Molte voci segnalano che criticità gravi nel mondo della comunicazione e della informazione sono accompagnate da squilibri nei meccanismi di rappresentanza politica democratica. Internet e i media sociali e personali offrono potenzialità straordinarie, ma l’evoluzione epocale della digitalizzazione pone seri problemi alla democrazia rappresentativa come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi.
Assistiamo alla progressiva sottomissione della politica al sistema della comunicazione nel suo complesso, accompagnata da fenomeni come le fake news, il rifiuto crescente della intermediazione politica e culturale, la commercializzazione e il controllo dei dati personali, la creazione di camere stagne che alimentano opinioni estremistiche e irrazionali, il tutto accompagnato dalla crisi del giornalismo professionale.
Una cura straordinaria
È lecito ritenere che la politica, lo Stato e l’opinione pubblica debbano dedicare in questo tempo una cura straordinaria al sistema della comunicazione. Ciò è nell’interesse di tutti, a cominciare dai movimenti e partiti politici che rischiano di sfaldarsi nella crisi di fiducia verso le rappresentanze e le istituzioni.
I media di massa tradizionali, come la televisione, negli ultimi decenni hanno inquinato l’ambiente diffondendo paure, falsi convincimenti e falsi bisogni. Questa operazione negativa ha predisposto il nuovo ambiente dei social, viene amplificata e in parte continua anche attraverso il Servizio Pubblico. Invece proprio la RAI, pagata dai cittadini, deve essere il primo luogo di ricerca della verità, della razionalità e della coesione sociale, e di stimolo alla qualità nella produzione dell’informazione, dei programmi e dei nuovi servizi nel sistema misto della comunicazione.
Il ruolo del servizio pubblico
La RAI ha ancora un ruolo centrale nel rapporto con le generazioni adulte. Una rapida ed efficace trasformazione in media company di servizio pubblico può permetterle di recuperare la credibilità in parte compromessa anche tra i giovani, e di affrontare le sfide della intelligenza artificiale e degli algoritmi applicati alla comunicazione, garantendo nel nuovo mercato la presenza di una logica di servizio.
RAI e politica
Perché questo sia possibile è necessario che la RAI spezzi definitivamente i suoi legacci con la politica di parte, e divenga luogo privilegiato di produzione culturale e informativa autonoma, professionale e responsabile verso la comunità nazionale. Una RAI unitaria, non più lottizzata al suo interno, non divisa in Reti e Testate, decisamente riorganizzata e orientata alla qualità del prodotto e del lavoro, affidata a professionisti che nel pieno rispetto delle diversità e liberi da ogni coercizione di appartenenza rispondano alle aspettative dei cittadini e alle necessità di sviluppo del Paese.
La RAI non può essere governata dal Parlamento, al quale spettano compiti di indirizzo, ma non di vigilanza, e che quando deve procedere a nomine diviene il luogo naturale della lottizzazione politica. Per separarla dai partiti è necessario un organismo intermedio, che in regime pubblico ne acquisisca proprietà e controllo. La nomina dei suoi amministratori deve assumere valenza costituzionale: essi devono essere nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio e in concerto con il Consiglio dei ministri. È essenziale che il loro incarico sia individuale e segua regole che garantiscano permanenza in carica lunga, ma con tempi differenziati alla prima tornata di nomine, analisi trasparente dei curricula, accertamento di competenze nei settori della comunicazione, dimostrata attitudine al dialogo e alla promozione della coesione sociale. Queste regole sono necessarie per garantire ai prescelti autonomia e pubblica fiducia, mettendoli al riparo dal mutamento delle maggioranze parlamentari e di governo. Deve anche essere loro garantito un sistema stabile di controllo delle risorse da canone, rapportato attraverso meccanismi chiari e trasparenti al perseguimento degli obbiettivi istituzionali.
Così la RAI, con un management competente ed efficiente e con adeguate risorse, potrà svolgere nella società italiana il ruolo positivo che da essa si attende, diffondendo informazione completa e di qualità, passione per l’intelligenza e l’innovazione, e rafforzamento del senso di cittadinanza, anche al fianco degli altri servizi pubblici europei.
Una mobilitazione diffusa
Rivolgiamo un appello perché questa “cura straordinaria” al sistema della comunicazione trovi l’appoggio più ampio. Essa deve riguardare l’intera comunicazione pubblica, deve coinvolgere le scuole e le università perché si diffonda tra i giovani un uso consapevole dei media, e non può trascurare una decisiva trasformazione del servizio pubblico.
Chi sottoscrive questo appello, singole persone e sigle associative, mentre si impegnano a educare a una buona comunicazione, chiedono al Parlamento e ai partiti politici una generosa rinuncia ai propri interessi immediati, che si traduca in un investimento a medio termine per lo sviluppo culturale, economico e per la coesione sociale del popolo italiano, e in particolare per il rilancio della creatività e della capacità produttiva dei giovani.
Intendiamo, nei prossimi mesi, approfondire con un dibattito pubblico queste linee perché si traducano in un programma legislativo.
Il manifesto è aperto alla sottoscrizione di singoli e di sigle o associazioni sulla piattaforma change.org all’indirizzo http://chng.it/XJjjzv4H7v .
Si può anche sottoscrivere attraverso una mail a manifestonuovarai@gmail.com
Chi siamo
L’iniziativa è promossa da esperti di ADPRAI, Associazione dei Dirigenti Pensionati, e i primi firmatari sono: Stefano Balassone, Fabrizio Giuliani, Sonia Marzetti, Marco Mele, Andrea Melodia, Otello Onorato, Patrizio Rossano e Celestino Spada
Per esprimere e raccogliere, con riferimento alla proposta formulata nel Manifesto, analisi e contributi sui diversi aspetti della crisi dei mass media: dal rapporto con la cultura all’impatto sui diritti primari del cittadino in campo politico e giudiziario, sono previsti diversi incontri pubblici.
Il primo in calendario si svolgerà a Napoli il prossimo venerdì 27 marzo (dalle 15.00 alle 18.00) presso la Fondazione Premio Napoli, Palazzo Reale (accesso da Piazza Trieste e Trento). Parteciperanno: Domenico Ciruzzi, Presidente della Fondazione, Stefano Balassone, tra i promotori del Manifesto, Mauro Calise, Unìversità Federcio II e Cesare Moreno, maestri di strada.