Lacrime e commozione, quando l’empatia entra in politica
Ero alla guida della mia auto, quella sera del dicembre del 2011, quando l’allora ministra Elsa Fornero si commuoveva fino alle lacrime nel presentare la sua pesante riforma delle pensioni all’epoca del Governo Monti, nella conferenza stampa di illustrazione della manovra finanziaria per l’anno successivo.
Mi commossi anch’io, e percepii nelle parole che ascoltavo di quella donna, e nella manovra che veniva varata, il valore del patto tra generazioni che stava alla base di quelle decisioni e del sacrificio richiesto a milioni di persone. Nelle intenzioni dell’esecutivo quelle scelte così dolorose dovevano permettere nel tempo di garantire una ripresa graduale dalla grave crisi economica nata negli anni precedenti e che nel corso del 2011 era esplosa in tutta la sua complessità anche in Italia. Lei economista e insegnante universitaria, e quel Governo, si vedevano costretti a dover agire in pochi giorni per salvare un paese. Una responsabilità non semplice e che ha prodotto anche errori.
Nei giorni scorsi ero in casa, davanti al televisore, quando la Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, nel presentare il progetto di regolarizzazione di braccianti, colf e badanti stranieri e italiani, si è commossa.
Questo passaggio, per me di semplice rispetto della dignità umana, nelle intenzioni del Governo Conte, sembra voler segnare anche l’inizio di un contrasto serio al caporalato, al lavoro nero e al crimine organizzato che si arricchisce di fronte a questi fenomeni.
Si è commossa la Ministra perché questo contrasto si lega al suo passato prima di bracciante e poi di sindacalista impegnata nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori. Anche a me sono tornati, come quella sera di dicembre del 2011, i lucciconi agli occhi, perché ho letto, questa volta guardando quel volto, lo sforzo di chi è riuscito a fare un piccolo, ma non indifferente sforzo, per un mondo meno ingiusto e per il rispetto dei diritti di ciascuna persona. Vivendo in un paese che nel corso dell’ultimo anno, in tema di migrazione, aveva soprattutto creato clandestini, il cambiare strada per far diventare visibile chi era fino a ieri invisibile, è per me una scelta di civiltà.
Questi due momenti, che qualcuno ha voluto avvicinare, sono per me tra loro diversi per l’impatto sociale ed economico e per la vicenda personale delle due protagoniste.
Il primo chiedeva un grande sacrificio a tante persone con il prolungamento degli anni di lavoro (oltre a tanti altri aspetti sociali, economici). Il secondo invece, nel caso specifico della ministra dell’Agricoltura, è il riconoscimento di diritti che sono un vantaggio per il paese (spero almeno che tutti condividano che grazie alla regolarizzazione di queste persone saremo più sicuri da un punto di vista sanitario e che si attuerà una forma di controllo anche sul loro domicilio e sulle aziende che li assumeranno, combattendo caporalato e lavoro nero). Infine sono diverse le persone che si sono commosse, per storia, cultura, condizione sociale, temperamento, attività politica.
Ma ci sono anche aspetti che li legano insieme.
Sono avvenuti per esempio in due dei momenti più difficili da un punto di vista economico e sociale che il nostro paese abbia attraversato. Sono state due donne a emozionarsi e a suscitare emozioni, perché è più legato al “femminile” la visione e la prospettiva del futuro, un saper guardare oltre l’immediato, con una più forte idea del senso di comunità rispetto al valore dell’individualità. Sono stati espressi all’interno della presentazione di provvedimenti economici che per la loro consistenza e vastità, potevano ieri e possono oggi aprire prospettive nuove per il paese e traghettarlo verso un nuovo futuro.
Ieri quei provvedimenti, pur con i suoi limiti ed errori (come quello grave che ha prodotto migliaia di esodati) hanno evitato al paese l’arrivo della troika e il default finanziario dello stato. Sono stati la base da cui questo paese è potuto lentamente ripartire economicamente.
Oggi il Decreto “rilancio” può segnare un’inversione di condotta in un paese dove le disuguaglianze sociali negli ultimi anni, nonostante una fragile ripresa economica (prima del Covid19), sono purtroppo aumentate.
“Prima di ispirare emozione, devi esserne inondato tu stesso. Prima di muovere alla commozione, devono scendere le tue stesse lacrime. Per convincerli, devi prima credere tu stesso”- affermava Winston Churchill – e credo che sia Elsa Fornero nel 2011 che Teresa Bellanova oggi abbiano creduto e credano fortemente in quello che ha fatto anni fa la prima e quello che ci auguriamo farà nei prossimi mesi la seconda.
Quelle lacrime che sono scese dai loro occhi e hanno bagnato il loro viso, hanno creato, ieri come oggi, empatia, che è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, condividendone sentimenti ed emozioni, speranze e paure. Molti di noi le hanno percepite come lacrime vere, versate da chi ha radicato in modo forte dentro di sé il senso della propria personale responsabilità nei confronti della propria comunità, aldilà delle imperfezioni, degli sbagli e degli errori.
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