa Antimafia, un’ampia ricostruzione della normativa (statale e regionale) di contrasto delle organizzazioni mafiose, unitamente ad un’analisi del sistema di prevenzione delle infiltrazioni mafiose nell’economia disciplinato dal Codice antimafia.

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