Assolto il commercialista Miserendino: “il fatto non sussiste”
Assolto con la formula “il fatto non sussiste”. Il commercialista palermitano Luigi Miserendino è uscito dall’incubo giudiziario nel quale era piombato tre anni addietro, perché trovato coinvolto nell’autunno del 2017 in una indagine di Guardia di Finanza e Procura di Palermo che riguardava l’imprenditore palermitano Giuseppe Ferdico.
Fu arrestato, posto ai domiciliari, con l’accusa di aver permesso all’imprenditore palermitano Ferdico, “il re dei detersivi”, di gestire ugualmente gli esercizi commerciali che gli erano stati sottratti dalla magistratura. Beni dei quali Miserendino era stato nominato amministratore giudiziario.
Nell’ordinanza il giudice stigmatizzò il comportamento di Miserendino quale amministratore giudiziario dei beni sequestrati a Ferdico, scrivendo di omissioni, relazioni non presentate. Quasi subito, già all’indomani dell’arresto, dinanzi al gip, Miserendino con il suo legale, avv. Monica Genovese, aveva smentito la fondatezza di quelle accuse, mostrando al giudice, una per una, le relazioni da lui consegnate all’autorità giudiziaria con le quali si rappresentava i ripetuti tentativi del Ferdico di riprendere il controllo delle attività che gli erano state sequestrate. Approfondimento che la Procura di Palermo risulta non fece nel corso delle indagini preliminari.
Sarebbe bastato un controllo in cancelleria per trovare le relazioni, cosa che invece ha fatto il difensore di Miserendino. Addirittura anche una relazione con la quale l’amministratore giudiziario aveva permesso al Tribunale di sequestrare altri beni individuati grazie al suo lavoro e che erano sfuggiti all’originario sequestro.
Il gip nella fase preliminare revocò subito gli arresti domiciliari, mantenendolo però indagato. Successivamente il commercialista, noto per essere stato amministratore di beni sottratti ai mafiosi trapanesi, e che con determinazione si adoperò a “salvare” dal fallimento orchestrato da Cosa nostra trapanese dell’impresa Calcestruzzi Ericina, prendendosi cura anche di altre imprese sequestrate, si è ritrovato imputato, il gup accolse la richiesta di rinvio a giudizio formulata dai pm Tartaglia e Picozzi.
A conclusione del processo Miserendino è stato assolto dal Tribunale di Palermo con formula piena, quella di non aver commesso alcun reato, così hanno scritto i giudici, Donatella Puleo, presidente, a latere Vassallo e Magro.
Un caso giudiziario che è servito ad alcuni per insinuare i soliti dubbi sull’antimafia. A Trapani poi c’era chi non vedeva l’ora di prodursi in editoriali e ragionamenti per smontare pezzo pezzo la vita professionale di Luigi Miserendino.
L’amministratore giudiziario di aziende sequestrate e confiscate a Trapani, imprese che erano in mano ai boss mafiosi. Come, si diceva, la Calcestruzzi Ericina, che Miserendino riportò sul mercato, ne spinse la trasformazione e la nascita di una nuova impresa la “Calcestruzzi Ericina Libera”, affidata ai dipendenti costituitisi in cooperativa. Stessa cosa per un albergo a San Vito, anche questo confiscato a imprenditore mafioso.
Ecco questa sua attività a Trapani ha dato fastidio a certuni, che così si sono buttati a capofitto come iene contro Miserendino, preda da spolpare. Miserendino poi era stato testimone in processi importanti, come quelli contro l’ex senatore trapanese D’Alì e l’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, forse anche queste un’altra ragione per metterlo alla gogna.
La verità vera e unica era quella di usare la vicenda giudiziaria riguardante il dott Luigi Miserendino per smontare le azioni condotte dall’antimafia sociale. E colpire anche alcune persone.
Costoro adesso dovranno prendere e rimangiarsi la delegittimazione studiata a tavolino. Gli unici da delegittimare sono proprio loro, questi leoni da tastiera, professionisti delle bugie e delle falsità, moralizzatori, loro sì di cartapesta.
Revocati i domiciliari a Miserendino
Antimafia e beni confiscati in Sicilia, ovvero il bambino e l’acqua sporca
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