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Dalla Cina il contagio della solidarietà

Pierluigi Ermini il . Istituzioni, Società

italia cina COVIDE’ proprio vero che il coronavirus sta cambiando non solo il nostro modo di vivere e di comportarci, ma anche le nostre idee e le nostre certezze. Nel tempo credo anche alcuni aspetti di politica internazionale.

Giovedì 12 marzo, mentre noi ce ne siamo stati correttamente a casa, sono avvenuti due fatti molto importanti.

Il primo sono state le scelte compiute dalla Banca Centrale Europea che ha deciso di non intervenire con un ribasso dei tassi e a seguire le parole di Christine Lagarde, presidente della BCE con le sue dichiarazioni avventate sullo spread. Due eventi direttamente collegati che hanno fatto sprofondare i mercati internazionali nella depressione.

Un segno di grande tristezza, che ha irritato un intero paese ad iniziare dal nostro splendido Presidente della Repubblica.

Ci siamo sentiti come abbandonati.

Quasi contemporaneamente atterrava all’aeroporto di Fiumicino un aereo dalla Cina un volo charter con a bordo un team di nove medici, 6 uomini e 3 donne, guidati dal vicepresidente della Croce Rossa cinese, Yang Huichuan, e dal professore di rianimazione cardiopolmonare, Liang Zongan. Si tratta di rianimatori, pediatri, infermieri e figure che hanno gestito l’emergenza Coronavirus a Wuan.

È il terzo team di questo tipo a partire dalla Cina dopo quelli inviati in Iraq e Iran.

Un evento accolto con grande favore dal nostro paese, segno e frutto di persone e uomini, professionisti, che mettono a disposizione le loro conoscenze a favore di tutti noi.

In questo caso ci siamo sentiti veramente aiutati.

Oggi la Presidente della Commissione Von Der Leyen ha dichiarato che l’U.E. darà all’Italia tutto quello che serve per uscire dall’emergenza coronavirus, ma non basta a riparare al danno prodotto.I dio danaro non può essere l’unico legame che ci rende cittadini di questo continente.

Se va avanti così questa Europa non reggerà.

Ma al tempo stesso vedere quell’aereo che atterrava, dei medici venire in nostro aiuto dopo la loro brutta esperienza, ci ha reso un po’ più cittadini di questo mondo, e la Cina che fino a qualche settimana fa abbiamo trattato come un popolo di serie B (ripenso ancora alle parole del governatore Zaia sui cinesi di pochi giorni fa), lo abbiamo avvertito come uno stato amico e vicino.

Forse su tutto ciò possono aver influito anche i due bellissimi gesti compiuti sempre del nostro Presidente della Repubblica il quale, molto prima che noi diventassimo il secondo paese per contagio dopo la Cina, si recò a quella scuola a Roma che accoglie tanti bambini cinesi ed ospitò al Quirinale una bravissima pianista nativa di quel paese.

Così mentre Trump si chiude sempre di più in casa, nel suo piccolo mondo (temendo per quello che potrebbe accadere in quel paese tra qualche settimana in uno stato privo di controlli sanitari come il nostro) e l’Europa pensa ai soldi, ecco che appare come paese amico la Cina.

Anche noi, domani, quando torneremo ad uscire per le strade e ad incontrarci, con la speranza che quanto prima il contagio possa essere sconfitto come sta accadendo nel grande paese asiatico, guarderemo con occhi diversi il cittadino cinese che vive accanto a noi nelle nostre città.

Ci ricorderemo di quell’aereo che è atterrato a Roma con i medici cinesi per mettere a disposizione della nostra sanità ciò che loro hanno imparato, e penseremo che nel momento della nostra fragilità e paura, loro ci hanno teso una mano.

In fondo si tratta solo di solidarietà, un tema che sembra non contagiare più l’Europa e l’Occidente.

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