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A Roma la conferenza internazionale sulla cooperazione antidroga di polizia

Piero Innocenti il . Droga, Mafie

capo-convegnoantidroga550hE’ iniziata la conferenza internazionale organizzata dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche Antidroga (DAP), sul tema della prevenzione e contrasto dei fenomeni e sulle rotte internazionali del narcotraffico, anche per individuare strategie di cooperazione nella lotta ad un fenomeno ormai incontrollabile da decenni.

La “due giorni di lavoro”, aperta dal Capo della Polizia Franco Gabrielli, vedrà la partecipazione dei rappresentanti di vertice dei vari organismi antidroga dei Paesi maggiormente coinvolti nella repressione del narcotraffico, nella produzione delle droghe e negli itinerari di trasporto degli stupefacenti verso i Paesi consumatori.

Non è la prima conferenza né sarà l’ultima con obiettivi che non verranno raggiunti, come è successo con tutte le altre (molte) che si sono tenute da mezzo secolo a questa parte in tanti Paesi. E non certo per colpa dei vari organismi delle forze di polizia che si impegnano in un settore criminale dove si incontrano molteplici interessi politici e istituzionali, come hanno evidenziato in passato le inchieste giudiziarie in alcuni Paesi maggiormente coinvolti nella produzione e nel commercio delle droghe, su tutti la Colombia, il Perù, la Bolivia, il Messico, il Venezuela, il Brasile, l’Afghanistan, l’Albania, la Spagna, la Turchia, solo per citarne alcuni.

All’evento è prevista la partecipazione di delegazioni di 57 Paesi oltre a rappresentanti delle agenzie antidroga americana (DEA), dell’ Interpol, dell’UNODC, dell’EMCCDA (l’Osservatorio europeo sulle droghe che ha sede a Lisbona) e della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

L’occasione è favorevole solo per stringere (in alcuni casi consolidare) rapporti personali che in qualche circostanza possono risultare favorevoli per l’esecuzione di operazioni antidroga (undercover o di consegna controllata, sempre che la legislazione di altri Paesi lo consenta). E faccio queste sintetiche riflessioni anche per esperienza personale diretta acquisita per alcuni anni in questo ambito.

Impensabile, tuttavia, che si possa pensare “attraverso la condivisione di buone prassi e l’analisi aperta e costruttiva delle molteplici difficoltà operative” di arginare un fenomeno criminale così diffuso e così destabilizzante come quello del commercio mondiale degli stupefacenti.

I rapporti di affari tra la mafia calabrese, i narcos colombiani e messicani vanno avanti da decenni e nessuno può realisticamente pensare di riuscire a troncarli. Diverse economie di Paesi subirebbero un contraccolpo devastante. Senza contare che da noi, in ambito UE, il Pil tiene conto della ricchezza proveniente dai proventi (stimati) del narcotraffico (oltre che da quelli derivanti dalla prostituzione dal contrabbando di sigarette).

Peraltro, la genialità dei narcotrafficanti nell’escogitare sistemi di trasporto degli stupefacenti, nuove rotte e sistemi di occultamento è davvero unica. Dagli ovuli riempiti di cocaina e ingeriti dai corrieri, a quelli inseriti, con apposito intervento chirurgico, nei glutei di donne grasse, a quelli nascosti nel corpo di cani di varie taglie pronti per essere imbarcati su aerei, alla cocaina nascosta nell’apparato genitale delle vacche, ai piccioni addestrati per spacciare un po’ di polvere bianca ai detenuti in carcere, a rudimentali fionde installate su pianali di fuoristrada per lanciare, nottetempo, pacchi con la droga al confine con gli USA. Per non parlare delle centinaia di tunnel scavati al confine per il passaggio di droga (e di clandestini), agli indumenti e tappeti impregnati di cocaina da recuperare, successivamente, con appositi processi chimici, alle decine di semisommergibili impegnati a trasportare centinaia di tonnellate di cocaina dalle coste colombiane verso gli USA.

Produzione di cocaina che, da anni, continua ad oscillare su oltre mille tonnellate all’anno e ugualmente quella di eroina proveniente dall’Afghanistan che non accenna affatto a diminuire.

E, per restare in casa nostra, non si vede nessun rallentamento nelle operazioni di importazione di stupefacenti neanche in questo scorcio di 2020.

Con la cocaina che è sempre in cima alla richiesta di mercato come si rileva anche dai continui sequestri di questi ultimi giorni operati dalle nostre forze di polizia e dalle dogane con oltre 400kg all’aeroporto di Fontanarossa (Catania) e 22kg occultati in un container sbarcato nel porto di Genova ( nel 2019, il record dei sequestri di cocaina con oltre 7,6 tonnellate).

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