Peter Iwule Onjedeke. Vittima innocente, uomo generoso, simbolo di integrazione
In Europa pochi sanno che la Nigeria è uno Stato federale e con i suoi 36 Stati federati è il più popoloso dei Paesi africani con oltre 190 milioni di persone che la popolano, rappresentando così la prima economia a livello continentale, per la presenza di petrolio in primis, ma anche per l’avviato sviluppo a livello commerciale.
Tuttavia, più di metà della popolazione vive in povertà estrema e la minaccia terroristica soprattutto nel nord del Paese di Boko Haram sono all’ordine del giorno.
Troppo poco per riassumere l’intera storia e vita di questo importante Paese, però se andate a visitare l’entroterra orientale del Paese, nello Stato di Imo, si trova la regione di Mbano di cui i governi locali sono due: Isiala Mbano e Ehime.
Il popolo di Mbano è religioso, intraprendente, generoso, dotato di un ricco patrimonio culturale, rispetta la vecchiaia e accoglie i meno privilegiati della comunità. Per una persona di Mbano è un orgoglio rimanere in contatto con la sua cultura e la sua casa ancestrale. Una descrizione che non vale per tutti, però era così per Peter Iwule Onjedeke.
Originario della regione di Mbano era arrivato in Italia per dare maggiori opportunità alla sua famiglia, e soprattutto i suoi due figli. Era il 1995 e Peter Iwule all’età di 33 anni viveva a Reggio Calabria, era iscritto alla facoltà di architettura e gli mancavano quattro esami alla laurea. Aveva provato a mantenersi con un lavoro presso un mobilificio di periferia, ma non bastava, così aveva iniziato una seconda attività come parcheggiatore abusivo alla discoteca “Limoneto” nel quartiere Gallico Marina.
Era il 25 giugno 1995, quando Peter Iwule Onjedeke viene ritrovato poco dopo la mezzanotte privo di vita dopo essere stato colpito al torace da sei colpi di Calibro 45 e poche lire in tasca. Dopo pochi giorni, venne ritrovata la “Volkswagen Passat”, auto rubata con cui chi lo ha ucciso si era allontanato.
I Condello controllavano il territorio, gli investigatori lo sapevano, ma nessun testimone e nessun elemento raccolto è stato utile a ricostruire i fatti per arrivare a fare giustizia, ancora oggi che sono passati 25 anni dalla sua morte. Arrivare in Italia doveva rappresentare ragione di salvezza, e invece ci ha trovato la morte.
Sappiamo però che all’epoca dei fatti una parte di città ha reagito. La salma di Peter è ritornata in Nigeria, grazie al contributo del comune di Reggio Calabria, la cooperativa “L’Arca” diretta da Don Italo Calabrò si attivò per donare un contributo alla famiglia, e la stessa neonata Libera era già in piazza per denunciare l’atto e reclamare verità e giustizia.
Il 21 marzo 1998, in occasione della Terza Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie promossa da Libera in quel già lungo elenco di nomi da ricordare, c’era anche: Peter Iwule Onjedeke – Vittima innocente, uomo generoso, simbolo di integrazione.
Un’integrazione che ancora oggi in Italia non riusciamo a ottenere.
P.S. I riferimenti sulla regione di Mbano sono stati forniti dell’associazione Association of Working Children & Youth Nigeria.
Fonte: Vivi – Libera Memoria
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