Migranti, lo Stato di diritto indica la strada da seguire
In questi giorni di luglio assistiamo a immagini contraddittorie che mettono in risalto i lati opposti della nostra umanità.
Da un lato il disinteresse verso la vita degli altri e dall’altra la solidarietà e la disponibilità di chi vede nell’altro in difficoltà una persona da aiutare.
Così il nostro sguardo passa dalla visione del corpo di un uomo che vaga in mare da 15 giorni, con la testa incastrata sotto una parte del gommone dimenticato da tutti (nonostante 4 avvistamenti aerei e l’invito inviato da una Ong alle autorità maltesi, italiane e libiche per recuperare il cadavere senza ricevere risposta), alle immagini che ci mostrano un migrante magro, spaventato portato a braccia fuori dalla nave da un marinaio, il cui unico pensiero è stato di dare una mano a un suo fratello.
Se la prima immagine ci mostra la crudeltà della vita che ci porta a pensare che l’altro non sia un mio problema, la seconda ci porta a pensare a una Pietà di Michelangelo e al corpo di un Cristo morente. Un corpo sorretto con misericordia.
In mezzo ci siamo noi e la storia del nostro paese di questi ultimi anni, che alterna azioni di chiusura ad altre di apertura.
Una comunità che ogni giorno mostra un mondo associativo sociale e culturale pronto a dare il suo contributo nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione con gesti bellissimi, e una politica che invece in poco tempo è riuscita a promuovere (indipendentemente dai governi che si sono alternati) prima un’azione di contrasto alle Ong, poi il mancato coraggio di trasformare in legge lo Ius Culturae, per arrivare a contrastare esperienze di integrazione come Riace, fino alle Leggi Sicurezza che hanno portato alla creazione di decine di migliaia di clandestini, alla fine dell’esperienza degli Sprar, al divieto di iscrivere all’anagrafe queste persone e di conseguenza anche a evitarle di poter accedere al sistema nazionale sanitario.
Una politica nazionale che poi ha dato spazio anche alle istituzioni regionali e locali di “inventarsi” norme per rendere sempre più difficile ai cittadini stranieri, anche a coloro che vivono e lavorano qui stabilmente, di avere gli stessi diritti di noi italiani, come l’accesso alle varie forme di agevolazione e contributi economici.
Ma l’Italia è fortunatamente uno stato di diritto che ruota intorno alla sua Costituzione e questo sta “scompaginando” i piani o le assenze e i silenzi della nostra politica “dormiente”.
E’ di pochi giorni fa la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’incostituzionalità della parte dei Decreti Sicurezza dove si preclude l’iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo per contrasto all’articolo 3 della Costituzione, per due diversi aspetti: per irrazionalità intrinseca, in quanto la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, in quanto rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche agli stessi garantiti.
E’ di qualche settimana fa la sentenza del Consiglio di Stato (dopo quella precedente del Tar) che ha bocciato il ricorso del Ministero dell’Interno contro il decreto di annullamento del provvedimento che nell’ottobre del 2018 aveva portato alla revoca del progetto Sprar di Riace. In pratica il modello di integrazione portato avanti dall’allora Sindaco Mimmo Lucano, dopo essere stato finanziato nel 2016, aveva subito una penalizzazione di 34 punti che aveva interrotto risorse di 2 milioni di euro già rifinanziate, senza precisare le contestazioni rivolte al comune e dare tempo agli amministratori per sanare la situazione.
Così ora la politica, volente o nolente, è costretta a fare i conti con questi due aspetti che porteranno a una modifica dei decreti sicurezza più ampia di quanto si pensasse.
Si sarà costretti ad andare oltre i temi già indicati dal presidente della Repubblica, (principalmente sulle maxi multe alle Ong e sulla confisca delle navi), per arrivare a una riapertura degli Sprar, a un ridimensionamento delle grandi strutture, all’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo ( e il conseguente accesso al sistema sanitario nazionale), alla conversione dei vari tipi permessi di soggiorno, in permessi di lavoro.
Possiamo dire che molti dei punti del decreto in tema di migrazione saranno modificati, non per una chiara volontà politica (neanche da parte di questo governo), ma perché il nostro stato di diritto garantisce, a chiunque si trova in questo territorio, il diritto a una casa, a un lavoro e alla salute.
Ci vorrà ancora del tempo a questa politica dei piccoli passi, ma la strada è segnata. Lo stato di diritto lo impone.
Restate umani, sembra dire a tutti noi la nostra Costituzione. Questo è quello che è scritto in quella carta e questi sono gli elementi fondanti della nostra democrazia.
La Carta Costituzionale ci invita a non girare lo sguardo davanti al corpo di quell’uomo morto che è in balia del mare da 15 giorni e ci spinge a fare come quel marinaio che su quella nave prende in collo per scendere le scalette e sbarcare a terra quel migrante, magro, con gli occhi fissi nel vuoto che cerca solo di poter vivere la sua speranza.
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