Per una società giusta e solidale, più legalità e sicurezza per tutti
In tutto il mondo c’è una pandemia che durerà a lungo. Migliaia di infettati e di morti. Migliaia di persone che ogni giorno perdono il lavoro e il reddito. Centinaia di miliardi le spese per fare fronte alla pandemia e per rilanciare l’economia. Nessuno uscirà da solo da una crisi mondiale come questa.
Il Papa lo ricorda ormai in ogni intervento: da questa crisi usciremo solo assieme. Il futuro avrà bisogno di collaborazione, uguaglianza, equità e solidarietà; altrimenti non ci sarà futuro, né per noi né per i nostri figli. La società deve essere coesa, tutta. La coesione è, infatti, anche una garanzia contro i ricchissimi che da sempre sfruttano le divisioni nella società per fare solo i propri interessi.
Vogliamo una regolarizzazione di tutte e tutti i migranti in Italia perché è giusta, è conveniente ed è l’unico strumento per uscire assieme da una crisi che, partita come sanitaria, sarà presto una feroce crisi economica.
Non una sanatoria, perché la sanatoria è per gli evasori fiscali, i costruttori abusivi, per chi fa lavorare in nero. Una regolarizzazione che non riguardi solo chi attualmente lavora, e che quindi preveda anche un “permesso per ricerca lavoro” per chi è attualmente inoccupato, utilizzando il potere discrezionale concesso agli stati dalla Commissione Europea con risoluzione del 17.04.20 per gestire l’emergenza sanitaria, come suggerito da ASGI. Inoltre questo permesso potrebbe anche aprire la strada ad una futura, ed auspicabile, revisione del Testo Unico sull’Immigrazione, creando canali di ingresso sicuro nel paese e mettendo fine alla continua e decennale strage nel mediterraneo.
I migranti privi del Permesso di Soggiorno chiedono una regolarizzazione che li liberi dalla loro condizione di prigionieri di fatto. Chiedono la possibilità di lavorare in regola, avere un medico e una casa, partecipare in modo attivo e dignitoso alla società e contribuire alla sua crescita. Si stima che siano oltre 600 mila in Italia oggi. Molte relegate ai margini, senza una casa o costrette in ghetti, rendono risibile ogni appello al distanziamento sociale e alla distruzione di una catena di contagio. Chi non ha documenti per fare un contratto di affitto non può avere una casa dove restare, non può accedere al sistema sanitario e non può contribuire alla migliore gestione della sanità comune e dell’emergenza virus.
Senza contare il fatto che il diritto alla salute dev’essere garantito ad ogni persona sul territorio, come sancito sia dalla Costituzione che dall’art.2 del Testo Unico sull’Immigrazione. Una società divisa è fragile, una società coesa è resistente e forte. Se non avremo il coraggio di rinnegare le politiche della paura e delle menzogne degli ultimi anni continueremo a trascurare una parte della nostra società e, come succede a un corpo, trascurandone una parte il corpo tutto si ammala e finisce per morirne.
Le persone oggi irregolari non torneranno ai loro paesi d’origine. Non potrebbero nemmeno se lo volessero. Finiranno nella marginalità e nelle spire del lavoro nero, che sono linfa di cui si nutrono le mafie: mantenere le persone illegali sul territorio fa solo l’interesse della criminalità organizzata, come sottolineato dal Procuratore Generale Antimafia De Raho.
Nonostante qualcuno continui a ripeterlo – ma quando era ministro non l’ha fatto – non possono essere espulse. Non lo si può fare perché costa un sacco di soldi, perché tutti i confini sono chiusi e resteranno così a lungo, perché non è giusto accanirsi volgarmente contro persone che hanno già lavorato, studiato, vissuto in Italia e adesso devono restare qui, senza poter avere un dottore, un lavoro, una casa, un documento. E, dato ancora più significativo, perché le espulsioni sono ad oggi sostanzialmente impraticabili, come confermato dalle linee guida della Commissione Europea e da recenti decisioni di giudici italiani.
Una regolarizzazione sarà un duro colpo alle mafie, al caporalato, al lavoro nero e all’abbassamento dei diritti di lavoratori e lavoratrici tutte. Meno saranno le persone costrette a paghe da fame e assenze di contratti, meno saremo ricattabili tutti. Una regolarizzazione farà incassare alcuni miliardi di euro che saranno spesi nella società, per la società e per contribuire alla sua ripartenza.
Garantire diritti, includere, renderà la nostra società più coesa e forte. Ce lo dimostrano oggi i medici di origine straniera, anche loro immigrati, che in queste settimane sono morti lavorando per salvare le vite di tanti italiani colpiti dal Covid-19. Ce lo dimostra l’esempio e la storia dei milioni di italiani emigrati all’estero.
Finora abbiamo vissuto nella paura del diverso, pagandone amare conseguenze, da domani deve iniziare il tempo del coraggio, il coraggio di regolarizzare chi è oggi in Italia, e di cambiare l’assurda legge Bossi-Fini che ci ha portato a questo punto.
Una regolarizzazione per tutte e tutti i migranti che sono privi del Permesso di Soggiorno è una regolarizzazione della nostra società, della nostra umanità, della nostra legalità.
Firmano:
ACLI Provinciali Forlì-Cesena
AJAFC Association de la Jeunesse Africaine di Forlì e Cesena
Anpi Forlì
Associazione di fratellanza e l’amicizia di Forlì (AFAF)
Associazione guineana Forlì-Cesena
Associazione Senegalesi della Romagna (Yakkar-La speranza)
Avvocati di strada Ravenna
Associazione Avvocato di Strada, Sezione Vanni Casadei, Forlì
Arte Migrante Forlì
Associazione Luciano Lama
Auser Forlì
Casa Madiba Network Rimini
CGIL Cesena
CGIL Forlì
Centropace “Annalena Tonelli” Forlì
Circolo Acli “Lamberto Valli” Forlì
Comitato per la lotta contro la fame nel mondo
Dialogos
Emergency Forlì-Cesena Faisons la Paix
Fondazione guineana d’Italia
Forlì Città Aperta
Libera Forlì-Cesena
Life
LVIA Forlì
Magistratura Democratica Emilia-Romagna
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Mediterranea Forlì Cesena
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Rete degli Studenti Medi Cesena
Rete degli Studenti Medi Forlì
Rete degli Studenti Universitari Forlì
Romagna Migrante
Salute e solidarietà
6000 Sardine Cesena
6000 Sardine Forlì
Tamkin
Teatro Due Mondi
Unione degli Universitari Forlì
Un Secco No
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