Le mafie sono in Europa, l’antimafia no (da ricordare a Germania e Olanda)
Dunque, secondo il giornale tedesco Die Welt, la mafia in Italia aspetterebbe con ansia gli aiuti economici da Bruxelles e, quindi fanno bene Germania e Olanda a non cedere sugli eurobond.
Un articolo che ha suscitato nette prese di posizione nel nostro Paese e, tra queste, quella del Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Nicola Morra che ha, tra l’altro, ricordato “come tanti capitali di ‘ndrangheta e cosa nostra siano accettati di buon grado in Germania e Olanda” respingendo queste “accuse infami (..) da chi non vuole recepire la legislazione antimafia italiana sull’aggressione ai capitali mafiosi”.
E Morra fa bene a ricordare questi punti che, oltretutto, sono stati ampiamente illustrati e sottoposti all’attenzione delle istituzioni europee sin dal giugno 2014, in occasione del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, con una relazione della Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta dall’on. Rosy Bindi, sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea, documento fatto proprio dal Senato, con l’approvazione, all’unanimità, nell’ottobre 2014, di una risoluzione trasmessa al Parlamento europeo, al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea.
L’opera di sensibilizzazione nei confronti dei partner UE è proseguita negli incontri della Commissione Antimafia nel marzo 2016 con la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo.
Insomma, è stato fatto di tutto per aggiornare i parlamentari europei sull’evoluzione delle mafie e dei loro processi di internazionalizzazione, analizzando “le linee evolutive delle principali organizzazioni criminali presenti in Italia ed aventi proiezioni nel resto d’Europa”.
In questo senso la relazione conclusiva (356 pagine) della Commissione Parlamentare Antimafia, approvata all’unanimità il 7 febbraio 2018 e presentata in Parlamento.
E’ cosa ben nota che la ‘ndrangheta, leader del traffico mondiale di cocaina, reinveste anche in Germania i proventi del narcotraffico, nei settori della ristorazione, degli investimenti immobiliari e non manca “un significativo dinamismo anche in altri settori commerciali”, come ad esempio in Olanda nel “mercato dei fiori” (rel. cit. pag.201) come è emerso, per ultimo (maggio 2019) nella omonima operazione di polizia eseguita nei confronti di elementi di spicco del clan Cesarano di Castellamare di Stabia, che avevano attivato un’azienda di intermediazione di trasporti con il monopolio delle spedizioni di fiori e bulbi provenienti dall’Olanda.
Ed ancora, in Germania e Olanda, insieme a Francia e Spagna “veri e propri crocevia del narcotraffico”, cellule operative della camorra “si confermano sempre più frequenti e operative” oltre a presenze della criminalità organizzata pugliese.
Sarebbe, allora, più corretto non limitare la definizione di mafie italiane con il solo riferimento all’origine etnica ma parlare di “mafie europee” perché è nel cuore dell’Europa che hanno “i loro centri decisionali e traggono indebito beneficio proprio dalle libertà garantite dai Trattati” (rel. cit. pag. 202).
L’Italia, sarà bene ricordarlo a questi Paesi che non hanno ancora le idee chiare sul punto, è anche il Paese che “suo malgrado ha imparato bene a conoscere la mafia (..) ma è anche e soprattutto il Paese dell’antimafia”, quello che prima degli altri si è dotato di strumenti efficaci di repressione nel rispetto dei principi della Costituzione e della Carta europea dei diritti dell’uomo.
Sarebbe un bel passo avanti, allora, se, finalmente, dopo tanti anni, anche gli altri Paesi dell’UE si rendessero definitivamente conto di come la lotta alle mafie non è argomento da lasciare alla responsabilità di un solo Paese e di come sia arrivato il tempo di creare quello “spazio giudiziario europeo”, con una Procura europea, per combattere, insieme, quelle mafie che hanno un impatto straordinariamente oneroso sull’economia europea e mondiale “con un costo annuo per le imprese stimato a oltre 670 miliardi di euro” (rel. cit. pag 198).
Per avere, infine, un quadro ancor più completo delle presenze delle mafie in Germania e Olanda, suggerisco la lettura dell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, con dati e analisi relative al primo semestre del 2019, magari tradotta in tedesco e olandese.
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