“Lettera nella tempesta”: tagliare i fondi per le armi e investire in sanità
«La crisi in atto può diventare l’occasione straordinaria per maturare una coscienza sofferta della insostenibilità di un sistema economico che è causa di disuguaglianze profonde, sia a livello planetario che a livello locale, e che semina morte»: ispirato dalle parole di papa Francesco un gruppo trasversale, formato da gesuiti, teologi, vescovi, medici, storici, politici, religiosi di varie congregazioni sta promuovendo Lettera nella tempesta, testo di riflessione sul tempo presente. Che guarda al cammino futuro da fare come Paese Italia a partire dall’analisi di quanto accaduto nel passato.
«In Italia la spesa militare ha continuato a crescere in modo esponenziale mentre il servizio sanitario nazionale era sottoposto a continui tagli; si può fermare l’emergenza sociale attingendo a quei fondi», è il messaggio centrale della lettera.
Il testo parte dall’accorata meditazione di Francesco durante il “momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia”, del 27 marzo, in cui il Papa dice di non illudersi «“di rimanere sempre sani in un mondo malato” e “trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà”», spiega padre Pino Di Luccio, vice preside della Facoltà teologica dell’Italia meridionale, uno dei promotori della lettera.
«La lettera è rivolta anche a tutte le Chiese e comunità di fede, che già tanto stanno facendo in questo drammatico frangente, destinando parte dell’8 per mille all’emergenza e aprendo alcuni immobili per l’accoglienza dei senza fissa dimora», dice Di Luccio. «L’invito è a continuare in questo senso e, una volta finita l’emergenza, a rileggere i criteri adottati in passato nella destinazione delle risorse alla luce delle priorità che ci chiede il tempo presente».
Nella sua analisi la lettera evidenzia le seguenti questioni:
1.il grave attentato alla vita promosso dall’avere aziendalizzato il Servizio Sanitario Nazionale con la conseguente chiusura di ospedali e reparti, facendoci scendere agli ultimi posti in Europa per posti letto soprattutto nella medicina di urgenza con l’illusione del risparmio;
2. avere esposto il personale sanitario al contagio per carenza di elementari presidi di sicurezza;
3. avere creato 21 sistemi sanitari all’interno di un unico Stato e cancellato di fatto l’articolo 32 della Costituzione;
4. avere disatteso i piani pandemici preparati dagli scienziati e mai resi operativi.
E fa le seguenti proposte:
1.cancellare la Sanità Azienda, e di tornare ad un Servizio Sanitario Nazionale adeguatamente finanziato e con tutto il personale che occorre;
2. trovare le risorse rinunciando all’acquisto di aerei da combattimento, navi da guerra, sistemi d’arma, ripensando la difesa nazionale, alla luce del fatto che la sfida attuale si chiama epidemia, per cui, per difendersi efficacemente, occorre investire non in armi, ma nella cura della salute pubblica;
3. reperire altre risorse attraverso le Chiese, che beneficiano annualmente dell’8xmille: esse potrebbero rinunciare alla parte del contributo di cui i cittadini italiani non hanno esplicitamente dichiarato la destinazione;
4. mettere a disposizione gli immobili che le diocesi, le parrocchie, le congregazioni religiose non utilizzano, per l’accoglienza di persone e famiglie – italiane e straniere – che sono sulla strada o che vivono un grande disagio abitativo accentuato dalla crisi di queste settimane.
A chi aderisce al documento, e vuole contribuire anche economicamente al sostegno di quanti soffrono per l’emergenza Coronavirus, si suggerisce l’adesione alla campagna “Aiutiamo i servizi per i Senza Dimora!”, utilizzando il seguente IBAN: IT98B0503410600000000016777. I fondi raccolti andranno alla fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, www.fiopsd.org).
Per le adesioni si può scrivere a: letteranellatempesta@gmail.com
* Fonte: https://news.gesuiti.it/
Trackback dal tuo sito.