Aggressione a Maria Grazia Mazzola: riprende il processo a Bari
La mattina del 20 febbraio, presso il Tribunale di Bari, si tiene l’udienza di rinvio a giudizio nei confronti della mafiosa Monica Laera (condannata per 416 bis in Cassazione e moglie del boss Lorenzo Caldarola).
Laera con un pugno il 9 febbraio 2018 aggredì sul suolo pubblico, per strada, l’inviata speciale del TG1 Maria Grazia Mazzola mentre poneva domande durante un’inchiesta sui giovani e le mafie.
Le Associazioni LIBERA contro le mafie, l’ANPI, le associazioni della Federazione delle Chiese Evangeliche, l’Unione Cristiana Evangelica Battista Italiana, SOS IMPRESA, il CNCA, i SALESIANI di Bari, l’Unione Donne in Italia, i Centri Antiviolenza Renata Fonte di Lecce e Giraffa di Bari, l’associazione A.R.T.U.R. di Napoli, IL CONADI, la Comunità Kayros ONLUS, l’Unione Cattolica Stampa Italiana, l’Associazione Stampa Romana, il Sindacato Cronisti Romani sostengono e proteggono con la loro presenza e solidarietà, la giornalista Maria Grazia Mazzola, che fu anche minacciata di morte dalla mafiosa Laera, appartenente al clan Strisciuglio di Bari: ” Se torni qua ti uccido”, le disse”.
Su Monica Laera c’è una richiesta di rinvio a giudizio da parte della Dda di Bari per aggressione fisica con l’aggravante mafiosa, lesioni e minacce di morte. Il Giudice nell’udienza deciderà sul rinvio a giudizio e sull’ammissione di ben 10 Costituzioni di Parte Civile a sostegno di Maria Grazia Mazzola: Libera, la Rai, Ordine Nazionale dei Giornalisti, l’Associazione Stampa romana, l’Unione Donne in Italia, i Centri Antiviolenza Renata Fonte e Giraffa, la città di Bari e l’FNSI.
La Costituzione Italiana tutela, sancisce e garantisce il diritto-dovere dei giornalisti a informare i cittadini, e Maria Grazia Mazzola – esperta di mafie da trent’anni – quel 9 febbraio era intenta in un’inchiesta per il servizio pubblico, su come il clan Strisciuglio arruola i giovanissimi più deboli nei traffici come lo spaccio di droga e le estorsioni. Alcune delle domande poste per strada dalla giornalista riguardavano il figlio della mafiosa, Ivan Caldarola, rampollo in ascesa e oggi in carcere per estorsione e detenzione di armi: un ragazzo già rinviato a giudizio per stupro di una bambina di 12 anni. Una vicenda della quale non scriveva e tutt’oggi nessuno scrive mentre il processo è ancora in corso. Vogliamo lanciare un appello in questa occasione: fuori i giovani dalle mafie! Non vogliamo altri estortori e pusher.
Che si applichi il Programma LIBERI DI SCEGLIERE, sostenuto da Libera e da un protocollo dello Stato con la Magistratura, per dare la possibilità ai figli dei boss di abbandonare i clan o da soli o con le loro madri, ripudiando le mafie. La Puglia, Bari, Lecce, Foggia devono emanciparsi dall’emergenza mafie: vanno sostenuti i giovanissimi più deboli, dando loro sostegno e alternative lavorative. Vanno sostenuti gli imprenditori e i cittadini minacciati, gli operatori religiosi dei Salesiani di Bari già minacciati per essere impegnati sulla legalità con i giovanissimi appunto presso l’Oratorio del Redentore.
L’informazione libera è il presupposto di un Paese democratico con gli occhi aperti. L’opinione pubblica va informata che c’è speranza per tutti: a partire dai giovani reclutati dai clan.
Il 20 febbraio alle 10,30, sit-in a sostegno della giornalista Maria Grazia Mazzola davanti al Tribunale in via Saverio Dioguardi. Alle 12 ci sarà l’udienza e alle 17 presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bari, il dibattito organizzato da Libera Puglia con la Vice Presidente di Libera avvocata Enza Rando, la giornalista Maria Grazia Mazzola, e il professore Torre docente di Diritto Costituzionale, tema: l’informazione libera dalle mafie.
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