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La questione migratoria e i minori stranieri

Piero Innocenti il . Migranti

migrantiBambiniGrecia-755x491La questione migratoria è tornata ad assumere, in questi ultimi giorni in particolare, aspetti drammatici soprattutto lungo il confine greco-turco dopo la riapertura dei confini verso l’UE disposta dal presidente Erdogan.

Migliaia di profughi, molti siriani ma anche afghani, pakistani e africani, sono sbarcati in alcune isole greche già peraltro sovraffollate, mentre molte altre persone vengono respinte dalle forze militari che il governo greco ha inviato per arginare i flussi.

Scene drammatiche e in alcuni casi violente ( alcuni degli sbarcati picchiati dagli stessi isolani) dove si vedono uomini, donne e bambini respinti con i gas lacrimogeni, dietro barriere di filo spinato o intenti ad attraversare fiumi.

E’ probabile che oltre a questa rotta che si snoda lungo i Balcani per arrivare in qualche Paese europeo, riprendano anche gli sbarchi lungo le coste calabresi che sono quelle che già negli anni passati sono state maggiormente interessate dalle imbarcazioni provenienti dalla Turchia ma anche dalla Grecia e dall’Albania.

Tra i tanti problemi che si potrebbero porre (sperando, nel frattempo, di aver superata l’emergenza collegata all’epidemia del coronavirus) vi è anche quello della assistenza dei minori, spesso non accompagnati, che anche nel nostro Paese sono già oltre quattrocento (nel 2019 erano stati 1.689) sul totale di 2.553 migranti soccorsi/sbarcati nel 2020, alla data del 2 marzo.

Si tratta, sicuramente, di numeri ben lontani di quella schiera di “msna” (la misera sigla con cui sono stati indicati in passato, in alcuni dossier del Viminale, i “minori stranieri non accompagnati”) che, dagli oltre 7mila del 2013, passarono a più di 25mila nel 2016, per scendere a circa 6mila nel 2018.

Resta, comunque, il problema di applicare le norme di legge a giovani privi di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti che possano legalmente assumerne la responsabilità. Giovani, in molti casi, i cui genitori sono morti o scomparsi nelle guerre che stanno devastando alcuni Paesi del Medio Oriente e dell’Africa e che cercano una via d’uscita magari per raggiungere amici o parenti in altre nazioni europee.

In altri casi son le stesse famiglie a spingere il minore a partire sperando che possa trovare un mondo migliore, un lavoro, la possibilità, soprattutto, di sopravvivere. Si tratta, in genere, di giovani dai 12 ai 17 anni e, in alcuni casi, di età inferiore ai 10 anni, di persone, quindi, “vulnerabili” che necessitano di maggiore cura e attenzione e alle quali anche il diritto comunitario (direttive 2003/9/CE e 2008/115/CE) oltre al diritto intero di ciascun Paese, garantisce una protezione supplementare.

Un problema serissimo tanto più che sono molti i minori non accompagnati che ospitati in strutture di accoglienza si rendono, presto, irreperibili con il pericolo, concreto, di finire nella rete di pedofili, nello sfruttamento lavorativo o arruolati in gruppi criminali stranieri dediti allo spaccio di stupefacenti.

Si pensi che dal primo gennaio 2019 al 29 febbraio 2020 i minori denunciati all’autorità giudiziaria per spaccio  sono stati 1.356 (dato non consolidato della DCSA) di cui circa il 30% stranieri.

Su questo tema e, più in generale, sulle problematiche collegate alla commissione di reati per i quali i minori figurano come vittime, come autori o testimoni, è decisamente aumentata l’attenzione e la sensibilità anche delle forze di polizia italiane, grazie anche ad un Vademecum (un manuale tascabile e digitale, aggiornato on line sul sito del Ministero dell’Interno) realizzato in base ad un protocollo d’intesa del gennaio 2014 tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ed il Garante per l’infanzia e l’adolescenza.

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