Processo per minacce a Borrometi: «Nessun cronista è solo»
Questa mattina, 10 febbraio, Paolo Borrometi ha testimoniato nel processo per le minacce – aggravate dal metodo e dall’appartenenza mafiosa – ricevute dal boss Salvatore Giuliano e dal figlio Gabriele.
Una delegazione della Fnsi, parte civile, e dell’Usigrai, guidata da Vittorio di Trapani, era presente in aula per dire a chi lo minaccia che Borrometi non è solo.
«Come solo non è e non sarà mai nessun cronista intimidito o minacciato. Borrometi – spiegano in una nota congiunta Fnsi e Usigrai – ha fatto il suo dovere civico e civile di denunciare, noi il nostro di stargli affianco in difesa del diritto dei cittadini a essere informati, in difesa dell’articolo 21 della Costituzione».
"Ti rompo il c..o".
Tra poco, a nome di @FnsiSocial e @USIGRai, al Tribunale di #Siracusa al fianco di @paoloborrometi che dovrà testimoniare nel processo per le minacce del boss Salvatore Giuliano e del figlio Gabriele.Per entrambi ipotizzata l'aggravante del metodo mafioso pic.twitter.com/VOcTpHzS6q
— Vittorio di Trapani (@vditrapani) February 10, 2020
Per via delle ripetute minacce ricevute negli anni da diversi esponenti della criminalità organizzata a causa del suo lavoro di inchiesta e di denuncia del malaffare, il giornalista siciliano, che è anche direttore del sito web LaSpia.it, è costretto a vivere sotto scorta armata dal 2014.
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