La Ministra dell’Interno e la sicurezza quotidiana
Ho sentito parlar bene dell’attuale ministra dell’interno Lamorgese molti anni fa, quando era vice direttore delle Risorse Umane al Ministero dell’Interno e già allora si distingueva per capacità di ascolto e competenza in un ufficio particolarmente delicato.
L’esperienza, poi, acquisita nel corso degli anni con la conoscenza dei complicati meccanismi (e delle magagne) ministeriali, quella fatta in periferia, come Prefetto di Venezia e di Milano, la sensibilità sul tema delle migrazioni e sull’accoglienza, sono state importanti nella sua nomina a Ministra “tecnica” dell’Interno.
Su quest’ultimo tema, poi, la Ministra ha ribadito ancora pochi giorni fa le necessarie e opportune modifiche ai cosiddetti decreti sicurezza (emanati, come noto, dal suo predecessore) nel rispetto anche di alcuni rilievi formulati dal Presidente della Repubblica in sede di promulgazione delle leggi di conversione.
L’auspicio è che questo intervento sia rapido ripristinando anche la protezione umanitaria. Ma l’auspicio di molti cittadini è che una speciale attenzione venga riservata dalla Ministra Lamorgese anche al tema più generale della sicurezza pubblica nelle nostra città, senza dover aspettare, come capita spesso, il verificarsi di fatti di criminalità particolarmente brutali da fronteggiare sollecitando retate, operazioni di polizia di maggiore impatto, accordi interistituzionali per la sicurezza, un maggior coordinamento delle forze di polizia (che già fanno miracoli quotidiani, con le ridotte risorse umane), magari coinvolgendo anche quelle locali (in generale, impreparate e non retribuite per attività non proprie).
Intendiamoci, non siamo certamente ai livelli di drammaticità che vivono alcuni Paesi dove si contano omicidi, rapine, rapimenti e ruberie varie a centinaia ogni giorno (vedi Messico, El Salvador, Nigeria), ma le tante notizie di cronaca riportate quotidianamente dai giornali locali che, in genere non hanno risalto mediatico nazionale ed il particolare, non trascurabile, che molta gente non va più a denunciare i delitti “perché si pensa che sia inutile”, come ha dichiarato di recente lo stesso vice ministro dell’interno Crimi (cfr.Brescia Oggi, pag.6, art. di Giuseppe Spatola), devono richiamare l’attenzione della Ministra dell’Interno per le iniziative più urgenti e necessarie, a cominciare da arruolamenti veri, straordinari, saturando tutte le scuole di polizia e carabinieri.
Anche solo una sbirciata, ogni mattina, alla rassegna stampa locale sul sito della Polizia di Stato (non limitandosi, cioè, alle notizie dei mattinali con le operazioni di rilievo svolte dalle forze di polizia che vanno in visione alla Ministra e al Capo della Polizia), potrebbero servire per avere un quadro reale sullo scenario criminale nazionale. E la situazione non è così entusiasmante.
Così, solo per restare a questi ultimissimi giorni di febbraio, la brutta notizia di un rapinatore che a Colonnella (Teramo) sorpreso mentre stava preparando un colpo, fugge sparando sui carabinieri e quelle, non meno angoscianti, di quattro banditi a volto coperto che a Jesolo (Venezia) fanno irruzione in una casa, all’ora di cena, malmenando e rapinando tre donne; la stessa sorte toccata a due anziani a Udine, rapinati in casa, mentre erano intenti a vedere la televisione, da tre banditi sempre a volto coperto.
Episodi che si susseguono incalzanti in più parti, come a Grosseto, dove una coppia viene derubata in casa durante il sonno, a Livorno, dove una donna di 83 anni viene rapinata e gettata a terra, davanti al portone d’ingresso della sua abitazione, a Modena dove in un pomeriggio si registrano una decina di furti nelle case, a Savona dove tre malviventi rapinano una banca dopo aver legato alcuni clienti e impiegati. Per non parlare di bancomat fatti esplodere nottetempo, in diverse città, con bottini consistenti, rapine in farmacie e gioiellerie.
Nessuno può pensare, sia chiaro, di poter vivere in una comunità senza delitti e delinquenti. Ma negli ultimi anni la situazione è decisamente peggiorata e qualcuno dovrebbe pur rispondere all’interrogativo che poneva la Commissione parlamentare Antimafia che nel febbraio 2018, nella sua relazione conclusiva, approvata all’unanimità, parlava del nostro Paese come quello “tra i Paesi democratici più appetibile per i criminali”.
Forse con più poliziotti e carabinieri in giro per le strade la situazione potrebbe migliorare (e l’augurio è che la ministra Lamorgese ce la metta tutta per questo obiettivo), sempre che si riesca a fare anche quelle riforme del codice penale e di procedura penale in modo che i delinquenti, una volta individuati e giudicati rapidamente, possano stare in carcere senza tutti quegli “sconti” che vengono oggi concessi.
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